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La terza volta che Taehyung ebbe il dispiacere, a detta sua, di incontrare quello sconosciuto di cui non sapeva ancora il nome, fu un mercoledì pomeriggio della settimana successiva.

La lezione del club di pittura era appena terminata e Taehyung aveva ricevuto un messaggio dalla madre, in cui gli chiedeva di raggiungerla al centro veterinario, in quanto non avrebbe fatto in tempo a prenderlo da scuola perché troppo impegnata. Taehyung ne fu contento, adorava vedere sua madre all'opera mentre si occupava dei vari animali e ogni tanto aveva persino avuto il permesso di dare una mano.

«Ciao mamma!» Salutò affettuosamente Taehyung una volta entrato nello studio della madre, adesso con un cucciolo di Labrador color miele tra le mani a cui avrebbe dovuto fare il primo vaccino. Taehyung si intenerì immediatamente alla vista di quella creatura tanto delicata e morbida.

«Ciao tesoro! Com'è andata a scuola?» Chiese di routine la madre, mentre Taehyung si avvicinava cautamente al cucciolo per donargli un paio di carezze e tranquillizzare il suo animo chiaramente spaventato.

Sia i cuccioli che gli animali ormai adulti temevano il veterinario, un po' come gli uomini temono il dentista! Di solito tremavano e si agitavano tra le mani attente della madre nel tentativo di fuggire da quelle torture, così Taehyung si offriva spesso volontario per farli stare buoni. Anche in quel caso non fu da meno: prese il cucciolo tra le mani senza nemmeno dover chiedere il permesso, mentre sua madre eseguiva attentamente il vaccino.

«Piuttosto bene.» Rispose semplicemente Taehyung, nulla da raccontare riguardo quella giornata scolastica così monotona.

La madre di Taehyung fece per parlare, ma improvvisamente un rumore fece sollevare il capo ai due, persino il cucciolo emise un gemito sorpreso e spaventato al tempo stesso. Qualcuno aveva fatto il suo ingresso all'interno dello studio con poca delicatezza, dalla sala d'attesa si potevano udire alcune proteste e insulti rivolti a un maleducato che non rispetta la fila, testuali parole. Ma il nuovo arrivato aveva saggiamente deciso di ignorare quelle lamentele, era chiaro si trattasse di un'urgenza.

Taehyung sgranò gli occhi.

«Credo che questo gatto abbia bisogno di una mano.» Queste furono le parole del ragazzo appena entrato, un gattino spelacchiato e macchiato di sangue tra le sue mani. Era chiaramente sofferente, persino con uno sguardo veloce si poteva dire che stesse respirando a malapena.

Taehyung riconobbe immediatamente il viso di quel ragazzo, adesso uno sguardo spazientito sul viso non appena il pensiero che potesse essere stato lui con la sua guida spericolata a investirlo si fece spazio nella sua mente. Tuttavia non disse nulla, non era il momento adatto per attaccare. Semplicemente infilò il cucciolo di Labrador, ancora stretto tra le sue mani, all'interno del suo trasportino, mentre la madre si occupava del gattino.

«Uscite.» Ordinò la donna dopo qualche istante di silenzio in cui si era accertata delle condizioni del gattino, ed effettivamente sembrava essere più grave del previsto. Così Taehyung lasciò la stanza, non aspettandosi nemmeno che l'altro ragazzo facesse lo steso. Solo quando sentì la madre proferire un «Anche tu, ragazzo,» capì che era rimasto ancora lì dentro. Forse era davvero preoccupato per quel gatto?




Si ritrovarono entrambi seduti uno accanto all'altro in sala d'attesa, casualmente gli unici posti liberi erano due sedie vicine all'angolo della stanza. Lo sconosciuto non aveva ancora aperto bocca e Taehyung, seppure non avesse intenzione di parlare con un individuo del genere, aveva un cuore troppo grande per continuare a ignorarlo.

«Vuoi lavarti le mani?» Chiese con il suo solito tono cordiale, indicando le mani altrui, totalmente sporche di terra e sangue.

«Dimmi dov'è il bagno, vado da solo.» Fu la risposta altrui, anche il suo sguardo adesso fisso sulle sue mani come se non si fosse accorto, prima di quel momento, di averle in quelle condizioni.

Taehyung ne riuscì a dedurre che il tutto fosse accaduto piuttosto in fretta, che quello sconosciuto avesse agito d'istinto di fronte alla situazione e non si fosse nemmeno accorto di essersi sporcato. Persino la sua maglia bianca era in pessime condizioni, ma per quella Taehyunng avrebbe potuto fare ben poco.

«Ti ci devo portare io, i clienti non sono ammessi nelle altre stanze.»

E così Jeongguk si lasciò condurre lungo un corridoio, le pareti erano tappezzate di foto di animali vari. La stanza di loro interesse era sul fondo, l'ultima precisamente. Ci impiegò un po' per lavarsi le mani, ne approfittò anche per darsi una sciacquata al viso. Taehyung si stupì di se stesso quando gli allungò gentilmente dei fazzoletti, ma lo sconosciuto li prese così in fretta da non lasciargli nemmeno il tempo di rimangiarsi quel gesto.

«Cos'è.. uhm- cos'è successo a quel gattino?» Domandò Taehyung, la curiosità che ormai superava la soglia del normale.

«L'ho trovato in mezzo alla strada, qualche bastardo evidentemente l'ha messo sotto fottendosene di soccorrerlo.» A Taehyung sembrò parecchio sincero e un sospiro di sollievo abbandonò le sue labbra dopo aver appreso che la causa delle pessime condizioni di quel gattino non fosse quel ragazzo stesso.

«Mia madre è una veterinaria eccellente, saprà prendersene cura.» Taehyung provò a incoraggiare entrambi con quelle parole di conforto. Doveva ammettere però che, considerato il modo in cui l'animale faticava a respirare, dubitava che le possibilità di sopravvivenza per lui fossero così alte. Tuttavia perdere la speranza era l'ultima delle opzioni.

Lo sconosciuto non rispose, si limitò ad annuire e gettare i fazzoletti nell'apposito cestino, lasciando lì Taehyung come se non esistesse, di nuovo.

Alla fine si ritrovarono in sala d'attesa, mezz'ora dopo la madre di Taehyung aveva chiamato il ragazzo dentro la stanza per informarlo sullo stato di salute del gattino, e così Taehyung l'aveva seguito.

«È necessario che rimanga qui, verrà sorvegliato giorno e notte fin quando non si ristabilizzerà. Le ferite e le fratture guariranno, non è questo il problema. La cosa che maggiormente ci preoccupa è se il suo cuore riuscirà a reggere tutto ciò, ma questo riusciremo a vederlo solo con il tempo. Se e quando guarirà, potrai riprenderlo.» Concluse la madre di Taehyung, lo sguardo fisso su quel ragazzo difficile da interpretare: da un lato sembrava sinceramente interessato e preoccupato per le condizioni del gatto, dall'altro aveva la tipica espressione di una persona che ha appena fatto svogliatamente un favore a qualcuno.

«Non è mio, non verrò a riprenderlo.» E per la seconda volta Taehyung pensò che fosse un gran maleducato. Cosa si aspettava da uno studio veterinario? Che fosse pure una casa di accoglienza per animali abbandonati? Certamente l'avrebbero tenuto con loro fin quando non si fosse ripreso – ammesso che si fosse ripreso – ma avevano già abbastanza animali all'interno dello studio, non potevano di certo accoglierne un altro.

«Allora dovrai donarlo a qualcuno, c'è sempre tanta gente che desidera avere un animale domestico.» Fu la risposta calma della madre. Lo sconosciuto annuì con disinteresse. «A questo punto mi serve il tuo nome e il tuo numero di cellulare, così da poterti informare su come si evolverà la salute del gatto.» Aggiunse, allungandogli foglio e penna, sicura che quel ragazzo non sarebbe mai venuto di sua spontanea volontà per informarsi sulle condizioni dell'animale a cui aveva appena salvato la vita. Era davvero possibile che non gliene importasse nulla?

«Arrivederci.» Fu il veloce saluto dello sconosciuto, dopo aver compilato il foglio con i campi obbligatori.

Taehyung sbuffò infastidito dal comportamento altrui, richiudendo la porta che quell'idiota non si era nemmeno degnato di accostare. Lo sguardo poi finì involontariamente sul foglio che aveva abbandonato sulla scrivania della madre: una pessima grafia recitava il nome Jeon Jeongguk.

YUÁNFÈNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora