CUBALIBRE
NuevePerdiamoci più spesso
Ancora giovedì
Leggerezza, Filippo aveva ormai imparato il vero significato di quella parola - tutte le lezioni di Einar erano servite ad aiutarlo a spegnere il cervello, a volte.
Era con quella sensazione nello stomaco che, in quel momento, il cantautore stava ascoltando le spiegazioni di Einar e stava ammirando la bellezza di quel posto. "A volte stento a credere che esistano per davvero luoghi così, sai?" confessò, meravigliato.
Einar si appoggiò alla ringhiera del ponte di legno che segnava il percorso turistico da seguire nel parco naturale - un raggio di sole lo colpiva dritto sul viso, illuminandogli gli occhi ed il sorriso col quale stava rispondendo a ciò che Filippo gli aveva appena confessato. "Las maravillas sono ovunque, basta guardare bene" fece, le braccia tese appoggiate alla ringhiera ed il capo piegato appena da un lato. "Non pensi?" aggiunse fissandolo, che probabilmente pure Filippo rientrava nelle meraviglie del - basta.
"Sì." disse l'altro, guardandolo con un sorriso leggero. "Davvero ovunque." e lo squadrò per un attimo, poi scosse il capo e si schiarì la gola, tornando a guardare il posto.
Quello allungò un braccio per accarezzare le foglie di un albero poco più in alto, un altro sorriso sulla bocca, cercando di dimenticare lo sguardo che si era appena sentito così piacevolmente addosso fino ad un secondo prima - no, non voleva dimenticarlo, no.
"Lo sai, quando arriveremo alla grotta te accorgerai de la presencia de estalagmitas sommerse - el agua è così trasparente che lo potrai vedere senza immergerti. Queste estalagmitas dimostrano che la grotta non fu siempre sommersa da acqua, negli anni" spiegò.
Filippo annuì, mordendosi un labbro. "Quindi ci si può immergere?" domandò - col sole che iniziava a battere forte, gli stava venendo voglia di buttarsi in acqua.
"Claro que si" gli rispose l'altro, facendogli cenno di seguirlo in un posto un po' più all'ombra, sotto le fronde di un albero enorme - il cinguettio di un uccellino rendeva tutto così rilassante.
"Ha una profundidad de circa venti metri, forse veinte y dos e l'acqua è calda respecto a la del mare - così non farai più tante escene per entrarci, como el altro giorno alla playa" lo prese in giro.
"Ma era davvero fredda l'acqua!" rispose lui, fingendosi piccato. Non poté non nascondere un sorriso divertito, però. "Sarebbe davvero bello andare fino in profondità."
"Possiamo immergerci" gli confermò il cubano, felice di vederlo così entusiasta.
Poco dopo iniziarono a scendere lungo il percorso, avvicinandosi sempre di più alla grotta. "Vuoi sapere una otra curiosità?" si voltò a guardarlo da sopra la spalla, senza smettere di camminare.
Quello annuì e avanzò il passo per affiancarlo. "Voglio sapere tutto." rispose, osservando l'entrata della grotta poco più in là.
"Tutto? Anche el número de la chica là davanti?" scherzò lui, notando una bella ragazza in costume e shorts che continuava a farsi fotografare da quello che doveva essere il fidanzato.
Filippo lo guardò confuso, poi notò la ragazza e rise. "Vuoi proprio farmi morire uh?" rispose, indicando con la testa il ragazzo. "Ma se lo vuoi tu..." che, in fondo, era lui ad averla notata subito, quindi era chiaro che potesse interessargli - no, no, non gli dava alcun fastidio, no. Quando cazzo poteva buttarsi in acqua?
"Io? Ma se te la estavi mangiando con gli occhi" rise dandogli un pizzicotto sul fianco. "O forse te estavi mangiando lui?" continuò divertito.
Il cantautore scosse il capo. "Io stavo guardando la grotta. Non mangiavo nessuno." ridacchiò, spingendolo un po'.
"La grotta, sì" rise ancora il cubano riprendendo a camminare con Filippo e sorpassando la coppietta - il ragazzo seguì Einar con uno sguardo interessato mentre passava e a lui venne da ridere, che forse aveva sbagliato proprio le sue impressioni sui due turisti.
Il biondo notò l'occhiata del turista e lo squadrò a labbra strette, sentendo un acidità assurda alla bocca dello stomaco: come cazzo si permetteva quel - no, no. No. Nessun fastidio. Prima che potesse pensarci, lanciò un'occhiataccia al tipo (fanculo, coglione) e scompigliò i capelli di Einar, forzando una risata.
"Dai, dimmi un'altra curiosità."
Einar gli posò il braccio sulle spalle e sfiorò la piuma che quello portava all'orecchio - sorrise.
"I pesci y los camarones che vivono en queste gallerie - non tutte sono visitabili - sono ciechi, no? Perché è troppo buio, lì, y por eso non sviluppano la vista."
"Davvero?" chiese il ventunenne - un braccio intorno alla sua vita. "Poveri pesciolini."
"Che estúpido" scosse la testa quello, divertito, mentre iniziava a scendere gli scalini - si tolse la t-shirt un attimo dopo, praticamente già pronto a tuffarsi, nonostante fossero ancora all'imbocco della grotta.
Filippo lo fissò stranito ed un po' incantato - non era certo un segreto che fosse attratto da lui e - deglutì. "Ti spogli già?" domandò con tono malizioso.
"Me preparo" rise lui appallottolando la maglia e lanciandogliela in faccia, i muscoli tesi nel movimento, la pelle abbronzata e liscia e quel tatuaggio lì, nell'interno del braccio - addosso quella bella risata, quella felice.
Anche quello rise e gli solleticò un fianco, facendogli una linguaccia. "Dopo facciamo una foto?"
Einar lo fissò per un lungo attimo, provando a scacciare via il pensiero che, se Filippo gli stava chiedendo di fare una foto, forse era perché la sua partenza era imminente e - no, forse è solo perché vuole portarsi via il tuo ricordo, Ein, sì.
Allora annuì con un sorriso, entusiasta, gonfio di quel pensiero positivo - lo precedette un passo più in basso, poi gli porse la mano per aiutarlo a scendere quello scalino più alto ed irregolare, ricavato nella roccia della grotta. "Ven."
Il cantautore sorrise un po' divertito da quella accortezza e gli strinse forte la mano, scendendo lo scalino senza alcuna difficoltà. Si guardò intorno, studiando l'interno ammirato e si dimenticò di lasciar andare la mano dell'altro, infilando l'altra nella tasca dei pantaloncini.
Quello si guardò attorno: non lo ricordava così bello, quel posto - maravilloso. Alzò la testa per osservare meglio quel tetto di rocce, la mano ancora stretta a quella di Filippo e sulla bocca, un fottutissimo sorriso zeppo di felicità.
"Lo sai, aquí se debe parlare a bassa voce, non si può urlare" fece, avvicinandosi un po' al suo orecchio, che beh, era una regola della grotta in realtà, ma per lui era anche una buona scusa per stargli più vicino.
Filippo voltò il capo, sfiorando inavvertitamente le labbra con le sue - deglutì. "Davvero?" chiese a bassa voce, forse anche un po' roca.
"Sì, niño, è una regola" rispose quello divertito, la mano sul suo fianco - poi fece un passo indietro, ricomponendosi e prendendo anche un grosso respiro. "Andiamo più giù" lo incitò indicandogli un punto poco più sotto, dove avrebbero potuto posare le loro cose e successivamente fare un bel bagno.
Il biondo lo seguì, ammirando le pareti e l'acqua che sembrava incredibilmente limpida. Sentì un rumore e si voltò, osservando dei ragazzi lanciarsi in acqua. Tornò a guardarsi intorno, sorridendo un po'.
"Hai visto che bello?" chiese Einar passandogli accanto - gli sfiorò il sedere con la mano - poi appoggiò le sue cose in terra, vicino alla t-shirt. "Molto bello, non credi?" continuò facendo un passo indietro, adesso di fronte a lui - ancora un passo, poi si voltò e d'improvviso si lanciò in acqua, le ginocchia raccolte e le braccia attorno ad esse. Sulla bocca, un sorriso enorme.
L'altro scoppiò a ridere e si sbrigò a togliersi la maglietta, le scarpe e a svuotare le tasche. Si lanciò in acqua e gettò le braccia al collo dell'altro. "Davvero bello."
Il cubano rise passando la mano bagnata sul viso dell'italiano, strofinandoglielo per bene dentro ad un'altra risata - mosse le gambe per tenersi meglio a galla.
Filippo provò a spingerlo un po' verso il basso per farlo finire sott'acqua, con un sorrisetto furbo sul viso.
E quello si immerse ed allacciò le gambe alle sue, per tirarlo giù con sé: aprì gli occhi nell'acqua cristallina e quando se lo vide davanti lo baciò, lo baciò dolcemente, approfittando di quel punto buio nel quale erano finiti, tra uno scherzo e l'altro - gli tenne il viso con le mani, mentre ancora lo baciava.
Il ventunenne lo baciò e baciò e baciò finché non cominciarono a bruciargli i polmoni, costringendolo a salire in superficie. Lì respirò profondamente e rise piano, sentendosi incredibilmente felice. "Dio." mormorò.
Einar lo soppesò con lo sguardo, si riempì gli occhi del suo sorriso, della sua aria felice, delle piccole rughe che gli comparivano intorno agli occhi, del naso arricciato - deglutì, decidendo che per la sua sanità mentale sarebbe stato meglio, molto meglio, mantenersi ad un metro di distanza - minimo - da lui. Alzò il dito indice, quasi ad indicargli di fare silenzio ed ascoltare per qualche secondo.
"Lo senti?" domandò. "Questo è el suono de la libertad."
Filippo sorrise e chiuse gli occhi, godendosi il silenzio. Il suono della libertà: già, si sentiva così libero, così leggero ora.
Il cubano allargò le braccia, lasciandosi venire a galla con tutto il corpo, rilassando la schiena - sospirò, le gambe appena divaricate.
"Lo sai -" mormorò dopo un po', ancora lì a galleggiare "- dovresti escriverci una canzone, sulla libertad."
Quello sorrise un po'. "Vuoi aiutarmi a scriverla?" propose, aprendo gli occhi e puntando lo sguardo su di lui.
"Non sono bravo a escrivere" ammise Einar tornando dritto e passandosi la mano tra i capelli, rovinando un po' i ricci bagnati. "Pero posso provare a accompagnarti con la chitarra. O a farme tocar como se fossi uno strumento musicale" completò, restituendo lo sguardo che - Dio, ma ce la facevano a non mangiarsi con gli occhi per più di cinque minuti?
L'altro si leccò le labbra, poi, si immerse con un sorriso divertito, sparendo nell'acqua limpida.
La risposta, per Einar, fu piuttosto chiara, tanto che sentì avvolgerlo quel calore che, negli ultimi giorni, era diventato piuttosto familiare. Ebbe voglia di allungare le gambe e cingergli il corpo, di attirarlo a sé, di baciarlo lì e fare l'amore con - no, fare sesso, solo sesso. Allora si limitò a portare la mano sulla sua testa e a spingerlo un po' più sotto, ridacchiando e mandando via tutta la malizia, sebbene con una certa difficoltà.
Filippo gli afferrò la vita con le braccia e lo tirò giù con sé. Gli prese il viso tra le mani e fece scontrare le loro fronti, sott'acqua.
Lui gli sorrise, le dita serrate attorno ai suoi polsi e le gambe che si muovevano quasi pigramente in acqua, dentro a quel momento che stava dilatando il tempo - lo guardò, che aprire gli occhi sott'acqua gli era sempre piaciuto così tanto e incontrare il suo sguardo, adesso, forse, era diventata una delle sue cose preferite nel mondo. Un ragazzino - Einar riusciva a sentirsi un ragazzino spensierato e probabilmente - nonostante tutto lo sforzo che faceva per adeguarsi alla filosofia della vita cubana - era una delle prime volte che accadeva negli ultimi mesi.
Il cantautore gli accarezzò le guance e sorrise, totalmente perso nei suoi occhi - ed era così bello in quel momento, sembrava così etereo che quasi non sembrava vero. Gli posò un bacio sulla fronte e poi risalì per prendere ossigeno.
"È bellissimo qui, vero?" chiese quello un attimo dopo, la mano di nuovo tra i capelli, piccole gocce d'acqua a scivolargli giù per il viso. "Anche se i pesci sono ciegos" scherzò.
L'altro sorrise e annuì, osservando le pareti e scostandosi i capelli dal viso. "Ci vivrei volentieri." scherzò, sdraiandosi lentamente sulla schiena e lasciandosi galleggiare.
Einar lo osservò, lo osservò in silenzio come si osservava un'opera d'arte, captandone ogni più piccolo particolare, sentendo l'emozione crescere dentro - no, spezza questo momento, Einar, distruggilo. Portò le mani sott'acqua e le avvicinò ad un Filippo totalmente ignaro - lo spinse, facendolo ribaltare.
Quello si divincolò provando a tornare a galla e riprese fiato, voltandosi verso di lui. "Che stronzo sei." fece, spingendolo piano contro una parete - lì, dove sembrava esserci un punto cieco. "Sarei potuto morire."
"Sì, morire..." lo prese in giro il cubano, lasciandosi intrappolare contro la roccia, le gambe piegate e leggermente divaricate, per accoglierlo meglio contro di sé - buio, buio vicino a quel cunicolo, un buio confortevole, le voci degli altro turisti lontane.
Filippo gli baciò una guancia, poi il mento, poi il collo. "Potrei farti morire anche io, sai?" mormorò contro la sua bocca in tono divertito. Tanto valeva approfittare del fatto che nessuno potesse vederli.
"Ci avrei escomesso" socchiuse gli occhi quello, la testa piegata un po' all'indietro e le caviglie allacciate alla sua vita - posò una mano sulla sua spalla e con l'altra gli accarezzò la schiena, rimanendo sott'acqua.
Il cantautore rise piano, baciandolo sulle labbra. "Ci stiamo soltanto perdendo." sussurrò, dandogli ancora un bacio.
Perdendo, sì, perdendo in un vortice di pensieri ed emozioni, perdendo in qualcosa che pareva non avere una fine, eppure ce l'aveva. Eccome. Quando ripartirai?, avrebbe voluto avere il coraggio di chiedere, che forse quello era il decimo giorno che passavano insieme, appiccicati, e a lui sembrava tutto confuso, il suo cuore sottosopra, la sua mente annebbiata - posò la fronte contro la sua, addosso una brutta malinconia alla quale permise di intaccare i propri pensieri, anche se solo per un attimo. Si ritrovò a deglutire a vuoto, mentre rimandava ancora una volta la domanda - un grosso respiro e poi finì di perdersi, ma questa volta in un bacio.
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Cubalibre || Eiram
FanfictionCOMPLETA | Eiram | 2017 e Filippo vede tutti i suoi sogni andare in frantumi, intrappolato in una realtà che gli sta stretta e che non gli permette di essere chi vorrebbe essere davvero. Cambiare aria potrebbe essere la vera soluzione: sì, ma dove a...