Mi sdraio sul letto e mi metto a guardo il soffitto, che in questo momento sembra molto interessante. Lascio che i pensieri mi invadano la testa. Prima avevo paura di farlo ma ora non più, ora ho imparato a controllare i miei demoni, ora so fino a che punto si possono spingere dopo di che, li rimando negli inferi della mia testa. Dove non possono più farmi del male. Perché una cosa ho capito, i demoni non li puoi eliminare, ci sono e ci saranno sempre, non spariranno mai. Ma una cosa possiamo fare imparare a controllarli, e quando li controlliamo vuol dire che siamo guariti. E magari un giorno riuscire anche a farci amicizia, perché no?
In ogni caso questa sera li lascio andare, e un mondo di pensieri mi travolge, cosa posso fare per Azzurra? Come la ottengo la firma di un mio genitore o tutore? Cosa disegneremo nel murale? Come fare io e Rocco? Non voglio tornare a casa mia, dove starò?
Sospiro, un problema alla volta, mi sforzo di concentrarmi su una sola domanda, perché se cerco di risolverli tutti assieme non andiamo da nessuna parte. Mi alzo a sedere e mi guardo per la stanza, in cerca di risposte che ovviamente la stanza di un ospedale non mi può dare. Ricado nuovamente sul letto
-che hai?- mi chiede Rocco uscendo dal bagno, io mi alzo a sedere, nuovamente, e incontro i suoi occhi verdi, che mi chiedono che cosa mi gira per la testa. Ha appena fatto la doccia, non si è asciugato i capelli ricci, che ora sono più ricci e scuri di prima, ha delle goccioline che gli cado sul viso e sulla maglia. Non so perché ma questo lo rende ancora più bello di quanto già sia, inoltre i suoi occhi verdi sono illuminati, soprattutto ora che i capelli sono bagnati, sembrano di guardare due finestre che danno su due prati verdi luminosi. Gli sorrido dolcemente mentre si avvicina a me
-troppi pensieri- dico e ricado di nuovo sul letto, lo sento ridacchiare ma poi si stende accanto a me
-dimmene uno avanti- mi dice guardandomi, io incontro i suoi occhi
-Azzurra-
-Azzurra è un problema?- chiede confuso, io sorrido
-ma no, il problema è che lei sta dai miei nonni, e di certo non voglio dare a loro il peso di crescere lei e di tenere anche me, perciò devo trovare una soluzione- sospiro -e poi non voglio allontanarmi da te- incontra il mio sguardo e mi stampa un bacio sulle labbra, mentre sento che sorride. Quando si stacca vedo che mi guarda serio
-è da un po' che questa idea mi frulla in testa, più che un idea sarebbe una pazzia, ma non sapevo se parlartene oppure no, ma visto che ormai sei abituata te lo dico lo stesso, soprattutto ora che potrebbe essere una soluzione al tuo problema- mi dice sempre serio, io -pensavo di andare ad abitare insieme- dice tutto ad un fiato, io lo guardo con gli occhi spalancati -sì lo so che è una cazzata, e che non si può fare, era solo un pensiero mio, scusa- mi dice mentre si gratta il retro della testa con fare imbarazzato. Io gli sorrido e lo bacio con forza per metterlo a tacere.
-no no no, è una bellissima idea, solo non pensavo me l'avresti proposto. Dio Rocco sarebbe fantastico, andare ad abitare insieme? Sarebbe fantastico, la nostra cucina, il nostro salotto, la nostra casa. Sarebbe bellissimo- dico sorridendo e guardandolo negli occhi, li vedo illuminarsi e un sorriso comparire sul suo volto.
-infondo abbiamo diciannove e diciassette anni, beh diciotto tra qualche mese- dice facendomi l'occhiolino -e poi tu a casa tua non vuoi tornare e io a casa mia non voglio tornare, potremmo prenderci un piccolo appartamento, io potrei trovare un lavoro mentre tu finisci gli studi- dice con un sorriso da un orecchio all'altro. Io sento il cuore scaldarsi vedendolo così felice. E per un momento penso davvero che potremmo andare davvero a vivere insieme. Poi il pensiero di Azzurra mi torna chiaro in mente, e il mio sorriso si spegne
-e Azzurra?- chiedo sospirando e tornando a guardare il soffitto bianco di quella stanza d'ospedale
-prendiamola con noi.- mi dice, io volto lo sguardo e noto che è serio -sono serio Carlotta, non possiamo prenderla in adozione, perché dovresti testimoniare contro i tuoi genitori e ci vorrebbe una quantità di tempo incredibile, e poi dovesti fare tutte le carte, per diventare minore emancipato, poi le carte dell'adozione. Insomma finiresti in manicomio. Ma se la prendiamo con noi e basta. I tuoi non la rivorranno di certo indietro, togli il peso ai tuoi nonni e ce l'hai vicino a te no?- dice ragionandoci. Io ci penso, per un attimo, sento che la mia testa sta per scoppiare. Sono troppi pensieri messi tutti insieme, ho bisogno di pensarci e di capire cosa fare
-ci devo pensare- dico alla fine sospirando
-certo Carly, non pensavo che mi avresti dato una risposta subito, in verità dentro di me credevo che mi avresti dato del pazzo e che ti saresti spaventata. Perciò per ora la tua reazione entusiasta mi basta e mi avanza. Per il resto ti do tutto il tempo per pensarci, di certo non voglio darti pressioni- mi dice baciandomi la testa. Io gli sorrido, e lo bacio con passione. Lui si sposta sopra di me, per approfondire il bacio. Dopo poco tempo siamo sdraiati l'uno accanto all'altro, nudi sotto le coperte, sfiniti e con un sorrisi sulle labbra.
Appoggio la testa sul suo petto e lui mi stringe con un braccio mentre guarda il soffitto
-grazie per tutto quello che fai per me Rocco- dico alzando la testa sorridendogli, lui sorride e mi bacia con delicatezza
-grazie a te di sopportare le mie pazzie, anche se a volte davvero sembro una persona fuori di testa- ridacchio e gli bacio il petto
-ti amo e mi fido di te- gli dico guardandolo con occhi sinceri
-ti amo anch'io- dice -e mi fido cecamente di te- dice sorridendomi. Mi addormento tra le sue braccia, con un pensiero fisso in testa, quello che qualunque cosa mi accada, qualunque cosa succeda. Ho trovato che mi sarà sempre affianco, e ora non ho più paura di dire che sono letteralmente dipendente da Rocco, perché so che non importa il mondo finché saremo insieme niente e nessuno potrà farmi del male.
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RomanceATTENZIONE! Questa storia affronta argomenti come l'autolesionismo, l'anoressia l'alcol, il fumo e la droga. Uno sbaglio, un errore di troppo, è quello che porta Carlotta dentro le mure di un ospedale. Lei che è chiusa in se stessa, che non vuole...