十四

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«Come stai, Jeongguk?» Fu la domanda di Namjoon, mentre aiutava l'amico a infilare dentro un borsone quelle poche cose di sua proprietà che aveva in stanza.

Jeongguk aveva chiesto al maggiore di venire a prenderlo quando, tre giorni dopo, gli era stato dato il permesso di lasciare l'ospedale. Non che avesse davvero bisogno di aspettare un permesso, avrebbe potuto benissimo andarsene senza ascoltare o seguire il parere di alcun medico; semplicemente aveva voluto approfittare di quei pochi giorni come una sorta di "vacanza", come se si fosse preso una piccola pausa dalla vita senza dover pensare a ciò che lo aspettava una volta fuori di lì.

«Cazzo, Namjoon, ti preoccupi per me quando la mia macchina è ridotta uno schifo?» Ribatté Jeongguk, seduto sul letto a guardare l'amico fare il "lavoro sporco" al posto suo, come al solito. La scusa del dolore alle costole era ottima da usare a proprio favore ogni tanto. «Dimmi piuttosto che sei riuscito a farla sistemare, non me ne posso di certo permettere un'altra.»

«Stai tranquillo, ritornerà come nuova. Per ora devi solo pensare a riprenderti.» E questa risposta da mammina preoccupata e apprensiva fece sbuffare Jeongguk, un sorriso nostalgico al pensiero di sua madre, di quando lo rassicurava in quella stessa maniera e si prendeva cura di lui per una semplice influenza.

Spesso Jeongguk si chiedeva cosa avrebbe pensato sua madre se, ancora capace di comprendere, avesse saputo in che modo suo figlio stesse cercando di tirare avanti, di tenere uniti i pezzi della sua vita. Scacciò subito quei pensieri, era inutile persino porsi certe domande.

«Ho qualcosa in mente per fargliela pagare, a costo di finire dentro la tomba a ventuno anni.» Dichiarò Jeongguk, guardandosi intorno per assicurarsi che avesse preso ogni cosa, ignorando l'espressione preoccupata di Namjoon, al tempo stesso spaventato per quello che avrebbe potuto fare l'amico.

Lo sguardo cadde involontariamente sulle tre bottigliette azzurre ormai vuote, quelle che gli aveva portato Taehyung. Quest'ultimo, infatti, era ritornato ogni giorno a fargli visita.

La prima volta Jeongguk l'aveva cacciato nella peggiore delle maniere, finendo con l'ignorarlo perché troppo insistente proprio nel momento meno opportuno, in cui Jeongguk avrebbe volentieri spaccato ogni cosa gli fosse capitata sotto mano. Se aveva cacciato Taehyung era stato solo per evitare di trattarlo in una maniera che, vista la gentilezza altrui, non meritava assolutamente.

Anche la seconda volta Taehyung gli aveva portato la stessa bevanda energetica e, con sua grande sorpresa, non solo aveva notato che Jeongguk avesse consumato quella precedente, ma lo aveva anche accolto con un atteggiamento del tutto diverso rispetto a quello del giorno precedente. Jeongguk, infatti, non lo aveva cacciato, né sembrava essere stato morso da un serpente come sempre. Tuttavia, quando Taehyung aveva provato a chiedere a cosa fosse dovuto quel ringraziamento che aveva sentito mentre andava via, Jeongguk sembrò voler cambiare argomento a tutti i costi.

La terza volta Taehyung si era presentato allo stesso orario, con la stessa bottiglietta azzurra e in aggiunta un pacchetto di biscotti, i suoi preferiti a detta sua. Mentre glieli faceva assaggiare, Taehyung sembrava aspettarsi chissà quali grandi reazioni per una cosa tanto semplice come un biscotto e Jeongguk si ritrovò più volte a sorridere quel giorno.

Quella era stata la prima volta che i suoi occhi avevano guardato Taehyung con una luce diversa, probabilmente perché era l'unico, oltre Namjoon, a preoccuparsi per lui. Solo che, a differenza del suo amico di vecchia data, il castano gli faceva provare una sensazione del tutto nuova, come una sorta di calore all'altezza del petto.

Non riusciva a spiegarsi cosa fosse, eppure si era sentito tremendamente in colpa quando Taehyung, una volta uscito dalla sua stanza dopo avergli fatto visita, aveva incontrato il padre che evidentemente non sapeva della presenza del figlio in ospedale in quel momento. Aveva provato ad origliare attraverso la porta, a capire perché il padre fosse tanto arrabbiato con lui, ma nessun suono sembrò provenire dai due, dunque immaginò si fossero semplicemente spostati in un'altra zona di quell'enorme struttura per discutere privatamente.

«Jeongguk, ci sei?» Solo alla domanda di Namjoon il diretto interessato sembrò rendersi conto di essersi perso nei suoi pensieri che, sorprendentemente, non riguardavano solo i sentimenti d'odio nei confronti di Min Yoongi, ma anche delle nuove sensazioni, che non era ancora riuscito a riconoscere, nei confronti di quel maledetto Kim Taehyung, che era riuscito a entrare nella sua vita in una maniera del tutto inaspettata per entrambi e che gli aveva addirittura chiesto il numero di cellulare per, a detta sua, ricevere da lui stesso aggiornamenti sulle proprie condizioni di salute e sul processo di guarigione.

A Jeongguk sfuggì un sorriso, il desiderio più vivo che mai di vedere Taehyung il prima possibile. Magari gli avrebbe mandato un messaggio nelle prossime ore. E di nuovo si era perso a pensare a lui.

«Sì, ci sono, andiamo.»





Quella punizione gli sembrò un'esagerazione, come se avesse fatto chissà cosa di sbagliato. Aveva agito di nascosto e aveva mentito, la rabbia del padre qui era giustificata, ma aveva pur sempre fatto visita a uno che, adesso, poteva considerare un amico. Cosa c'era di sbagliato in ciò? Perché era stato rimproverato e privato del suo cellulare per una settimana? Proprio adesso che lui e Jeongguk si erano scambiati i numeri con la promessa di scriversi a vicenda.

Taehyung non riusciva a comprendere se il problema fosse stato l'aver agito di nascosto o Jeongguk stesso. Perché il padre gli aveva chiesto – o meglio, gli aveva imposto – di non vedere più Jeongguk con la scusa che non fosse un tipo di ragazzo adatto a lui? Cosa voleva dire? C'erano compagnie adatte e compagnie non adatte?

Taehyung era semplicemente pieno di dubbi, temeva di poter scoppiare da un momento all'altro e aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.

«Ragazzi.» Richiamò l'attenzione dei suoi amici che, ormai, lo avevano totalmente escluso dalla conversazione perché si erano resi conto che Taehyung non li stesse effettivamente ascoltando. Ciò che li incuriosiva maggiormente, però, era il fatto che il loro amico non fosse distratto a causa dei compiti, ma sicuramente per dei pensieri che gli frullavano in mente.

Era semplice, infatti, capire quando Taehyung fosse tormentato da qualcosa, gli si leggeva chiaramente in faccia. Con un gesto della mano da parte di Jimin venne quindi invitato a parlare.

«Possiamo organizzare una riunione? Da Jimin, magari...» E la sua mente cominciò a cercare di elaborare in fretta una scusa riguardo il perché fosse proprio necessario organizzarla a casa di Jimin. «Perché mi piacerebbe di nuovo vedere casa sua, mi sono dimenticato com'è fatta, ecco...» Bravo, Taehyung, ottima scusa, non c'è che dire.

«Ma ci sei venuto almeno una decina di volte da quando mi sono trasferito. A questo punto sei sicuro di non avere problemi di memoria?» Chiese sarcastico Jimin, addentando il panino che aveva comprato alla mensa della scuola, la confusione chiaramente stampata sui volti di entrambi gli amici.

Taehyung non sapeva che altro inventarsi, trovare delle scuse credibili non era decisamente un compito adatto a lui, dunque pensò semplicemente di dire la verità. «È che c'è questo ragazzo,» provò a dire, la forchetta aveva cominciato a girare nel piatto di pasta con le verdure che ancora doveva finire di mangiare.

Cosa avrebbero pensato i suoi amici se avesse detto loro di aver conosciuto un ragazzo più grande? Avrebbero cominciato a fare domande su come e quando fosse successo? Si sarebbero arrabbiati come aveva fatto suo padre? Non poteva dirlo, non ancora.

«Questo ragazzo è un... attore! Sì, recita in un film che sembra molto interessante e Jimin ha una televisione grande a casa sua, vi va di vederlo?» Riuscì a inventarsi alla fine una scusa piuttosto stupida. Sia Seokjin che Jimin, però, sembrarono credere alle sue parole, quindi acconsentirono e si misero d'accordo per quella sera.

Solo quando Jimin provò a chiedere il titolo del film, Taehyung sembrò improvvisamente ricordarsi di dover ritornare in classe per ripassare, dunque li abbandonò lì nella mensa, il piatto di pasta ancora metà pieno finì nel cestino.

Ora avrebbe dovuto cercare seriamente il titolo di un film ma, cosa più importante, avrebbe dovuto sperare di trovare Jeongguk in casa per l'ora in cui avrebbe dovuto presentarsi da Jimin.

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