43||apnea||

1.1K 42 0
                                    

Stiamo camminando tranquillamente per il corridoio, aver visto qui piccoli microbi mi ha fatto reso ancora più di buon umore, e ora non riesco a smettere di sorridere. Rocco cammina al mio fianco, anche lui sorride. Quando siamo di fronte alla porta della nostra camera mi dice
-vado al piano di evasione a prendere qualcosa da mangiare- io annuisco sempre sorridendo, e lo guardo andare verso gli ascensori, dove prima c'eravamo noi. Quando gira l'angolo entro nella stanza, prendo il mio blocco schizzi da sopra la scrivania e vado a sedermi sul letto. Ho un immagine impressa nella mia mente, quella di Giorgia e Matteo, e ho voglia di disegnarli.
Inizio a disegnare con la matita descrivendo leggeri tratti.

Quando il disegno è a metà, sento la porta aprirsi
-non ci hai messo tanto, che cosa hai preso?- chiedo a Rocco che è appena entrato in stanza, senza distogliere lo sguardo dal disegno, ma non ricevo risposta, così alzo lo sguardo.
In camera non è entrato Rocco ma bensì mio padre, lo guardo senza aprire bocca.
Ha la camicia bianca tutta stropicciata e fuori da i pantaloni neri eleganti, che solitamente indossa quando va a lavoro. Ha la barba di 5/6 giorni e gli occhi, una volta azzurri come i miei, sono iniettati di sangue e di un colore tendente al grigio.
Mi guarda con uno sguardo che non mi piace per nulla, mi incute timore. I miei genitori mi hanno fatto tanto male, ma non mi hanno mai fatto paura. O almeno non fino ad ora, perché ora papà mi incute parecchio terrore.
Appoggio il blocco schizzi sul comodino e mi raggomitolo portandomi le gambe al petto, è il mio corpo che reagisce d'impulso e mi porta a stare lontano da lui. Non tolgo mai il mio sguardo dal suo, ma non parlo, non dico una parola.
-bambina mia- biascica cercando di avvicinarsi a me, è ubriaco? Da quando mio padre si ubriaca? Io lo fermo con la mano, facendogli cenno di fermarsi e di smetterla di avvicinarsi a me -che c'è non vuoi salutare il tuo vecchio?- mi chiede sempre con quella voce fastidiosa e la stessa smorfia in faccia
-che vuoi da me?- gli ho chiesto a denti stretti
-voglio portarti via, vieni via con me- mi dice con un sorriso malizioso, io rabbrividisco a quello sguardo, e mi raggomitolo ancora di più
-cosa? Io non me ne vado da qui- dico guardandolo negli occhi, lui fa un sorriso come se parlasse con una bambina capricciosa, e io lo ricevo come un schiaffo in pieno viso.
Scuote la testa, con un sorriso quasi minaccioso, ha i denti gialli. Mio Dio, chi diavolo è questa persona, e cosa ne ha fatto di mio padre. Non riesco a credere che mio papà sia davvero diventato questo. La stessa persone che tanti anni fa mi prendeva in braccio e mi faceva volare in alto, non può essere la stessa persona che ora è ubriaca marcia e sembra quasi un senzatetto. Ho davvero paura di quello che può farmi mio padre, di come può reagire. Deve stare lontano da me, non mi si deve avvicinare.

Deglutisco sonoramente e sento il mio battito cardiaco accelerare notevolmente, mi devo calmare o rischio di avere un attacco di panico. Lui continua ad avvicinarsi lentamente a me, e io mi raggomitolo su me stessa sempre di più.
-cara bambina mia, tu ora vieni con me e non fai storie- mi dice guardandomi con i suoi occhi iniettati di sangue, quando vede che non rispondo, si avvicina a me e mi prende per il polso e lo stringe così forte che mi lascerà il livido.
Io cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma lui non intende mollare.
Mi trascina verso la porta, mentre io continuo ad opporre resistenza senza smettere mai. Non voglio ancora uscire da questo posto, lo so che un giorno succederà, ma non ora, non adesso, non ancora.
Il mio battito cardiaco aumenta ancora, e il mio respiro si fa più irregolare.
Non avere un attacco di panico Carly, per favore.
-lasciami!- urlo, facendo uscire di colpo tutta l'aria che avevo nei polmoni. Deve andarsene via e lasciarmi andare.
Fortunatamente dalla porta entra Rocco, con ancora in mano i due brioche, che aveva preso per noi due per fare colazione. Appena mi vede, il suo sguardo da stupito si fa furioso, i suoi occhi si inscuriscono tutto ad un tratto. Il suo sguardo si sposta su mio padre, gli ci vuole una attimo ma alla fine capisce, vede la somiglianza. Ha capito che è mio padre.
-mollala- gli dice a denti stretti, e appoggiando le due brioche sulla scrivania
-spostati ragazzino- gli dice mio padre con il solito sorriso. Rocco fa un passo avanti, le spalle larghe gli danno una mano a sembrare più minaccioso
-ti ho detto mollala stronzo- gli dice con gli occhi puntati sui suoi
-e io ti ho detto levati ragazzino, non ho tempo da perdere. Lei deve venire via con me- gli dice mio padre avvicinandosi ancora di più alla porta, io continuo a tirare il braccio.

Sento delle fitte al mio polso enormi, saranno le cicatrici dei tagli, sarà che sta stringendo davvero troppo, ma davvero non ne posso più. Ma quel dolore non è niente in confronto a quello che sento dentro, al pensiero di dovermene andare.
Continuo a tirare il mio braccio
-smettila di opporre resistenza- esclama verso di me, io sussulto
-tu lasciami- urlo di nuovo, mi arriva uno schiaffo in pieno viso, che mi costringe a girare la testa da un lato, mi porto la mano libera sulla guancia e me la accarezzo. Scotta.
Guardo mio padre con le lacrime agli occhi, lui non batte ciglio
-andiamocene avanti- sibila a denti stretti, io impianto i piedi a terra
-io non vado da nessun altra parte- dico a denti stretti e guadandolo dritto negli occhi
-non ho problemi a picchiarti di nuovo, hai visto come ti ho ridotto l'ultima volta, in fronte ti è rimasta anche la cicatrice- dice facendo il solito sorriso che mi fa rabbrividire, guardando la cicatrice che ho in fronte.

Tutto il mio mondo cade a pezzi, quello che rimane del mio cuore cade a pezzi. Quando vede la mia faccia sconvolta, sorride
-sì Carlotta sono stata io a farti il taglio sulla fronte, a slogarti la caviglia e a procurarti tutte le botte che hai, quando quel pomeriggio ti ho trovato a casa ti ho picchiato. Non poteva essere così debole, mia figlia, non l'ho sopportato. Perciò vedi di muoverti ragazzina, che non ho tempo da perdere- Mi sento mancare, non riesco più a respirare, tutto è in apnea, non capisco più nulla, non sento più nulla. Mio padre mi ha picchiato, mi ha procurato una cicatrice che rimarrà per sempre. Mi ha slogato la caviglia, mi ha procurato ferite e botte che si vedono tutt'ora. Tutto attorno a me scompare, sento solo il rumore del mio cuore che batte dentro le mie orecchie, e che aumenta ogni minuto che passa. Non riesco a respirare, l'aria non entra nei miei polmoni, sono in apnea. Ho i brividi ma sento caldo. Vorrei piangere ma le lacrime non scendono per le mie guance. Sono in trans. Ad un certo punto sento mio padre che mi lascia il polso e io cado a terra in ginocchio, ho gli occhi aperti ma non vedo nulla, solo macchie di colori confuse.
Sento il polso pulsare forte, ma non sento dolore, sono troppo impegnata a respirare per rimanere in vita. Due braccia mi circondano e mi stringono forte, e torno a respirare di colpo, ritorno sulla terra, il mio cuore batte veloce, non riesco ancora a muovermi. Ho brividi ovunque, e tremo.
Mi sento accarezzare la testa con dolcezza
-respira Carly, respira ci sono io ora- mi sussurra Rocco sempre stringendomi forte, io mi lascio stringere e affondo la testa sul suo petto.
Ma non piango, le lacrime non scendono dai miei occhi, il che è ancora peggio, perché mi tengo tutto dentro e finirò con l'esplodere.
Rimango stretta al mio compagno di stanza, finché il mio cuore non torna a battere ad un ritmo regolare. Lui non mi lascia mai, ma oramai è troppo tardi, il mio cuore ha già sentito il dolore, e così non lo sentiva da tanto. Era abituato ad essere protetto da un strato di indifferenza, nessuno poteva fargli del male, aveva un armatura che lo proteggeva. Ma ora l'armatura non c'è più, e tutto il dolore mi ha preso in pieno, uccidendomi dentro. Sapevo che non dovevo fidarmi della vita, stava andando tutto troppo bene, ero troppo felice, sapevo che c'era qualcosa che non andava, sapevo che poi la vita me l'avrebbe fatta pagare.
Vaffanculo felicità, vaffanculo vita, vaffanculo a me.

*spazio autrice*
Buongiorno
Il padre di Carlotta è venuto a farle visita, e a quanto sembra non era desiderato.
Almeno c'era Rocco, ma quanto è stato dolce?

Che succederà a Carlotta ora che tutto il suo mondo è andato in pezzi, e Rocco riuscirà a tenerla in vita?

Lasciate una stellina, se vi è piaciuto il capitolo e un commento su che ve ne pare della storia

We areDove le storie prendono vita. Scoprilo ora