Tu vivi sempre nei tuoi atti.
Con la punta delle dita
sfiori il mondo, gli strappi
aurore, trionfi, colori,
allegrie: è la tua musica.
La vita è ciò che tu suoni.
Dai tuoi occhi solamente
emana la luce
che guida i tuoi passi. Cammini
fra ciò che vedi. Soltanto.
E se un dubbio ti fa cenno
a diecimila chilometri,
abbandoni tutto, ti lanci
su prore, su ali,
sei subito lì; con i baci,
coi denti lo laceri:
non è più dubbio.
Tu mai puoi dubitare.
Perché tu hai capovolto
i misteri. E i tuoi enigmi,
ciò che mai potrai capire,
sono le cose più chiare:
la sabbia dove ti stendi,
il battito del tuo orologio
e il tenero corpo rosato
che nel tuo specchio ritrovi
ogni giorno al risveglio,
ed è il tuo. I prodigi
che sono già decifrati.
E mai ti sei sbagliata,
solo una volta, una notte
che t'invaghisti di un'ombra
-l'unica che ti è piaciuta-
Un'ombra pareva.
E volesti abbracciarla.
Ed ero io.
(P. Salinas)
Madrid, Calle de las Navas de Tolosa 8, giovedì 21 dicembre 2017, ore 18
"Hai preso tutto nel cofano?"
"Si, Estella, si! Hai cucinato per un reggimento cazzo, Hazza....a malapena mangia secondo me."
"Per questo l'ho fatto! Lo conosci, odierebbe farmi capire di aver sprecato il mio tempo e buttare tutto. Puntando sul suo senso di colpa, mangerà."
"Estella, sai che non ci aprirà nemmeno oggi, vero?"
"Vorrà dire che tenterò anche domani, e il giorno dopo ancora, anche fino al 2030 se servirà. Prima o poi aprirà. Ci vuole bene, non durerà a lungo."
"E' troppo a pezzi per sentire qualsiasi cosa, credo...."
"Proviamo. Lo scopriremo, non pensi?"
Estella sollevò la mano chiusa a pugno e bussò energicamente sulla porta di legno, accostando subito dopo un orecchio alla superficie. Niall sospirò. Il nulla più assoluto che già si aspettava. L'ignorare completamente le loro cure e attenzioni solo perché gli sarebbe risultato persino disgustoso e insopportabile riceverle. Non voleva essere visto. Non in quello stato. Non quando ogni fibra del suo corpo chiedeva due mani che lo avevano spinto via, di cui diceva non gli importasse più ma che con ogni sguardo lucido continuava a chiedere, senza che la dignità e l'amor proprio potessero fermarlo. Aveva smesso di dare ordini e ricevere sensazioni dal proprio corpo dopo l'aggressione di Javier, e rifiutava la possibilità di provarne di nuove. Niall aveva tentato anche solo di dargli una pacca sulla spalla, di abbracciarlo, ma niente. Schivava ogni contatto urlando e rivolgendo occhiate velenose come morsi di serpi. Si era rintanato, come un animale feroce ferito, in un buio fatto di oblio di qualsiasi luce. Aveva smesso di parlare, di mangiare, di disegnare, di uscire, qualsiasi attività lo tenesse vivo, cercasse di dargli un imput e di lasciarsi modellare da lui. Aveva scelto di non sentire e di rannicchiarsi nei vestiti di Louis che scambiava coi suoi, piangendo su quel divano blu che lasciava di rado. Dopo due giorni, aveva estromesso anche il suo amico, invadente col suo troppo amore e le sue domande e le sue frasi pungenti per spronarlo. Non gli apriva. Faceva a malapena sentire i suoi passi o la sua voce rauca che gemeva di andar via da oltre la porta, per rassicurarlo che fosse ancora lì.
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Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)
FanfictionMadrid, 2017. Louis è uno studente di medicina di Parigi che ha appena sepolto dietro di sè tutti i suoi sogni. Si ritrova in Spagna per fuggire da una vita che non sente più sua, e lì incontra Harry, un ragazzo che invece di seppellirli, i sogni, l...