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I singhiozzi della mamma erano diventati ormai parte della mia routine ogni volta che andavo a trovare Miles. Era seduta sulle solite sedie, con Mrs Splitz che le teneva la mano e le infondeva parole di incoraggiamento, e mio padre...ah già, mio padre era indaffarato con la sua stupida azienda. Ultimamente lavorava più del solito.

Entrai nella stanza che ormai ospitava da troppo tempo il corpo di Miles. Mi avvicinai al bordo del letto e l'irrefrenabile voglia di abbracciarlo si presentò insistente, così mi distesi al suo fianco facendo attenzione ai fili e a non fargli del male. L'odore di Miles era così povero, per lo più sapeva di ospedale, rivolevo il suo odore, quello fresco e buono. Anche i capelli erano diversi, un po' troppo lunghi, il suo viso era ogni giorno più stanco, forse si stava lasciando andare inconsapevolmente.

<< Betty è così lunatica, si può sapere come facevi a tenerla a bada? Ha una parlantina, porca paletta! e fa troppe domande...intime! Però è adorabile, ed è davvero forte>> sorrisi mentre affondavo sempre di più la testa sul cuscino.

Quanto avrei voluto che mi rispondesse, andava bene anche darmi della sfigata, mi mancava talmente tanto il suono della sua voce, che per un attimo iniziai a temere che con il tempo me ne sarei dimenticata. No. Non avrei permesso una cosa del genere.

<< Ah! Poi c'è un certo Ryu, siamo coetanei. Quel ragazzo è proprio complicato. Non parla. Capisci?Non mi parla! Accidenti non so come comportarmi. In questi giorni ci ho provato in tutti i modi, ma niente. Cosa dovrei escogitare? Cavolo, adesso avrei proprio bisogno di te>> sospirai tristemente e mi accoccolai contro la sua spalla.

<< Assomiglia a un bambino capriccioso, che tiene il broncio, e non ti parla, ti ignora. L'unica differenza è che lui non mette il broncio, il suo viso è privo di espressione. Come dovrei fare per fargli almeno curvare le sopracciglia?>>

Quando rientrai a casa era già sera. Andai come al solito in camera di Miles, presi il quadernino e lo fissai alcuni minuti, poi scrissi:

"Se io aiuto te, tu aiuti me ?"

"É un compromesso?"

"Può essere" risposi.

"Scrivi"

" Conosco un ragazzo molto malato che ha smesso di lottare. Lui non parla. Voglio provare a fargli dire almeno una parola"

" Complicato"

" Non avevo detto che sarebbe stato facile"

" Okay. Non arrabbiarti."

" Non mi sto arrabbiando!"

" Quel punto esclamativo la dice lunga"

" Uff"

" Non sbuffare"

" Vuoi aiutarmi o no?"

"Dimmi cosa avevi in mente"

" É questo il problema non avevo in mente un bel niente"

"Complicato"

" Ancora? Te l'ho detto che non era facile!"

" Sorprendilo"

"Come dovrei fare?"

" Tu come vorresti essere sorpresa?"

Non ne avevo la più pallida idea.

La sera mentre contemplavo il cielo stellato sdraiata sull'erba, Sam stava rientrando in casa con una sigaretta tra le labbra spenta.

<< Il solito vizio?>> domandò superando il vialetto.

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