27

3.1K 231 13
                                    


<< Ti piace il rosa>>

Lo guardai mentre allargavo le tende per far entrare un po' di luce. Ryu amava profondamente la penombra.

<< Si. E' il mio colore preferito, perché?>>

<< Indossi sempre qualcosa di rosa tra i capelli >>

Involontariamente mi toccai il cerchietto con il fiocchetto rosa che indossavo quel giorno << il tuo invece?>> chiesi.

<<Azzurro>> rispose fissando intensamente i miei occhi.

<< E'...un bel colore da scegliere come preferito>>

Inarcò un sopracciglio come solo lui sapeva fare e ridacchiò leggermente << da scegliere come preferito? Mi stai prendendo in giro?>>

<< Cosa? No!>> abbassai lo sguardo, poi lo rialzai per incontrare il suo che continuava a beffarsi di me.

<< D'accordo, l'azzurro non mi piace. E' l'opposto del rosa. Il rosa è più elegante, inoltre lo sapevi che è il simbolo della speranza, e incute ottimismo verso il futuro? Credo di averlo letto su qualche vocabolario>>

<< Vocabolario?>>

<< Si, amo cercare parole sul vocabolario quando non ho nulla da fare>>

<< Sei davvero strana e parli tanto>> sorrise, poi aggiunse << vieni qui >> e così feci, mi avvicinai e quando fui abbastanza vicina al bordo del letto, mi attirò a se afferrandomi da un braccio, i nostri visi erano talmente vicini che mi sarei potuta tuffare dentro i suoi occhi.

<< Come può non piacerti l'azzurro, e come dire che non ti piacciono i tuoi occhi >>

<< Ryu >> mormorai, mentre qualcosa dentro il mio stomaco stava saltando all'impazzata. C'era qualcosa di diverso nella sua voce, era limpida e stranamente attraente.

<< Inizio a credere che sia l'azzurro il simbolo della speranza >> e mentre diceva queste parole, la sua mano liberò il mio braccio, e raggiunse la mia guancia accarezzandola dolcemente. Aveva una mano talmente grande, ed era calda. I brividi di quella carezza si ripercossero per tutto il mio corpo in modo inaspettato. Quel momento fu interrotto da dei colpetti che provenivano da dietro la porta della stanza.
<< Avanti>> risposi, schiarendomi la voce, che sembrava ancora attonita dalla situazione.

Ultimamente Ryu sorrideva e l'idea che ne fossi l'artefice mi rendeva felice. Era una bella sensazione. Ma quella mattina dopo che bussarono alla porta, il Ryu manichino e asettico fece ritorno. Vidi entrare una ragazza dai lunghi capelli biondi, con indosso un pantaloncino turchese e una t-shirt striminzita, accompagnata da due ragazzi, uno con un paio di occhiali da vista, e l'altro con un piercing sul sopracciglio destro.

<< Ciao, siete amici di Ryu?>> chiesi notando il loro imbarazzo. Erano rimasti sospesi all'ingresso della stanza.

<< Si, noi...be...abbiamo parlato con sua madre, ci ha detto che potevamo passare a trovarlo>> rispose la bionda.

<< Avete fatto bene, vi lascio un po' da soli allora >> sorrisi, ma prima ancora di poter fare un passo indietro, la mia mano fu bloccata.

I suoi occhi dicevano "non andartene ", rimasi interdetta per un momento, poi alzai lo sguardo verso gli amici di Ryu che mi guardavano confusi. Non mi mossi, decisi di restare, in fin dei conti non potevo andarmene e lasciarlo solo. Lui aveva bisogno di me, e io volevo esserci.

La ragazza diede una gomitata al ragazzo con il piercing che subito iniziò a improvvisare una conversazione <<Ti...ti abbiamo portato una cosa >> disse estraendo dalla tasca del jeans una fionda con un elastico rosso e vecchio.

<< Pensavamo che ti avrebbe fatto piacere avere qualcosa che racchiudeva tutti i nostri ricordi>>

Ryu si limitò ad alzare lo sguardo, le labbra chiuse in una linea dura, mascella contratta e la presa sulla mia mano aumentava notevolmente.

Poi la ragazza si avvicinò lentamente, le prese l'altra mano intrecciandola nella sua << Ryu...noi...ci dispiace se in questi ultimi mesi non ti siamo stati vicini . E solo che avevo paura. Non riuscivo a sopportare di vederti soffrire, perciò...ho fatto la cosa peggiore che potessi fare...allontanarmi>> le lacrime sgorgarono dai suoi occhi e il ragazzo con gli occhiali da vista gli poggiò le mani sulle spalle e la tirò indietro per confortarla. Ryu nel frattempo non si era mosso di una virgola, mentre dentro di me stava bramando rovente il fuoco. Ero furiosa. E non riuscivo a capacitarmi del fatto che lo avessero abbandonato nel momento peggiore della sua vita.

<< Inoltre sembrava che non ci volessi, avevo sempre la sensazione di infastidirti e non sapevo come comportarmi>>

Gli occhi di Ryu si spostarono su di lei e stranamente aprì bocca << non importa, grazie per essere venuti >> questa fu la sua risposta, che spiazzò non solo me, ma anche loro.

La conversazione proseguì tranquilla, Ryu sembrava rilassato, e sorrideva ad ogni loro battuta, era come assistere a una scena di un film, ed io ero lo spettatore e sapevo benissimo i sentimenti di Ryu, stava spudoratamente fingendo, ma la domanda era, per quale motivo?

Solo dopo che se ne furono andati, lasciò la mia mano, che rimase per tutto il tempo precedente ancorata alla sua, anche se non mi dispiaceva affatto.

<<Perché? >> chiesi quando restammo soli.

<< Perché cosa? >>

<< Comportarti in quel modo. Come se tutto fosse okay, quando non lo è affatto. Sei deluso, e si capisce benissimo quanto tu sia ferito. Per quale motivo hai fatto finta di nulla ? >>

<< Perché non ne valeva la pena >> rispose semplicemente, e curvando leggermente l'angolo della bocca verso l'alto.

<< Perché dici così Ryu?>>

<< Il mio tempo sta scadendo, non vale la pena logorarsi per loro. Sono venuti a trovarmi, mi basta. Il resto non importa, ormai è passato >>

Il tempo sta scadendo? Una fitta improvvisa mi trafisse lo stomaco, mi sentivo impietrita da quelle parole, stavo prendendo atto solo in quel momento che il tempo insieme a lui non sarebbe stato infinito, c'era un termine. Per un momento avevo dimenticato chi eravamo. Un paziente, e una ragazza alla ricerca di se stessa.

<< Ehi>> disse, senza accorgermene stavo trattenendo le lacrime.

<< Passo da Fred adesso>> sorrisi.

<< Torni dopo ?>> chiese, sembrava quasi una supplica

<< Ci vediamo domani, non voglio fare tardi>> e lo salutai.

Avevo bisogno di stare da sola, di un momento tutto mio per riflettere, e metabolizzare la situazione. L'unica persona di cui avevo realmente bisogno in quel momento era Miles.

QUAL È LA TUA PAROLA PREFERITA?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora