E tu,
adesso che mi hai visto
come sono veramente,
riesci ancora a guardarmi?
(G. Orwell)
Madrid, sala da colazione dell'Hotel Villa Magna, venerdì 29 settembre 2017, ore 9
"Succedono cose strane in questo albergo!"
La voce di Nick fu come un trapano che affondava dietro la nuca per Louis, mentre tentava di isolarsi dal vocio dei suoi colleghi seduti come lui al tavolo della colazione.
"Che vuoi dire, Grimmy?"
Mai una volta che Oliver non desse corda a Nick, nonostante avesse si e no un'ora di sonno in corpo. Sempre così ansiosi di condividere informazioni e dettagli di una futilità che mai come quella mattina Louis trovava nauseabonda.
Alzò lo sguardo dalla sua tazza di the scuro e bollente e vide Nick allargare la sedia di fronte a lui e sedersi, gli occhi verdi maliziosi a sfidarlo, come se lo avessero colto sul fatto, come se gli stessero anticipando che i giochi erano finiti e che lui aveva la vittoria in pugno, e che non avrebbe risparmiato il suo avversario.
"Voglio dire che davanti alla camera di Tomlinson si sono visti strani movimenti, stanotte. Chi era quel riccio, Louis?"
"Quel? Che significa, Tommo? Non ti abbiamo lasciato nemmeno una ragazza e allora sei passato ai ragazzi?" Oliver rise di gusto, sputacchiando frammenti dei cereali che stava rimescolando col cucchiaio qua e là attorno a sè.
Mantieni la calma, Louis. Sostieni lo sguardo di Nick. Puoi farcela. Tu dormivi. Non vi ha visti assieme. Non può avervi visto assieme. Se sei fortunato, non lo ha visto neppure uscire precisamente da camera tua. Fingi di non saperne nulla. Tu non ne sai nulla.
Louis sentì lo sguardo del cugino, che aveva tentato di evitare per minuti interi facendo finta di essersi persino dimenticato di salutarlo quando era sceso a colazione, puntato su un lato del volto come se stesse tentando di strattonargli via i pensieri direttamente dal cervello.
Liam non è stupido. Avrà capito che il riccio è Harry. Avrà capito che non mi ha più visto perché l'ho portato qui. Non parlerà. Non deve parlare. Non sarà così stronzo da parlare. Per una cosa del genere Nick, per quanto innocente, potrebbe creare una voce che arriverebbe a Parigi in meno di una mattinata. Non deve accadere.
Louis poggiò le labbra sulla tazza con una lentezza e una calma controllate e assolutamente ostentate. Piantò negli occhi di Nick lo sguardo più freddo e distaccato che riuscì ad assemblare e disse in tono piatto: "Nick, sono andato a dormire prestissimo ieri. Non stavo bene, ho dormito per ore. Non ho la più pallida idea di cosa possa essere successo fuori da camera mia. Era qualcosa di così straordinario?"
Nick ridusse le labbra a un broncio leggermente deluso all'idea che l'argomento succulento che aveva preparato per colazione si stesse sgonfiando così in fretta.
"No, ma sai, stavo tornando in camera mia dopo aver passato la notte con Alina" i fischi di Oliver e della sua cricca di amici interruppero il resoconto, costringendo Nick a calmarli con un gesto della mano e un occhiolino, promettendo con la sua espressione sorniona che sarebbe arrivato anche a quei dettagli della serata.
"Salendo le scale, ho visto un tipo riccio, di spalle, che parlava concitato al telefono. Era inglese, ma usava un accento strano, spagnolo forse. Era parecchio incazzato e andava a testa bassa avanti e indietro davanti alla tua porta. Ho origliato, lo ammetto, nascondendomi a fine pianerottolo...."
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Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)
FanfictionMadrid, 2017. Louis è uno studente di medicina di Parigi che ha appena sepolto dietro di sè tutti i suoi sogni. Si ritrova in Spagna per fuggire da una vita che non sente più sua, e lì incontra Harry, un ragazzo che invece di seppellirli, i sogni, l...