35 - Ryu

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Ogni volta che fa la sua entrata, è come se facesse il suo ingresso un uragano. Non lo so, però se dovessi immaginarla, il vento sarebbe appropriato a lei. Ti intrappola, trasporta e scompiglia la vita. Indossa spesso quel cerchietto rosa con il fiocco. E ogni volta la sua presenza per quanto la ami, è anche una tortura. Si, be sapete quando sei innamorato di qualcuno e non puoi dirglielo perché stai morendo, è un po' un casino. Morire è un gran bel casino.

Ricordo la prima volta che la vidi. Secondo anno del liceo, stava seduta sui gradini della scuola, era pomeriggio, avevo appena concluso gli allenamenti di football, che poi quello sport l'ho odiato, infatti non continuai l'anno dopo. Comunque, era li, i capelli castani lunghi sulla schiena, che guardava davanti a se, mentre io la fissavo da dietro di nascosto. Poi improvvisamente iniziò a piovere. Ma non scappò dentro a ripararsi, si alzò in piedi, aprì le braccia, lasciò cadere la testa all'indietro e rise, tanto e forte. Fu la cosa più strana e più bella che avessi mai visto. Quello fu il mio primo incontro con lei. Da allora, non ho mai smesso di cercarla con gli occhi. E ora che finalmente si era accorta di me, non potevo più cercarla con gli occhi. Sono stato un stupido, a causa della mia timidezza, ho lasciato perdere, preferendo di restare a guardarla da lontano. Inoltre c'è una cosa che vorrei dirgli, ma non ne ho il coraggio.

<< Ryu!>> urla correndo verso di me, che sono come sempre sdraiato sul letto.

<< Ciao anche a te >> sorrido. É sempre così dannatamente allegra.

<< Ehm...si giusto, ciao. Ascolta d'accordo. Ci sto >> lo dice fissandomi negli occhi con un espressione seria.

<< Ci stai per cosa?>>

<< Per scappare per qualche giorno. Si lo so, che ti avevo detto che era una follia. Ma proprio perché lo è, dovremmo farla, altrimenti non si chiamerebbe così>>

<< Sei impazzita sul serio>> ridacchio, ma che diavolo sta blaterando, io non ero davvero serio quella volta. Cioè, lo dissi convinto, forse lo pensai addirittura possibile per un millesimo di secondo, ma fu solo per un attimo. E ora mi diceva che le andava bene << non possiamo scappare...è da pazzi>> le dico.

<< Voglio giocarmela fino alla mia fine con te, era questo il patto. Mantieni la promessa>> risponde guardandomi seria, senza distogliere lo sguardo.

Diamine, non smette di stupirmi, è davvero Il "Forse più bello che abbia mai incontrato".

<< Dove andiamo?>> chiedo.

<< Ovunque >>

<< Sembra avventato >>

<< E' proprio quello che deve sembrare >> sorride furbamente.

<< D'accordo >>

<< Stasera. Tieniti pronto per questa sera, verrò a prenderti e ti porterò via di qui >>

Non posso fare a meno di accarezzarle il viso, lei stringe gli occhi sorridendo.

<< Perché hai deciso di farlo? Cosa ti ha fatto cambiare idea?>> chiedo

Lei si ritrae allontanandosi e dopo aver fatto il giro del letto, si posiziona davanti la finestra, che sfiora con il palmo e dice:

<< Perché è così che farebbe Harley >> e sorride tra se e se. Non capisco cosa vuole dire, in quel momento è come se si fosse assentata e non stesse parlando con me.

<< Be, se è cosi che farebbe Harley, allora credo che vada più che bene>> le dico.

Lei si volta e sorride. Amo quel sorriso dannazione, e presto non lo rivedrò più. Odio la mia malattia, e odio me, per essermi malato. Mi odio con tutto me stesso. Il cancro fa schifo.

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