13. Love will tear us apart

12K 326 1.5K
                                    

Avviso: Dati i recenti avvenimenti di cui penso tantissimi di voi saranno a conoscenza, ho posticipato la pubblicazione di questo capitolo di una settimana, perchè davvero non era il momento di pensare ad altro di diverso dallo stringerci attorno alla famiglia di Louis. E per quanto il dolore sia ancora fermo lì, spero che questo capitolo e quelli che seguiranno potranno riportarvi un minimo di sorriso, distrarvi, fornirvi un luogo sicuro come fanno con me.

Buona lettura, e grazie per la pazienza. Vi voglio bene.

------------------------------------------------------------------------------

L'unica ossessione che vogliono tutti: l'amore.

Cosa crede, la gente, che basti

innamorarsi per sentirsi completi?

La platonica unione delle anime?

Io la penso diversamente.

Io credo che tu sia completo prima di cominciare.

E l'amore ti spezza.

Tu sei intero, e poi ti apri in due.

(P. Roth)

Madrid, Hospital Universitario Quironsalud, venerdì 13 ottobre 2017, ore 12

Fumo. Era di questo che aveva bisogno. Decisamente, minimo due o tre sigarette.

Louis aprì la porta secondaria che dava su un terrazzino a uno dei piani superiori della struttura ospedaliera, e si cercò nel camice l'accendino e le sigarette.

Quella pausa era arrivata in maniera provvidenziale, in modo da salvarlo da quella tensione spaccaossa che lo stava mangiando vivo.

Strinse le labbra attorno al filtro e si poggiò coi gomiti al parapetto, guardando muoversi la città sotto ai suoi occhi.

In testa un vortice di dolorosi chiodi fissi che il vento di quella giornata non smuoveva di un millimetro. La voce assonnata di Harry mentre gli prendeva delicatamente il polso tra le dita bollenti, chiedendogli dove stesse andando. Il sapore delle sue labbra di prima mattina, quando ancora non aveva gli occhi ben aperti, nel momento in cui gli aveva detto che doveva andare in ospedale per l'università e vi aveva lasciato sopra un bacio, promettendo che sarebbe tornato non appena avesse finito. I contorni di quella stanza quando Harry li aveva spalancati davvero gli occhi, bisbigliando un "Okay, niño, buona giornata." Perché quel semplice gesto ogni giorno cambiava i connotati della sua vita. Il sorriso che gli era nato spontaneo, nel bagno dell'ospedale, quando si era lavato le mani e aveva visto uno dei segni viola che il riccio gli aveva lasciato alla base del collo riflesso nello specchio, mentre faceva capolino dal colletto della camicia. Il ricordo di Harry che, dopo aver scartato il suo regalo la sera prima, gli aveva fatto scivolare le mani sui fianchi per attirare il suo corpo contro il proprio, bisbigliandogli che sognava dal primo momento in cui lo aveva visto entrare in libreria di strappargli di dosso un completo elegante come quello. Il brivido lungo la schiena, capace di sciogliergli le gambe, quando lo aveva fatto davvero, mettendo in secondo piano qualsiasi cosa in quella notte non consistesse nel dedicarsi al suo corpo. La scia del suo tocco e i segni che ancora si portava scritti addosso, come dei promemoria per ricordagli perché fosse vivo, a chi appartenesse, da chi volesse tornare e per chi valesse la pena lottare. Il tremore alle mani che, per le prime ore di quella mattina, non si era placato in nessun modo, mentre il primario spiegava come procedere. La concentrazione a fargli sentire ogni nervo del corpo teso, gli occhi ad arrossarsi quando neppure batteva le palpebre mentre eseguiva le varie procedure. Il tocco forte e deciso della mano del responsabile della sala operatoria sulla sua spalla quando, finiti i propri compiti, era uscito dalla stanza per prendere fiato. Le sue parole rassicuranti, nel dire che non si aspettava un lavoro tanto accurato e attento da un semplice studente universitario. Il suo occhiolino incoraggiante quando era tornato dagli altri. Il respiro di sollievo che gli aveva risollevato il petto. Aveva lavorato altre due ore dopo quel momento, e non gli erano pesate affatto. Era qualcosa di meccanico. Gli ordinavano ogni cosa necessaria da fare, e lui obbediva. Spiegavano la patologia, e lui disponeva gli accertamenti, e si mordeva le labbra in attesa che tutti i medici chinassero le loro teste in un cenno di assenso. Stava utilizzando qualsiasi nozione a sua disposizione nella memoria solo per un motivo. Solo e soltanto per quello. Il motivo per cui avevano smesso di tremargli gli arti e l'odore del disinfettante non gli dava più così fastidio.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora