•Atto II•

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[Ritorno alla vita ]

Con lentezza quasi snervante quel nero assoluto che li aveva circondati mano a nano che proseguivano nel loro percorso sfumava lasciando che qualche tenue colore iniziasse a mostrarsi timidamente ai loro occhi, come un segnale del fatto che stavano varcando il sottile confine che separava vita e morte da tempo immemore.

I due si ritrovarono nella casa silente, spoglia e immobile di Ignifero che, nonostante forse appena tornato alla vita, si mosse con naturalezza, quasi non ci fosse nulla di assurdo in quello che aveva vissuto e che stava ancora vivendo poiché il patto con il demone era tutto meno che soddisfatto.

Il ragazzo guardò la sveglia nera che era appoggiata sul suo comodino, notò come le lancette segnassero le sei e mezza del mattino, osservò il calendario e apprese che era il giorno più odiato da molti, era lunedì e lui doveva andare a scuola.

Andò in bagno e notò i suoi abiti sporchi di sangue, il suo, certamente non poteva andare in alcun luogo conciato in quelle discutibilissime condizioni perciò prese degli abiti nuovi dopo aver esaminato quelli che indossava e si infilò nella doccia.

Gli ci volle davvero poco tempo per strofinare il suo corpo pallido ma perfettamente scolpito e togliersi di dosso il sangue coagulato che gli era rimasto aggrappato alla pelle marmorea e gli ci volle ancora meno perché asciugasse la chioma corvina, liscia come la seta e morbida come la lana.

Quando si ripresentò nella sua camera da letto trovò Mephistophele seduto a gambe incrociate sul letto, indossava abitati comuni, i suoi artigli pericolosi parevano essersi dissolti nel nulla così come parevano sparite le sue grosse corna d'avorio, insomma sembrava un ragazzo come se ne vedevano tanti altri in giro per il piccolo paesino.

«Hai esaminato i vestiti prima di toglierli? » chiese curioso e con il chiaro intento di capire se sarebbe stato facile per la persona che aveva davanti trovare la soluzione all'enigma del suo stesso omicidio «Si » rispose secco l'altro mentre preparava lo zaino ed infilava le scarpe da ginnastica per poi prendere in spalla la cartella.

«E che cosa hai scoperto? » chiese il ragazzo balzando giù dal letto per poi seguirlo fino dalle scale con le braccia dietro al busto «Sono stato ucciso circa un giorno fa, probabilmente quel giorno pioveva e il luogo probabilmente è il fiume che si trova a qualche minuto dalla scuola »rispose chiudendosi alla spalle la porta di casa assicurandosi di aver girato più volte la chiave nella serratura.

«Wow certo che hai buon occhio, in ogni caso andando a scuola potresti incontrare l'assassino o qualcuno che sa come si sono svolti i fatti, solo chi è immischiato con il tuo omicidio sarà sorpreso di vederti e io verrò con te » disse il ragazzo entusiasta, solitamente quella parte era così noiosa, ma con quel piccolo Sherlock all'opera magari quella volta sarebbe stato differente.

Notando il silenzio del ragazzo il demone si sorprese, solitamente gli chiedevano sempre come poteva essere nella loro stessa scuola e nella loro stessa classe dall'oggi al domani, lui dopotutto non era mica iscritto ma l'altro semplicemente tacque.

«Niente domande sulla mia presenza a scuola? »«No, sei un demone piuttosto famoso in tripletta con Lucifero e Satana, se non fossi capace di questo sarebbe deludente » disse senza neppure premurarsi di guardare il ragazzo mentre gli riversava contro quelli che semplicemente erano i suoi pensieri, poi a qualche passo dall'entrata si fermò girando su se stesso.

In quel momento i suoi occhi smeraldo spenti si puntarono in quelli ambra che brillavano di una luce misteriosa dell'altro «Una domanda da porti in realtà la possiedo: come devo chiamarti perché dubito tu conservi il tuo nome originario, dunque? » il demone sorrise, quel ragazzo particolare,privo di paura e probabilmente di qualsiasi altro stimolo,stava cominciando a piacergli.

«Nulla di così inaspettato in realtà, chiamami Mefisto, semplice »«Non è comunque un nome comune... »«Hai ragione John ma sai, io non sono nato in questo continente e mia madre era appassionata di letteratura... »disse con un sorriso cordiale che avrebbe facilmente ispirato fiducia alla persona più sospettosa e restia nel fidarsi di qualcuno, fu subito chiaro all'altro che quello era quello che avrebbe risposto in caso di domande sul suo nome.

Entrarono in classe prima di tutti gli altri, il moro dagli occhi verdi si sedette al banco più malmesso che era possibile vedere, il ripiano in legno era completamente ricoperto da scritte nere che non erano altro che auguri di morte, minacce ed insulti tutti riservati ovviamente al ragazzo

Mefisto le notò ma non disse nulla, aveva notato come la cosa non sembrasse avere alcun effetto sul suo contraente quindi decise di non esprimersi in merito e si limitò a sedere accanto al ragazzo osservando come i suoi occhi scivolassero veloci e leggiadri quasi fossero impegnati in una meravigliosa mentre leggeva un vecchio tomo dalla copertina nero pece e con degli intarsi dorati.

I suoi capelli neri come la notte un po'  lunghi scivolavano gentili lungo i suoi lineamenti marcati mettendo in evidenza la sua mandibola definita, poi le ciocche nere scivolarono anche vicino allo sguardo che aveva lo stesso colore delle foglie verdeggianti in primavera, le sopracciglia appena corrucciate nella lettura e le labbra socchiuse che si muovevano a pena mano a mano che i suoi occhi avanzavano lungo le lettere scure.

Gli occhi ambra di Mefisto riuscirono a scorgere ogni minimo particolare di quel volto come se fosse stata un'opera d'arte dalla quale il suo sguardo era stato catturato ma presto tornò in se e decise di interrompere la lettura del ragazzo dato che la campanella era già suonata e i primi studenti avevano iniziato a far capolino nella stanza.

«Che cosa stai leggendo? »«Oh, un libro che ho trovato a casa, parla di tutto ciò che riguarda ciò che c'è dopo la morte ed è interessante »«Posso? »chiese curioso di sapere le parole riportate su quei fogli ingialliti che odoravano di vecchio, le pagine si dimostrarono fragili tanto che quasi rischiò di romperne una e quando finalmente iniziò a leggere notò che il testo era completamente in latino.

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