十一

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Con grande sorpresa da parte della madre di Taehyung, Jeongguk aveva risposto alla chiamata. Il gattino si era ripreso abbastanza bene, doveva essere una creatura parecchio forte per essere sopravvissuta a un colpo così duro. Taehyung spesso e volentieri se ne era occupato, visto che la madre aveva deciso di portarlo a casa per tenerlo sotto controllo persino durante le ore di pausa dal lavoro.

Taehyung si era assicurato di tenerlo sempre ben nutrito e idratato, dietro ordine della madre, e gli aveva anche tenuto compagnia ogni volta che l'aveva sentito piagnucolare. Quando aveva cominciato a reggersi da solo sulle zampe, Taehyung l'aveva aiutato a riacquistare la mobilità, facendolo addirittura giocare con i suoi gatti quando lo aveva visto abbastanza capace di muoversi e correre autonomamente.

Doveva ammetterlo, si era affezionato e avrebbe tanto voluto tenerlo con sé, ma sarebbe stato un pensiero del tutto egoista: quel gatto non era suo né l'aveva trovato lui, dunque la scelta sarebbe spettata a Jeongguk.

Il gattino venne riportato al centro veterinario quando la madre di Taehyung diede appuntamento a Jeongguk per un pomeriggio e il ragazzo, con gran sorpresa da parte di tutti, accettò.

La veterinaria gli raccontò dei veloci progressi che il gattino aveva fatto e che, seppur le possibilità di rimanere in vita sembravano poche, alla fine era riuscito a sopravvivere e che era tutto merito suo e del perfetto tempismo con cui l'aveva trovato, quindi sarebbe stato un peccato se Jeongguk avesse deciso definitivamente di non tenerlo.

Ovviamente la madre di Taehyung disse le cose come stavano: il gatto aveva ancora bisogno di alcune cure, per l'esattezza era necessario somministrargli delle medicine per farlo ritornare nel pieno delle sue forze, in fondo era ancora un cucciolo. Aggiunse anche che avere un animale domestico in casa non era cosa semplice, bisognava prendersene cura così come ci si prende cura di un altro individuo.

Jeongguk, dal canto suo, non era nemmeno capace di prendersi cura di se stesso, affidargli un'altra vita sarebbe stato rischioso, visto anche il poco tempo che trascorreva in casa e che avrebbe potuto dedicargli di conseguenza. La veterinaria lo rassicurò dicendogli che i gatti sono piuttosto indipendenti, che spesso passano la giornata a dormire, ma che non per questo devono essere trascurati o ignorati, sono comunque degli esseri viventi.

Alla fine Jeongguk sembrò convincersi, così si fece prestare un trasportino dalle dimensioni adatte per portare il cucciolo a casa.

Namjoon non perse tempo a prenderlo in giro, di certo non s'aspettava che Jeongguk potesse intenerirsi così tanto per un cucciolo di gatto. L'aveva visto accarezzare quella palla di pelo più volte con una delicatezza che mai avrebbe associato a Jeongguk, conoscendolo.





«Kim, te lo ripeto: il consiglio non può accettare dei nuovi dipinti, il tempo di consegna è scaduto, mi dispiace.» Fu costretto a ripetere il professore, ora quasi scocciato dall'insistenza di Taehyung. Quest'ultimo aveva lavorato giorno e notte su dei nuovi disegni, visto che quelli vecchi erano ormai irrecuperabili e di certo non li avrebbe potuti presentare in quelle condizioni.

Aveva saltato pasti, accorciato le sue ore di sonno e rifiutato di riunirsi con i suoi amici pur di portare a termine quei disegni, ma non aveva fatto caso alla data di scadenza. Per due miseri giorni di ritardo tutto era andato all'aria.

«Ma lei è sicuro di aver insistito abbastanza? La prego, era davvero un'occasione unica per me, volevo mostrarli ai miei genitori.. volevo renderli orgogliosi di me!» Si lamentò Taehyung, forse nella speranza di smuovere un po' l'animo di quel professore che riponeva tanta stima in lui e che, ne era sicuro, aveva provato a parlare con gli altri professori del consiglio per convincerli, senza però ottenere alcun risultato positivo: Kim Taehyung era fuori dalla mostra.

YUÁNFÈNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora