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Ero nuovamente in quella dannata stanza. La mamma era andata a recuperare le proprie energie con un caffè scadente del distributore in fondo al corridoio insieme a Mrs Splitz. Miles non si era spostato di un millimetro, stessa posizione ma con il viso leggermente più bianco. Gli accarezzai il ciuffo castano e gli baciai la fronte. Speravo potesse sentire la mia presenza.

<< Ciao. Mi manchi >> abbassai gli occhi su quel corpo estremamente sofferente.
<< Quando ti svegli dovrò spezzarti le gambe, l'ho scoperto che ti sei fatto la professoressa Jhons >> un sorriso mi sfuggì << insomma, ma tra tutte proprie lei >> sospirai << voi maschi siete tutti uguali, un culo sodo e due tette stratosferiche e i vostri ormoni impazziscono >> continuai a sorridere mentre parlavo ma contemporaneamente le lacrime scesero, non potendo fare a meno di trattenerle. Quando arrivò la mamma mi diede il cambio, purtroppo non potevamo stare più di una persona per volta.

<< Papà? >> chiesi mentre varcavo la porta della stanza.

Mi guardò accigliata << Aveva un incontro "importante" di lavoro, quell'uomo non fa altro che mettere tutto in secondo piano, per lui esiste solo la sua stupida azienda>> rivolse un'occhiata a Miles, si rigirò la catenina al collo e poi aggiunse << dovrebbe arrivare dopo >>

Non dissi niente, semplicemente annuii e raggiunsi il corridoio che separava dalla terapia intensiva.

Vidi Megan venirmi incontro con le lacrime agli occhi << Harley, mi dispiace così tanto >> e mi abbracciò. L'avevo avvertita prima di raggiungere l'ospedale.

<< Grazie >> era tutto quello che riuscii a mormorare contro i suoi capelli ricci.

Si scostò di poco e unì le nostre fronti << sono qui per te, non sei sola >> annuii con gli occhi straripanti di lacrime e probabilmente rossi come due pomodori. Non avevo mai pianto tanto in vita mia, probabilmente continuando così le avrei esaurite tutte, forse non ne sarebbero avanzata ne per il mio matrimonio ne per la nascita del mio primo figlio.

<< La situazione è stabile per ora, ma...non ha mostrato nessun miglioramento >> dissi stringendomi con le spalle. Meg mi strinse le mani, poi restammo sedute in quella fila di sedie azzurre e scomode talmente tanto da ridurti il sedere in una sottiletta. Meg se ne andò qualche minuto dopo l'arrivo di mio padre. Ormai era abbastanza tardi, il cielo era buio.

<< Harley>> mi sentii chiamare.

<< Papà?>>

<< La mamma è dentro? Non risponde al cellulare >>

<< Si, è dentro.>> fece per dirigersi verso il reparto con la sua 24 h in pelle nera.

<<Papà >> lo richiamai.

<< Si?>>

<< Potresti semplicemente fare il marito in questo momento? La mamma ha bisogno di te>> fece una faccia sorpresa, mi guardò intensamente, aprì la bocca come se volesse dire qualcosa ma poi la richiuse.

<<Anche Miles ha bisogno di te >>aggiunsi.

<< Lo so>> rispose, poi aprì il portellone della terapia intensiva.

Quando rientrammo a casa, la prima cosa che feci fu quella di rinchiudermi nella camera di Miles, mi distesi a terra e osservai il soffitto azzurro. Lo amavo, mi confortava nei momenti tristi. Mio fratello ci aveva appiccicato degli adesivi a forma
di stelle che al buio diventano fluorescenti. Era il suo planetario personale, così lo chiamava. Mi domandavo cosa nascondesse. Andare via di casa senza preavviso, aveva deciso di abbondare tutto per qualcosa di importante. Ma cosa? E dove era stato per tutto quel tempo ? Volevo ancora scoprirlo, dovevo saperlo. Era una sfida e vincerla era la mia prerogativa, non potevo tirarmi indietro, non contro Miles, era una questione di principio.

Ricordo che quella fu una notte calda, perciò dopo essermi contorta di tristezza uscii in giardino a prendere una boccata d'aria. Le stelle del cielo non erano di certo belle quanto quelle del planetario personale di mio fratello, ma mi accontentai, mi distesi sull'erba fresca e abbassai le palpebre. I rumori notturni mi trascinarono con loro.
<< Ehi ragazzina, allora è un vizio>>

<< Sto cercando di riposare, non rompere >> risposi continuando a tenere gli occhi chiusi.

Non rispose, probabilmente era andato via << mi domandavo che gusto ci trovassi >> la sua voce calda si infilò nell'orecchio destro.

Aprii leggermente gli occhi e voltai il capo. Era proprio li di lato a me, con le braccia dietro la nuca e le gambe lunghe leggermente divaricate.

<< Niente di nuovo, solo un po' d'erba fredda e qualche stella nascosta tra le nuvole>> aggiunse.

<< E se non si svegliasse? Come farò a essere felice senza di lui?>> le parole mi uscirono ancor prima di pensarle.

<< Non lo sarai infatti. Non riuscirai ad essere felice>> lo guardai stupita. Come poteva dirmi qualcosa di così crudele?

<< Ma...dovrai provarci. Dovrai batterti per ottenerla>> aggiunse continuando a fissare il cielo stellato mentre i miei occhi erano completamente rivolti verso di lui che lo scrutavano per delinearne i dettagli. Quella notte scoprii che Sam aveva il simbolo dell'infinito tatuato dietro l'orecchio sinistro.

<< Da come parli sembra che tu ne sappia molto. Cos'è che nascondi ? Una storia d'amore finita male? Un tragico incidente? Cosa?>> la presi a ridere e iniziai veramente a prenderlo in giro. Ma lui non rispose, semplicemente chiuse gli occhi senza degnarmi di uno sguardo. Feci lo stesso anch'io e non gli diedi importanza.

<< E se ti dicessi che ho ucciso una persona, resteresti ancora cosi vicina a me ad occhi chiusi?>>

Mi alzai di scatto sui gomiti, probabilmente le orbite mi erano schizzate di fuori << stai...stai parlando seriamente? >> balbettai incredula e agitata.

<< No. Ragazzina>>

Lo guardai fin quando non si alzò, e con le mani in tasca si avviò dentro.

<<Idiota >> gli urlai dietro, e si bloccò. Cavolo !

Si voltò con le mani incastrate in tasca e a passo lento tornò indietro. Mi alzai su due piedi, deglutii nervosamente e mantenni un espressione impassibile. Cercai di mostrami coraggiosa, ma non appena fu a un passo da me, divenni piccola piccola. Mi sentii eclissare dal suo metro e ottanta.

<< Non impari mai. Prima mi dai del ladro e ora dell'idiota >>

Non feci in tempo a ribattere che mi afferrò dal polso talmente forte che non riuscii a liberarmi in nessun modo, mi dimenai, scalciai, ma non fu abbastanza.

<< Che ti serva da lezione >> disse dopo avermi fatto volare nel bel mezzo della piscina.

<< Ma sei impazzito ?>> boccheggiai mentre riemergevo in superficie.

<< Ragazzina, sei tu che mi stuzzichi>>

<< Cosa? Non pensi di reagire esageratamente>> ringhiai sbattendo le braccia in acqua, ero dannatamente furiosa. Inarcò un sopracciglio <<assolutamente no>> rispose e mi voltò le spalle con un sorriso soddisfatto.

<< Idiota>> sbuffai sottovoce.



N/A

Buona domenica a tutti. Se il capitolo ti è piaciuta lascia una stellina, e se ne hai voglia, ho iniziato una nuova storia, la trovi sul mio profilo, "L'AMORE COSì COM'E", mi farebbe molto piacere se ci passate.


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