Il dono,
il vero dono è così:
annientarsi sino all'ultima favilla.
(L. Degrelle)
Treno Valencia-Madrid, lunedì 9 ottobre 2017, ore 13:00
"Se adverten los señores pasajeros que el trèn regionàl....."
Solo la voce metallica ad alto volume che fuoriusciva dall'interfono per diffondersi in tutto il vagone del treno convinse Louis ad aprire gli occhi e a scostare leggermente il volto dai ricci di Harry. Aveva sonnecchiato abbracciato a lui per circa un'ora, mentre il più piccolo ancora dormiva col volto affondato nell'incavo del suo collo, la guancia a riempire perfettamente il piccolo vuoto che creava la clavicola sul suo corpo. Louis faticò ad abituare gli occhi alla luce forte che filtrava dal finestrino, e sentì lo stomaco brontolare. All'arrivo nella stazione di Madrid mancavano una manciata di minuti, e già pregustava un pranzo fatto di coccole e baci nell'appartamento di Harry, prima che lui dovesse rientrare a lavoro.
Il riccio si mosse leggermente, emettendo uno sbuffo leggero che gli fece alzare e abbassare il petto in maniera più intensa. Louis si sentì cercare dalle dita del riccio e si ritrovò una sua mano agganciata al fianco destro e una abbandonata sul suo petto, quasi chiusa. Prese quest'ultima e vi lasciò sopra dei baci lenti. Nella carrozza praticamente deserta, sentiva solo il proprio cuore battere e chiedere insistentemente di parlare con Harry, solo e soltanto con lui, che poteva percepire quei movimenti folli e incontrollati come piccoli tremori contro il viso.
Lo sguardo di Louis era ancora impigliato ai capelli di Harry, che sfiorava con le ciglia lunghe, quando rilassò il corpo e si lasciò andare ad un sospiro. Guardando una serie infinita di spazi verdi e piccoli centri abitati bagnati da un sole caldo nonostante fosse autunno pieno, Louis realizzò in parte quello che aveva appena vissuto. Erano stati i due giorni più belli della sua vita, di una vita che non avrebbe saputo dire quando avesse cominciato a palpitare in quel modo, ma che avrebbe potuto giurare fosse irrimediabilmente appesa al respiro che usciva, lento e leggero, come un soffio, dalle labbra socchiuse di Harry. Una vita che avrebbe avuto il colore dei suoi occhi quando si sarebbero aperti, lucidi e assonnati, per cercare le sue labbra e ridargli il buongiorno. E che avrebbe voluto sempre, esattamente, avere quel sapore, quello che aveva trovato solamente su Harry, quello che sapeva di vento e di mare, anche prima che lo avesse conosciuto. Capì che la sua vita, da quel momento in poi, avrebbe misurato i contorni della felicità sulla base di quel corpo alto e tonico che gli dormiva addosso, e che qualunque cosa non fosse combaciata con lui sarebbe stata irrimediabilmente inferiore. In quel secondo, qualsiasi cosa diversa dallo stare in ascolto dei respiri di Harry tenendogli una mano e affondando l'altra nei suoi ricci gli sarebbe parsa valere meno di niente.
La vibrazione del suo telefono in tasca lo distrasse, indicandogli l'arrivo di un messaggio. Si riappoggiò delicatamente la mano del più piccolo sul petto per sfilare il cellulare dalla tasca e dare un'occhiata. Il nome "Lì" gli apparve nella tendina d'anteprima sullo schermo. Lesse il messaggio, alzando istintivamente un sopracciglio.
Lì 13:15
Louis, dove sei? Sei da solo?
Louis aggrottò le sopracciglia, riconoscendo che quello non fosse il solito tono del cugino, e capendo che non lo avrebbe mai disturbato mentre era con Harry se non fosse stato urgente. Allontanò leggermente da sé il cellulare, in modo che se il riccio si fosse svegliato non avrebbe potuto leggere immediatamente i messaggi, e rispose.
Louis 13:17
Sono sul treno con Harry, sto tornando a Madrid. Perché?
Lì 13:18
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Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)
FanfictionMadrid, 2017. Louis è uno studente di medicina di Parigi che ha appena sepolto dietro di sè tutti i suoi sogni. Si ritrova in Spagna per fuggire da una vita che non sente più sua, e lì incontra Harry, un ragazzo che invece di seppellirli, i sogni, l...