十七

3.6K 365 78
                                    

«Jeongguk?»

Il diretto interessato si congelò per un momento, quella voce piuttosto familiare non sembrava per niente essere frutto della propria immaginazione. La mano si fermò a mezz'aria, gli occhi sbarrati dalla sorpresa rimasero fissi sullo schienale del sedile davanti a sé, il fiato che stava tentando di recuperare sembrò mancare ancor più di prima.

Jeongguk finse nonchalance quando sollevò il capo e i suoi occhi incontrarono quelli dell'ultima persona che, considerato il modo in cui avevano tagliato i ponti, immaginava avrebbe mai rivisto in futuro. Si trattava di una coincidenza? Di un caso? Oppure di qualcosa di più forte e invincibile come il destino, il fato?

«Taehyung.» Si schiarì la voce, Jeongguk, prima di provare a parlare nonostante la gola secca. Per quanto Taehyung sembrasse preoccupato, quel sorrisetto indecifrabile sulle sue labbra non prometteva nulla di buono.

«Quindi parli?» Domandò Taehyung, catapultando entrambi al loro secondo incontro, quando era stato Jeongguk a fargli quella domanda ironica.

Adesso, però, le situazioni sembravano essersi capovolte. Adesso era Taehyung ad avere una confidenza che mai aveva mostrato di possedere agli occhi di Jeongguk, ai quali era sempre apparso come il solito, piccolo e indifeso Taehyung. Ma, evidentemente, durante quel mese aveva covato tanto odio nei confronti del più grande che nemmeno ci aveva pensato due volte a tenere a freno la lingua.

Persino Jimin e Seokjin, su quell'autobus insieme a lui di ritorno da una cena in un fast food, sembravano sotto shock, un po' per l'ingresso turbolento di quei due ragazzi, un po' per lo strano comportamento del loro amico nei confronti di quello che, agli occhi del primo, era solo un vicino di casa, mentre agli occhi del secondo era un totale sconosciuto. Identica fu la reazione di Jeongguk, che non riuscì a dire nulla in sua discolpa.

Taehyung sbuffò divertito, sembrava quasi volesse prendersi gioco di Jeongguk, sembrava non tollerare la sua presenza. Ma nonostante ciò, quel maledetto cuore grande che si ritrovava si strinse alla vista di Jeongguk e del suo amico così affaticati, chissà per quanto tempo avevano corso e, soprattutto, da cosa erano scappati. Con un sospiro, come se si stesse sentendo obbligato a fare qualcosa contro la propria volontà, tirò fuori dal suo zaino la bottiglietta d'acqua mezza piena.

«Fattela bastare,» disse mentre consegnava la bevanda a Jeongguk, sul viso di quest'ultimo uno sguardo più che sorpreso di fronte alla gentilezza di Taehyung, rimasta invariata nei propri confronti anche a distanza di un mese e nonostante quanto successo tra loro due, «E dalla anche al tuo amico.» Ordinò, e Jeongguk si sentì come in dovere di fare quanto gli era stato detto per ripagarlo di tanta generosità che chiaramente non meritava.

Lo ringraziò con un gesto del capo e bevve un lungo sorso da quella bottiglietta, lasciando quanto bastava di quella bevanda per dissetare anche Namjoon.

Un silenzio imbarazzante si stabilì all'interno del mezzo di trasporto, s'udivano solamente i classici rumori della città, delle auto, della leggera pioggia che improvvisamente aveva deciso di bagnare le strade.

Seokjin e Jimin non facevano altro che scambiarsi sguardi interrogativi, sicuramente si stavano chiedendo come facessero quei due a conoscersi. Namjoon riposava la testa contro il finestrino dell'autobus, volgendo ogni tanto lo sguardo verso la strada come se fosse alla ricerca di qualcosa o qualcuno.

Jeongguk aveva ancora il respiro irregolare, il suo petto s'alzava e s'abbassava in fretta e sembrava sempre più sfinito man mano che i minuti passavano. Taehyung, nonostante quegli strani sentimenti simili al fastidio e all'irritazione nei confronti di Jeongguk, riuscì a provare anche una nuova sensazione di calore alla vista di quel viso ai suoi occhi perfetto, alla vista del suo corpo ancora all'apparenza intatto.

YUÁNFÈNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora