-Buongiorno- dico a Rocco quando si sveglia
-ehi come va sta mattina? Sei riuscita a dormire questa notte?- mi chiede sbadigliando e girandosi verso di me, i suoi occhi verdi sono ancora assonnati e brillano anche di più del normale.
-meglio, sì sì, ho preso sonno subito- mento, mentre mi sposto il ciuffo di capelli scivolato davanti al viso, che ricade di nuovamente. Rocco si alza dal suo letto venendo vicino al mio, quando mi è di fronte, sento il mio fiato mozzarsi. Alza una mano verso di me e mi sposta la ciocca dietro l'orecchio, nel farlo mi accarezza la guancia, una scossa elettrica mi percorre tutto il corpo. Lo guardo dritto negli occhi, lui si rende conto di quello che ha fatto e vedo una scintilla di panico attraversagli gli occhi, ma subito dopo sparisce, lasciando il vuoto. Che cavolo ti è successo Rocco, che cosa nascondi, perché non vuoi far vedere a nessuno quello che hai dentro? Com'è possibile che mi sembri di conoscere questo ragazzo da sempre, quando l'ho conosciuto solo ieri? È incredibilmente strano. Quanto vorrei sapere di più di lui, ma ciò vorrebbe anche dire aprirmi verso qualcuno, e non sono pronta, non posso farmi condizionare dalle emozioni, ma più di tutto non posso permettermi di dipendere da nessuno. Devo badare a me stessa e non permettere a nessuno di sorpassare queste mure, che ho creato con tanta fatica.
Distolgo lo sguardo e abbasso il volto.
-tra un po' dovrebbe arrivare la colazione- dico cercando di non incrociare i suoi occhi, non ottenendo risposta sono costretta ad alzare lo guardo, e lo scopro a guardarmi. Io mi mordo il labbro.
-si si okay- risponde allontanandosi almeno di 3 passi da me mentre si gratta la nuca e con lo sguardo sempre basso, per un momento penso sia in imbarazzo, ma poi torna lo stesso Rocco che vedo da ieri. Cadiamo in un silenzio rumoroso, li odio questi tipo di silenzi, nonostante non ci sia alcun rumore sono fottutamente rumorosi e pesano come macigni. Rocco fortunatamente spezza il silenzio
-vorrai andare in bagno immagino?- mi chiede con un sopracciglio alzato, mi limito ad annuire, lui si avvicina a me e mi prende in braccio, mentre mi fa un piccolo sorriso, io abbasso il mio sguardo per non incontrare il suo.
Mi lascia in bagno, mettendomi giù lentamente, io appoggio tutto il peso sul piede sano. Odio avere una caviglia slogata. Rocco mi tiene per la vita per darmi equilibrio, mi appoggio al muro e sospiro a fondo.
-tra un po' dovrebbe arrivare Tatiana per i controlli mattinieri, dovrebbe toglierti la flebo in teoria- mi dice e io annuisco, lui lascia i miei fianchi e esce dal bagno. Cerco di chinarmi sul borsone senza farmi male, prendo la spazzola e un asciugamano molto piccolo. Non vedo l'ora di potermi fare un bagno, mi sento sporca.
Mi guardo allo specchio, mi lavo il viso e pettino i capelli, poi tocco la ferita che ho sulla fronte, con le dita, faccio una smorfia dal dolore appena la tocco. Devo ancora capire come me la sono procurata, e ancora non capisco. Troverò mai una risposta? Qualcuno dovrà pur sapere come mi è successo no? Non posso essere solo caduta, è impossibile.
Il mio sguardo si perde di nuovo nei pensieri, finché non sento bussare alla porta
-ti prego dimmi che hai finito, devo pisciare ora o me la faccio sotto- dice il mio compagno di stanza, dall'altra parte della porta. Alzo gli occhi al cielo e guardo il mio riflesso scuotere la testa.
-ho finito sì-*************************
Tatiana entra in camera con la cartellina di ieri
-come stanno i miei pazienti preferiti oggi?- ci chiede con un sorriso, che sembra sincero
-ora che ti ho visto Tatiana una meraviglia- afferma Rocco facendole l'occhiolino, lei alza gli occhi esasperata
-Carlotta mi dispiace per te che lo devi sopportare tutto il giorno- mi rivolge un sguardo di compassione, io alzo le spalle
-siete due stronze- esclama Rocco indignato. Tatiana si avvicina a me, ripete le cose che ha fatto ieri sera, e si annota sempre tutto, poi mi guarda con quel sorriso rassicurante, che fanno sempre i dottori.
-hai mangiato qualcosa ieri sera?- mi chiede io annuisco -bene allora è arrivata l'ora di togliere la flebo- Tatiana non poteva darmi notizia migliore, davvero. Lei maneggia con l'ago nella mia mano, finché non sono libera da quel coso
-bene, ora sei libera- mi sorride, io mi guardo la mano ma vedo ancora l'ago, la guardo confusa -oh l'ago devi tenerlo, per le analisi del sangue, oppure per qualunque altro motivo possa servire- mi spiega, io annuisco delusa. Come cazzo faccio a farmi una doccia, ho bisogno di sentirmi pulita, voglio sentire tutto scivolarmi tutto via insieme ad acqua e sapone, non ne posso più di sentirmi così sporca. Tatiana mi guarda inizialmente confusa dal mio sguardo, ma tutto ad un tratto sembra ricordare una cosa importante
-oh scusami quasi dimenticavo, tieni- mi da una specie di guanto in plastica, io guardo l'oggetto e alzo gli occhi confusa, a che dovrebbe servirmi? -credo che tu voglia farti una doccia è da mettere sulla mano così da non bagnare l'ago- mi spiega con un sorriso sulle labbra, io annuisco e la guardo riconoscente, potrò fare la doccia, finalmente. Lei si sposta verso il letto di Rocco, lo guarda, e lui guarda lei con un sorriso sornione, come fa quel ragazzo a cambiare umore così in fretta?
-ma perché a me?- esclama Tatiana guardando il soffitto esasperata. Tatiana, dopo aver controllato Rocco, mi guarda -Carlotta, fatti pure la doccia quando hai finito dì a Rocco di chiamarmi, che ti rimetto le fasciature okay?- mi chiede, io annuisco e lei esce dalla stanza.Guardo Rocco, lui alza gli occhi al cielo si avvicina a me
-non vedo l'ora di tornare a camminare- dico non incrociando il suo sguardo
-perché?- mi chiede vicino a me e guardandomi dall'alto, io lo guardo confusa
-beh hai alzato gli occhi quando ti ho chiamato- dico alzando le spalle con non curanza, lui scuote la testa sorridendo come se stesse parlando con una bambina di due anni che non capisce che cosa sta dicendo.
-sei una stupida Carlotta- mi dice, io lo guardo come se davvero fosse pazzo -alzavo gli occhi perché volevo prendermi in giro- sì sono una cretina decisamente una cretina, alzo gli occhi al cielo per nascondere il mio imbarazzo, lui non ci fa caso e mi prende in braccio per portarmi in bagno, ora è molto più semplice senza la flebo. Mi lascia in bagno, e mi tiene per le spalle
-posso fidarmi a lasciarti qui da sola senza che tu ti faccia del male vero?- annuisco con poca convinzione -tu non pensare ai ricordi okay? Pensa solo a cose belle, anzi non pensare proprio- mi dice alzando le spalle. Ma perché Rocco ha questi momenti, in cui sembra protettivo, e momenti in cui sembra che nulla lo possa toccare, Dio non lo capisco. Solitamene sono brava a capire le persone, e vorrei davvero poterlo capire, ma a quanto pare, con lui è fottutamente impossibile. Lui sta per uscire, quando lo richiamo, lui si gira e mi guarda
-rimani finché mi tolgo le bende per favore, non so se riesco a resistere- lo guardo, ed è la verità, ho davvero paura di rivedere quei tagli, mi fanno tornare tutto in mente, tutto il dolore che ho fatto provare a Azzurra e a Samuele, e non riesco a resistere a tanto dolore, senza farmi del male, mi conosco, e finirei con il tagliarmi, non so come, visto che molto probabilmente qui dentro non troverò mai una lametta, non so come potrei reagire, non trovandola, potrebbe essere ancora peggio. Odio chiedere aiuto, perché Dio io me la so cavare da sola, ma in questo momento ho troppa paura di cosa potrei fare, perciò metto da parte l'orgoglio per una volta.
Rocco mi guarda e annuisce, si avvicina a me e si china per essere alla mia altezza, visto che sono seduta sopra il coperchio del water. Mi prende i polsi e guarda le bende, alza lo sguardo verso di me, e vede una scintilla di tristezza nei suoi occhi, non compassione, solo tristezza. Io non riesco a trattenere il suo sguardo, così lo abbasso e fisso il pavimento. Rocco si alza e va verso il mobile, tira fuori una forbicina e torna da me. Si china alla mia altezza e inizia a tagliare le bende del mio polso. Quando vedo i tagli sussulto, un ondata di ricordi mi travolge, senza volerlo trattengo il fiato. Rocco alza lo sguardo verso di me, i suoi occhi emanano preoccupazione, io mi sforzo di fagli un sorriso per rassicurarlo, anche se lo faccio più per rassicurare me stessa.
Quando taglia anche l'altra fascia, butta tutto sul cestino.
Torna da me e mi prende il viso tra le sue mani, e mi guarda negli occhi, i miei occhi azzurri contro i suoi verdi. Lui mi studia per bene come se volessi leggermi dentro, anche se io non lo voglio. Mi accarezza le guance con i pollici, facendomi venire i brividi
-Carlotta non ti fare del male- dice sempre guardandomi negli occhi, rimane così ancora per alcuni secondi e poi esce dalla stanza. Che cosa avevo detto prima, ah sì, che io i maschi non li capisco e non li capirò mai.
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RomansaATTENZIONE! Questa storia affronta argomenti come l'autolesionismo, l'anoressia l'alcol, il fumo e la droga. Uno sbaglio, un errore di troppo, è quello che porta Carlotta dentro le mure di un ospedale. Lei che è chiusa in se stessa, che non vuole...