•Atto V•

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[La resa del demone]

Ignifero era riuscito a trascinare fuori il suo essere demoniaco ma perché si svegliasse, perché questo mostrasse tutta la sua forza necessitava che il moro avesse abbastanza energia e non di quella che su può ottenere tramite il riposo ma tramite il sangue.

Sapeva che se qualcuno versava il suo sangue di propria volontà questo acquistava persino un effetto maggiore ed era proprio per questo che le streghe e i culti oscuri spesso facevano sacrifici di sangue e cose di quel tipo, usanze che si erano però andate a perdere nei tempi moderni.

Ignifero si tagliò vicino ad una vena, non la prese completamente quindi non sarebbe morto ma almeno avrebbe sanguinano abbastanza perché Mefisto mostrasse la sua vera potenza, non quella debole che aveva distrutto la succube che lo aveva avvelenato.

Mise l'arto lesionato a contato con le labbra di lui ma questo non si mosse, probabilmente non si era neppure accorto dell'odore che stava venendo fuori dal taglio molto profondo e fu subito facile per Ignifero trovare una soluzione al problema.

Riempì la propria bocca di quel liquido rosso, caldo e viscoso lasciando le proprie labbra bagnate di questo poi su sporse in avanti e dichiuse le labbra del demone con le dita prima di appoggiarvi sopra le sue morbide e perfette.

Le labbra di Ignifero spingevano con violenza contro quelle di Mefisto mentre lasciavano gradualmente fuoriuscire il sangue e mentre lentamente il corpo del demone accennava a muoversi, più il bacio si faceva violento più percepiva che quel ragazzo si sarebbe svegliato.

Si staccò privo d'ossigeno notando che il serpente soffriva, probabilmente quel sangue non era bastato quindi decise di fare una volta ancora quel gesto e quante ne sarebbero state necessarie per salvargli la vita.

Riprese il liquido nella propria bocca per poi far scontrare di nuovo le loro labbra, questa volta però, d'istinto, inserì anche la propria lingua in quel bacio dettato dalla necessità di salvargli li vita.

La differenza fra quel bacio e quello precedente fu che lentamente la lingua inzuppata di sangue iniziava a muoversi contro quella grondande di liquido dell'altro, che anche le sue labbra si muovevano fameliche contro quelle di Ignifero.

Presto il serpente svanì dalla gamba del demone che però non si era ancora separato da quelle labbra morbide, da quella lingua guerriera e da quel sapore tanto intenso quanto delizioso, che non voleva farlo.

Mefisto era completamente preso da quel contatto, sentiva il proprio cuore pulsargli veloce nella gabbia toracica quasi avesse desiderato spezzarla, sentiva il proprio stomaco aggrovigliarsi su se stesso in quella magica sensazione chiamata comunemente "farfalle nello stomaco" e con quell'evidenza di sentimenti non poteva fare altro che ammettere la sua sconfitta.

Non aveva mai sentito nulla del genere in quei lunghi secoli che aveva vissuto nell'astio, nell'oscurità della propria anima e nell'ignoranza di quella calda e luminosa luce di cui tanto il genere umano si dilettava a narrare tramite poesie e testi.

Quella era la prima volta che la mente si era appannata, la prima volta che non riusciva a togliersi il pensiero di qualcuno dalla testa, era la prima volta che provava una tale confusione e certamente la prima volta che gli piaceva qualcuno, demone o umano che fosse.

Quando le loro labbra calde e pulsanti si separarono nella disperata ricerca d'ossigeno il demone non osò alzare il volto fingendo di avere dei problemi nella respirazione pur di non scontrarsi con quelle gemme brillanti di un verde bellissimo che era certo si sarebbe accorto di quello che gli passava per la testa e gli accadeva nel cuore.

Ignifero sollevato del fatto che il demone fosse sano e salvo si era alzato e si aveva sospirato portandosi una mano fra i capelli un po' per sciogliere la tensione e un po' per sviare l'attenzione della sua mente da quel bacio appassionato che per altro era stato il suo primo.

«Che mi è successo? » chiese a voce bassa e un po' rauca il demone schiarendosi successivamente la gola sperando in qualche modo di riuscire ad affrontare lo strano imbarazzo che lo aveva assalito non appena si era reso conto della trappola mortale nella quale era stato catturato senza che se ne accorgesse.

«Qualcuno credo che ti abbia mandato un maleficio sacrificando la sua vita, probabilmente era la vendetta della succube » disse l'alto come se nulla fosse frugando distrattamente in uno dei cassetti della scrivania alla ricerca di qualcosa anche se forse non lo stava davvero facendo.

Mefisto tentò di alzarsi ma non poté farlo tranquillamente, appena si mosse l'odore forte e succulento del sangue scarlatto e viscoso dell'altro gli giunse alle narici facendolo rabbrividire e obbligandolo a portarsi una mano davanti alla bocca d'istinto poiché la sua brama di sangue, sopita da secoli ormai, si era manifestata ancora una volta forte come mai l'aveva percepita prima.

Aveva tante volte assaporare il caldo sangue umano sgorgare fuori da ferite più o meno profonde in varie occasioni ma mai e, poteva chiaramente gurarlo senza avere il più piccolo o minimo dubbio che non aveva mai sentito così stuzzicante e mai la sua voglia di affondare le sue zanne nella carne viva di qualcuno era stata tanto forte.

Finalmente Ignifero parve trovare quello che stava tanto intensamente cercando prendendo fra le dita una montatura in metallo fina per poi posizionarla sul ponte del suo naso e voltarsi verso il demone con in mano il vecchio uomo in latino.

Gli occhi smeraldo del ragazzo scorrevano veloci sulle scritte del testo, i capelli scuri leggermente lunghi incorniciavano il suo volto e il suo sguardo ulteriormente messo in risalto dagli occhiali che gli davano un aspetto più intellettuale.

Le sopracciglia corrucciate e le labbra appena increspate a causa della sua profonda concentrazione sulla lettura che stava scorrendo con tanta velocità, aveva un mano dietro alla coscia in modo da potersi appoggiare con più comodità sulla scrivania in legno.

Quella sua concentrazione tanto profonda dettero la possibilità al demone di perdersi nell'osservare il ragazzo che aveva fa pochissimo compreso di amare e mentre provava a calmare se stesso e la sua voglia insana di assaporargli il sangue.

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