十二

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Taehyung cominciò a pensare che Jeongguk lo stesse in qualche modo seguendo quando, di nuovo, lo incontrò il mese successivo.

«Papà, ti prego, posso vedere cosa c'è in quella stanza?» Domandò Taehyung, curioso di entrare nella stanza che, se non aveva interpretato in maniera errata le parole di un infermiere che era sparito proprio dietro quella porta l'istante precedente, faceva da ripostiglio per i farmaci.

Taehyung si trovava in ospedale con il padre, quest'ultimo molte volte gli aveva permesso di venire al lavoro con lui nei giorni di vacanza da scuola, dal momento che quello sarebbe stato il futuro ambiente in cui Taehyung si sarebbe mosso una volta diventato medico. Tuttavia, se da un lato il padre lo incitava a svolgere semplici compiti, come ad esempio disinfettare gli strumenti riutilizzabili o tenere compagnia ad alcuni pazienti, altre volte gli impediva di curiosare.

E la stanza dei medicinali era proprio una delle poche aree dell'intero ospedale in cui non era ancora entrato e il padre sembrava piuttosto difficile da convincere.

«Taehyung, non fare il bambino. Ti ho detto più volte che non puoi, è una stanza delicata, lo sai.» Disse con tono severo, mentre sul tablet leggeva l'elenco dei pazienti a cui avrebbe dovuto far visita.

Improvvisamente una notifica lampeggiò sullo schermo e Taehyung si dimenticò subito della stanza che tanto desiderava vedere: qualcuno era arrivato al pronto soccorso ed era stato richiesto l'aiuto di suo padre.

Taehyung lo seguì al piano inferiore, curioso di sapere quale caso si stesse presentando. Solitamente era affascinato più dai casi semplici che da quelli rari, probabilmente perché quest'ultimi li vedeva ancora come qualcosa di troppo lontano dalla sua realtà e dalle sue conoscenze ancora minime.

Tuttavia avrebbe preferito non essere d'intralcio e aspettare il padre nella sala dell'accettazione, se solo non avesse visto un volto ormai familiare.

Jeongguk?

Nonostante la frenesia del momento e la velocità con cui si muovevano i medici, Taehyung trovò il tempo e lo spazio per dare un'occhiata a Jeongguk e provare ad analizzarlo - non che avesse intenzione di fargli una diagnosi virtuale, semplicemente era curioso di sapere cosa gli fosse successo.

Jeongguk non sembrava stare bene, portava vari tagli sul viso dai quali fuoriusciva ancora del sangue, segno che l'accaduto era piuttosto recente, e non riusciva nemmeno a reggersi in piedi da solo, un altro ragazzo lo aiutava a mantenersi diritto. Che diavolo gli era successo?

Taehyung provò ad avvicinarsi e a chiamarlo più volte, ma non era nemmeno sicuro che la sua bocca stesse effettivamente producendo dei suoni. Non riusciva a spiegarsi per quale motivo, ma vedere Jeongguk in quelle condizioni e con i lineamenti del viso contratti a causa del dolore gli diede l'impressione che il cuore avesse saltato alcuni battiti e che una strana sensazione di pesantezza si fosse stabilita all'altezza del petto e dello stomaco.

I loro sguardi sembrarono incrociarsi per un misero istante, ma se Taehyung aveva un'espressione chiaramente preoccupata in viso, di contro quella di Jeongguk fu del tutto neutrale: sembrò non provare - o non voler mostrare - alcuna reazione alla vista dell'altro. Taehyung si diede dello stupido: stava male, era chiaramente sofferente, cosa si aspettava? Un saluto affettuoso e un abbraccio?

Jeongguk venne fatto distendere su una barella e, seppur tra un gemito di dolore e un altro, era perfettamente capace di intendere e di volere. Fu questo il motivo che spinse i medici, tra cui il padre di Taehyung, ad approfittare del suo stato di totale coscienza per porgergli alcune domande per comprendere quali parti del corpo sentisse doloranti e su quali fosse più urgente intervenire.

Venne portato via davanti i suoi stessi occhi prima che Taehyung stesso potesse accorgersene, le gambe sembravano essersi paralizzate improvvisamente e per un momento gli sembrò di riuscire ancora a vedere la figura di Jeongguk che cercava di reggersi in piedi nonostante le pessime condizioni fisiche.

Taehyung riuscì a sedersi solo dopo un po', la testa piena di quesiti e dubbi riguardo la scena a cui aveva appena assistito e una gran voglia di conoscere Jeon Jeongguk e di sapere chi realmente fosse lo investì di colpo. Si sentiva particolarmente incuriosito da lui, dal suo carattere così misterioso e incomprensibile ai suoi occhi, troppo abituati a persone più espansive e amichevoli come Jimin e Seokjin, che in comune con l'atteggiamento di Jeongguk avevano poco e niente.

Taehyung era semplicemente abituato a un tipo diverso di persone e forse era proprio quello il motivo per cui si sentiva attratto da Jeongguk in maniera particolare.





Taehyung non ebbe il coraggio di tornare a casa, non voleva andarsene dall'ospedale senza prima sapere come stesse Jeongguk, in fin dei conti poteva ritenerlo suo amico, no? Oppure conoscente? Insomma, il fatto che fosse a conoscenza della sua esistenza e che nemmeno troppo tempo fa ci avesse scambiato alcune parole bastava e avanzava per voler rimanere lì ad aspettare sue notizie.

Il padre di Taehyung persino si stupì quando, un'ora dopo, passando frettolosamente davanti il bancone dell'accettazione con infinite cartelle mediche tra le mani, aveva notato il figlio ancora lì, quando invece lo immaginava a casa.

«Taehyung, che ci fai qui? Perché non sei andato a casa?» Lo richiamò il padre, facendogli sollevare il capo. Il suo tono fece intendere che fosse piuttosto stanco, probabilmente quella giornata di lavoro non era stata una delle più leggere.

«Quel ragazzo.. sta bene?» Chiese Taehyung con tono speranzoso di ottenere buone notizie, mentre si alzava dalla sedia su cui era rimasto seduto per almeno un paio di ore ormai - non che avesse davvero tenuto il conto del tempo trascorso ad aspettare. Una volta in piedi si avvicinò al padre.

«Lo conosci?» Fu la domanda istintiva del padre, una nota di sospetto nel suo tono fece intuire solo troppo tardi a Taehyung che avrebbe fatto meglio a provare a mentire, l'ultima delle cose a cui era stato abituato, a maggior ragione davanti i suoi genitori. Non diceva mai bugie.

«Sì.» Rispose immediatamente Taehyung, pentendosene subito dopo e dandosi mentalmente dell'idiota. «Cioè... no, l'ho solo visto una volta nello studio di mamma.» Si corresse in fretta, non lasciando al padre nemmeno il tempo di dubitare delle sue parole. Tirò un sospiro di sollievo quando vide l'uomo di fronte a sé annuire: evidentemente era riuscito a sembrare abbastanza onesto e convincente.

Non gli avrebbe mai e poi mai detto di conoscerlo, i suoi genitori non avrebbero di certo gradito che Taehyung avesse quasi fatto amicizia con un ragazzo più grande di lui.

«Ha due costole rotte, dei tagli e qualche ematoma ma niente di grave, si rimetterà presto.» E Taehyung tirò un grosso sospiro di sollievo alla risposta del padre, seppur consapevole che la guarigione da frattura alle costole non fosse una vera e propria passeggiata.

Avrebbe tanto voluto raggiungerlo nella sua stanza, ma sarebbe sembrato scortese dal momento che sicuramente Jeongguk non fosse nelle migliori delle condizioni, né quello era l'orario in cui erano concesse le visite. Però al tempo stesso Taehyung pensò che sarebbe sembrato da maleducati non fargli una visita dopo che lo aveva effettivamente visto lì.

Ma ormai era tardi, aveva aspettato già due ore su quelle sedie scomode quando invece sarebbe dovuto ritornare a casa. E così fece, ripromettendosi che gli avrebbe fatto visita il giorno dopo.

YUÁNFÈNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora