15. Dancing light

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Conoscerò il rumore dei tuoi passi

che sarà diverso da tutti gli altri.

Gli altri passi mi fanno

nascondere sotto terra.

Il tuo mi farà uscire dalla tana,

come una musica.

(A. de Saint-Exupéry)

Madrid, bar Abonavida, mercoledì 18 ottobre 2017, ore 10:30

"Tìo Harry, que hiciste a tus manos?"*

*Zio Harry, che hai fatto alle mani?

Liza sollevò una della mani grandi di Harry, portandosela all'altezza del viso, mentre sbatteva le palpebre sugli occhioni color ambra, spalancati per la curiosità.

Harry abbozzò un sorrisino divertito e usò la mano alzata per accarezzarle dolcemente il viso e i capelli.

"Nada, princesa, he puesto el esmalte negro. Te gusta?"*

*Niente principessa, ho messo lo smalto nero. Ti piace?

La bambina annuì, scuotendo le due codine che le avevano fatto coi capelli biondo cenere ai lati della testa.

Harry sorrise, mostrandole le sue fossette, e prese un altro sorso di the, guardandola con affetto mentre la piccola si riconcentrava sulla scatolina piena di fili e perline che aveva aperta davanti a sé.

Ogni volta che la nipotina della signora Paloma passava da Madrid e lei voleva passare qualche ore da sola con la figlia, per lui era un piacere dare un'occhiata a Liza. Da quando la conosceva, ricordava sempre di spedirle un bigliettino fin su in Galizia per Natale e per il compleanno, e quando la vedeva le regalava sempre qualcosa, come quel set per fare i braccialetti su cui la piccola si stava affaccendando da una mezz'ora buona.

Harry guardò fuori dalla vetrina e vide avvicinarsi al bar la signora Paloma con la figlia sottobraccio. Fece cenno a Liza di mettere in ordine tutte le perline e la aiutò poi a infilare il cappottino rosa con la pelliccia bianca. La abbracciò, le diede un bacino sulla guancia e le raccomandò di scrivergli presto.

La bambina annuì, tra urletti di felicità, e si precipitò in strada allargando le braccia per stringere contemporaneamente mamma e nonna. Harry si sentì scaldare il cuore per la prima volta da giorni, di fronte a quel quadretto. Si sedette per tornare al suo the, dato che aveva la mattinata libera e avrebbe dato il cambio ad un'amica di Paloma solo alle quattro.

Immediatamente, una volta rimasto solo, cominciò a concentrarsi troppo sui propri pensieri, sui passanti che scorrevano lungo la strada davanti al bar, sul vuoto che sentiva in petto e sul sangue che gli pulsava nelle tempie per la carenza di sonno.

Nelle ultime settantadue ore, ne aveva passate dormendo forse quattro o cinque in tutto. E ogni istante che lo separava alla notte successiva era più insopportabile del precedente.

Posò di nuovo le labbra sulla tazza di the e le trovò così screpolate da scostarsi bruscamente dal bordo in porcellana per il bruciore. Non faceva che mordersele mentre pensava, mentre si annodava i fili dell'anima su un nome soltanto.

Lou.

Si era ritrovato a guardare tutti i voli che erano partiti da Madrid verso Parigi, chiedendosi quale di quelli gli avesse portato via il fiato, ma ad un certo punto aveva dovuto chiudere tutto per il senso di nausea. Mangiava pochissimo, beveva solo the e caffè, e vomitare un'altra volta avrebbe potuto avere effetti devastanti sulla sua salute già precaria.

Si strinse nella felpa, sentendosi sempre più piccolo, inerme, ridicolo, affondando fin quasi al naso in quel tessuto rosa pallido. Più si sentiva triste, più vestiva di colori pastello e sgargianti, come se quelle sfumature fossero un amuleto capace di difenderlo, di assorbire un po' di paura.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora