CUATRO

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CUBALIBRE
Cuatro 

La musica è la chiave di tutto

Venerdì

Filippo non aveva mai pensato di poter dormire così bene: si sentiva incredibilmente rilassato e comodo, forse anche poco più soddisfatto delle ultime notti. Provò a muoversi per girarsi dall'altra parte, ma si rese conto di non essere a letto. Tastò leggermente con le mani sotto di sé e ci trovo un... un pettorale? Ah, quindi non era nemmeno un materasso, era semplicemente -
Aprì gli occhi e vide come prima cosa un collo, poi un mento, poi - Einar. Si era davvero addormentato su di lui, così?
Respirò profondamente, sentendo le braccia dell'altro stringerlo a sé durante il sonno: era così strano, pensò, stare così bene, aver dormito così bene senza aver fatto sesso. Non che Filippo non credesse si potesse, era solo che - lui si svegliava più riposato solo dopo averlo fatto. Di solito non riusciva a prender sonno per ore, altre volte anche se si addormentava ad un orario decente, poi si svegliava completamente distrutto, mentre ora...
Ora. Ora era lì, steso sul cubano che dormiva profondamente, con il suo odore nelle narici ed il calore del suo corpo contro il suo - forse era questo, rifletté, forse è tutta questione di odore e calore e...
Si leccò le labbra e scosse il capo, chiudendo ancora gli occhi per pensarci meglio (l'altro era così bello che -): tutto quello non sarebbe mai successo in Italia e non parlava soltanto dello stare bene con un uomo, ecco. Era sempre stato uno che coglieva l'attimo, a modo suo, ma in quel periodo non gli veniva facile, anzi: era tutto così fottutamente difficile e stressante e svilente che Filippo quasi non riusciva a ricordare le regole base che si era dato del rispetto per se stesso, per vivere al meglio, per convivere con tutto. Stare lì, a Cuba, lasciarsi guidare dal barman, fingersi totalmente spensierato ignorando i pensieri negativi sarebbe stato assolutamente impensabile a Milano. Impensabile.
Si strinse un po' di più all'altro ed appoggiò la fronte contro la sua guancia, godendosi il momento finché durava.
Einar era rimasto immerso in un sogno bellissimo: era uno di quelli dei quali non si ricordavano i dettagli precisi (forse nemmeno ci si faceva caso), perché la sensazione di pace era più grande di tutto - era lì che la sua attenzione di stava focalizzando, ora che muoveva appena le gambe, quanto poteva perché non - ah. Aprì gli occhi lentamente, cercando di non farsi ferire dalla luce del sole che gli colpiva il fianco scoperto, che la camicia era rimasta aperta dalla notte precedente ed ora si ritrovava mezzo nudo sotto a -
"Felipe" fece, la voce arrochita dalle ore di sonno e le braccia avvolte attorno al suo corpo.
Quello aprì gli occhi ed alzò un po' il capo per sbirciargli il viso. "Ehi." mormorò.
"Ci siamo addormentati qui" realizzò il cubano, ricordandosi di essersi seduto sul divano, esausto e poi - ah, sì, il massaggio e quei baci, lenti e così rilassanti...
Il cantautore annuì. "Sì, ci siamo addormentati fuori." confermò, non sapendo cos'altro dire.
Quello gli accarezzò la schiena passando le mani sotto alla t-shirt e trovando la pelle molto più fresca rispetto al pomeriggio precedente. Si mosse piano sotto di lui, cullato in quella tranquillità: l'ultima persona con cui aveva dormito così, senza fare prima sesso, era stato Joele, mesi e mesi prima, quando stavano insieme - quel dettaglio lo colpì forte allo stomaco e si rannicchiò un po' sotto il corpo dell'altro, quasi a volersi proteggere da quel pensiero improvviso.
L'altro si tirò un po' su per posargli un bacio sulla tempia, ché gli sembrava un po' disorientato. Scese a baciargli anche una guancia e, poi, restò lì, con la testa appoggiata proprio come prima.
Einar voltò il viso quanto bastava per sfiorargli i capelli con le labbra, la mano che si muoveva piano sulla sua schiena, quasi a sfiorare la pelle coi polpastrelli. "Che cosa vorresti vedere oggi?" mormorò.
Filippo chiuse gli occhi e strinse le labbra, pensandoci su. Non aveva molta voglia di vedere qualcosa quel giorno, voleva fare qualcosa di diverso, di più suo. "C'è qualche posto in cui si possa sentire musica dal vivo?" domandò. "Mi va bene anche per strada." dichiarò.
Quello gli diede un pizzicotto sul fianco e lo spinse sul materasso, ribaltando le posizioni e stringendo le ginocchia attorno alle sue cosce. Posò la mano sul suo petto e sorrise, improvvisamente sveglio.
"¡Estamos en Cuba, niño!" esclamò, mentre un itinerario preciso gli si disegnava nella mente. "Música, música ovunque: artistas de strada, locali, bailarinos... tutto quello che desideri" fece con un sorriso enorme sulle labbra, colmo d'entusiasmo.
L'altro rise un po', preso da quell'entusiasmo contagioso e gli diede un bacio. "È praticamente il paradiso." scherzò.
"Andiamo, andiamo" si alzò Einar e gli porse la mano per tirarsi su, una risata di cuore che veniva su tra le parole. "Esbrighiamoci!"
Il cantautore si alzò e sorrise divertito. "Sì, però, prima una doccia."
"E la colazione" aggiunse il cubano con la mano sullo stomaco che già aveva iniziato a brontolarbrontolargli. "Mucha colazione."
Filippo concordò. "Sto morendo di fame anche io, sai?"
"Sai, se hay algo che ho capito de ti, è che tu siempre hai fame" rispose l'altro spingendo la porta d'ingresso per entrare in casa e voltandosi solo un attimo per guardarlo con un sorrisetto furbo.
Quello scoppiò a ridere e gli diede una pacca leggera sul sedere. "Vedi? Già mi conosci."
Un attimo dopo, quando la risata si fu esaurita, Einar girò il viso fino a poter guardare Filippo da sopra alla spalla, si umettò le labbra - solo un secondo, ("Sempre fame, sì") un sorriso furbo e malizioso durato un secondo - e poi tornò a guardare dritto davanti a sé lasciando cadere la camicia a terra, lentamente ed avviandosi lungo il corridoio - le spalle larghe, i muscoli della schiena tesi, la tonalità olivastra della pelle, i fianchi che si muovevano piano seguendo la linea sinuosa dei suoi passi.
Filippo stette a fissarlo per qualche secondo, godendosi il modo in cui il suo corpo si muoveva, poi deglutì quel po' di saliva che gli era rimasta e lo seguì - provò a spogliarsi in fretta, lungo il tragitto.
Il cubano sparì dalla sua vista entrando in bagno, indosso solo i jeans bianchi che gli fasciavano il sedere in quel modo che -
Aspettò che Filippo varcasse a sua volta la soglia del bagno e lo spinse contro la parete di mattonelle: lo baciò forte, che non sentiva nemmeno più la fame, adesso.
O forse era solo fame di lui.

Cubalibre || EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora