20. Lost boy

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Il modo tuo d'amare

è lasciare che io ti ami.

Il si con cui ti abbandoni

è il silenzio. I tuoi baci

sono offrirmi le labbra

perché io le baci.

Mai parole o abbracci

mi diranno che esistevi

e mi hai amato: mai.

Me lo dicono fogli bianchi,

mappe, telefoni, presagi,

tu, no.

E sto abbracciato a te

senza chiederti nulla, per timore

che non sia vero

che tu vivi e mi ami.

E sto abbracciato a te

senza guardare e senza toccarti.

Non debba mai scoprire

con domande, con carezze,

quella solitudine immensa

d'amarti solo io.

(P. Salinas)

Madrid, pub "Cabra Negra", lunedì 6 novembre 2017, ore 22

"Forza, muoviti! Andiamo, andiamo, andiamo! Siamo già in ritardo!"

Louis lo afferrò dai fianchi e, ridendo vicino al suo orecchio, lo spinse verso la porta nera del locale, completamente euforico e su di giri, conducendolo nel pieno della mischia.

Quel posto zeppo di gente, luci al neon che rimbalzavano su pareti nere opache o lucide, bicchieri di superalcolici e divanetti per appartarsi era quanto di meno probabile si sarebbe aspettato quella sera, ma quando Louis aveva insistito tanto per vedere quella serata di cui gli avevano parlato i suoi colleghi, dopo un pomeriggio passato con lui in ospedale al capezzale della madre che, in lenta ripresa, li aveva osservati sorridendo da oltre un vetro, non se l'era sentita di dirgli di no. Non era il suo genere di divertimento e neppure quello che avrebbe voluto fare in quell'istante, dove l'unica richiesta del suo corpo era una doccia calda e la sensazione delle braccia di Louis attorno, ma capiva anche il bisogno di evasione del più grande, di staccare la mente e lasciare che un po' di adrenalina la sconvolgesse.

Poteva immaginare che fosse bello, per Louis, viverlo in maniera spensierata tra la musica a tutto volume, le luci che inframezzavano il buio più totale e l'alcool che aggiungeva un tocco di ebbrezza, e in qualche modo pregustava il momento in cui si sarebbero rincorsi fino a casa, fermandosi solo per vedere l'alba e per baciarsi e accarezzarsi, ebbri e felici, ridendo a crepapelle e impazienti di fare l'amore.

Riusciva ad amare anche quel volto notturno della vita, che aveva sempre disprezzato perché gli ricordava le bravate e i vizi di Javier, solo perché con Louis diventava un distillato di emozione. Voltarsi e vederlo sovraeccitato, su di giri e assolutamente incapace di star fermo, intercettare il suo blu in dei piccoli lampi di luce anche tra miriadi di visi colorati dai neon, capire che quel sorriso fosse più assordante di qualsiasi traccia pompassero le casse, tutto lo portava ad esplorare la notte, a viverla, a lasciar cadere il dolore e le tensioni alle spalle, dove nessuno ci avrebbe più pensato.

Louis si guardò attorno, volgendo per un istante le spalle ad Harry. Solo in quel momento poteva lasciar trasparire la paura dalla sua espressione, la tensione da animale in fuga e braccato. Stava cercando l'occasione giusta, quella che si sarebbe rivelata la peggiore della sua vita, quella che aveva architettato allo specchio nel bagno dell'ospedale, dopo essersi svuotato di nuovo lo stomaco dentro un water asettico per il nervosismo. Il suo petto che tritava sentimenti per poi espellerli come acido e sangue. La stessa idea che doveva convincere il ragazzo che amava che tra loro non potesse che finire, che lo tenesse lontano da lui abbastanza tempo per permettergli di fuggire. Si strofinò la gamba per sentire i fogli dei suoi disegni piegati dentro la tasca del jeans. Non avrebbe potuto portarsi via altro oltre ciò che teneva già addosso di Harry ogni giorno. Quel nome a fuoco sul bianco che lo avrebbe tormentato probabilmente per tutta la vita, ogni volta che avrebbe avuto la forza di sollevare la mano per fare qualcosa, per fingere di riuscire a conviverci. Muovendosi goffamente, come se cercasse di farsi spazio e ballare nella calca, puntò il barman.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora