63||verde intenso||

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Di Rocco ancora non ci vogliono dire nulla, ma dopo quei due infermieri non è più uscito nessuno. E io sento che sto per ammattire sul serio. Mi fanno male gli occhi a causa di tutte le lacrime versate, ma nonostante tutto non riesco a chiuderli e a dormire. Vanessa prima mi ha portato un caffè, è l'unica cosa che ho messo in bocca oggi. Durante il pomeriggio sono arrivati anche Azzurra e Samuele, hanno detto che non ci hanno trovato in camera, così hanno chiesto a Vanessa e li ha indirizzati qui.
Azzurra mi si è avvicinata, e mi ha guardata negli occhi
-cos'è successo?- mi ha chiesto con voce dolce, io l'ho guardata negli occhi, e prima che io riuscissi ad aprir bocca lei mi ha abbracciata -non piangere Carlotta, Rocco guarirà, uscirà da quella stanza, mi prenderà in braccio e mi farà volare in alto in alto, poi mi metterà per terra e darà un bacio sulla bocca a te, come fa sempre, perché sa che sei gelosa- mi ha detto mentre ancora era stretta al mio petto. Ho dovuto fare appello a tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a piangere e non smettere più. Dio ti prego Rocco, non andartene, spezzerai il cuore a questo angelo, non solo a me. Mi sono staccata da lei, le ho prendo le guance, le ho sorrido debolmente e le ho bacio la fronte. Lei mi ha sorriso e si è seduta accanto a me. Ele mi si è avvicinato, io mi sono alzata in piedi, con tutte le mie forze. Ele ha solamente spalancato le braccia e io mi ci sono fiondata dentro. Lui mi ha stretto forte, e non mi lascia andare neanche un secondo
-ehi piccola pazza, andrà tutto bene- mi ha sussurrato dolcemente, e io mi sono sforzata di crederci, anche se con scarsi risultatati. Ma non glielo dico per non preoccuparlo. Sono rimasti con me e Michele per un po' finché non sono stati obbligati ad andarsene. Prima di uscire Azzurra si è gira mi ha guarda con i suoi occhietti azzurri che brillavano, ha sorriso -i supereroi non muoiono Carly- mi ha detto contenta, io le ho sorriso e l'ho salutata con la mano. Spero solo che la mia sorellina abbia ragione.

Ho la testa appoggiata alla spalla di Michele, ormai non so più da quanto tempo siamo in questa posizione ma comincio a non sentirmi più le gambe, che ho strette al petto. Le porte si aprono, da esse finalmente, dopo parecchie ore, esce un dottore, che si guarda in giro. Mi alzo subito in piedi, come se avessi preso una scossa elettrica. Appena ci vede si toglie la mascherina che gli nascondeva naso e bocca e si avvicina a noi.
-siete parenti di Rocco Donati?- ci chiede togliendosi i guanti, io scuoto la testa e mi stringo il bacino, abbracciandomi da sola
-sono la sua fidanzata e lui è il suo migliore amico- dico al dottore, pregandolo con gli occhi che mi dia solo buone notizie. In ogni caso non dovrebbero esserci problemi, Rocco è maggiorenne ha diciannove anni, il dottore sospira. E per un momento ho paura che mi dica che Rocco non ce l'ha fatta.
-in questo caso, posso dirvi che Rocco sta bene, l'operazione, nonostante fosse molto lunga, è andata a buon fine, il problema è stato risolto, ora ha bisogno di riposo, è ancora sotto anestesia e sta dormendo, ma per domani mattina si dovrebbe svegliare- dice il dottore sorridendoci, sento tutto il peso che non mi ha permesso di respirare per tutta la giornata, scomparire. Faccio un meraviglioso sorriso al dottore.
-la ringrazio, la ringrazio davvero tanto, non sa quanto io gli sia grata davvero- dico eternamente grata alla persona di fronte a me, vedo che sorride teneramente
-è il nostro lavoro signorina. Inoltre il tuo fidanzato è davvero forte, non tutti ce l'avrebbero fatta, anche se per un momento le cose si sono complicate, non ho mai smesso di credere che lui ce l'avrebbe fatta- mi dice sorridendo e io gli ricambio subito. Il dottore si allontana, mi volto verso Michele e gli sorrido sollevata, e lui ricambia
-ce l'ha fatta, Michele, Rocco ce l'ha fatta- esclamo felice come non mai, e abbracciandolo forte, non potrei essere più felice di così.

*******

Entro in camera, seguita da un infermiere che trasporta il letto di Rocco, che sta ancora dormendo.
L'infermiere lascia il letto al suo posto, lontano dal mio. Sospiro, li uniremo domani. Sorrido e faccio un cenno all'infermiere, in segno di ringraziamento, che mi sorride e esce dalla stanza. Prendo la poltrona e la metto vicino al letto di Rocco, prendo una coperta e la butto sopra insieme al mio cuscino. Mi ci siedo sopra e lo guardo, ha la flebo attaccata su una mano, i capelli sono come sempre scompigliati, ha un viso rilassato, tranquillo, il respiro è regolare. Sorrido, è il mio Rocco, ed è qui ancora con me, vicino a me, non mi ha abbandonato. Il mio forte Rocco.
Accendo la tv e mi metto a guardare un programma, mentre gli stringo la mano, quella senza il flebo, e finalmente mi sento in pace con me stessa.
Sapere che lui è qui vicino a me, che ce l'ha fatta, e che potrò ancora stare tra le sue braccia mi solleva, e mi fa sorridere.
Ogni tanto alzo la testa e lo guardo, per rendermi conto che non è solo un sogno, ma che è tutto vero, il mio supereroe è tornato da me, ha mantenuto la promessa di rimanere. Sorrido, e appoggio di nuovo la testa sul cuscino appoggiato vicino al suo fianco.
Verso le nove e mezza di sera sento bussare alla porta, alzo la testa e guardo chi sta entrando, la porta si apre e entra una donna che avrà più o meno una quarantina, ma decisamente li porta molto molto bene. Ha i capelli castani leggermente mossi, che le ricadono dolcemente fin sotto le spalle, indossa una semplice maglietta bianca, leggermente attillata sui fianchi e un paio di jeans chiari, a vita alta. Il completo gli dà un aria decisamente più giovanile. Quando incontra il mio sguardo, mi si smorza il fiato, ha gli occhi di un verde intenso, e così li ho visti solo un'altra persona, Rocco. Capisco al volo, questa è la madre di Rocco. Sono abbastanza confusa, sua mamma non era un'alcolizzata? Questa donna è tutto il contrario della mia idea di alcolizzata. Lei si avvicina, ha un viso molto preoccupato, ma quando mi guarda mi sorride
-piacere sono Marta, la mamma di Rocco- mi dice sorridendo e porgendomi la mano, io continuo a guardarla confusa ma le stringo la mano
-Carlotta- dico sempre guardandola, il suo sguardo da me si posa sul figlio, fa un leggero sorriso e gli accarezza la fronte con dolcezza, tipico delle madri. La signora Donati si siede su una sedia vicino al letto di Rocco, e senza alzare lo sguardo da suo figlio dice
-allora credo che tu sia la sua fidanzata giusto?- e solo alla fine incrocia i miei occhi, io annuisco
-sì signora Donati, sono la sua fidanzata- dico con voce ferma, rimanendo però cordiale. Insomma è pur sempre la madre di Rocco.
-oh ti prego chiamami Marta, non sono poi così vecchia come pensi- dice sorridendomi cordialmente, e io le faccio un debole sorriso -allora Rocco ti avrà sicuramente raccontato di me e dei miei problemi- dice abbassando lo sguardo, noto dai suoi comportamenti che se ne vergogna quasi. Io annuisco -e ti avrà raccontato anche dei suoi problemi- alza lo sguardo e ancora una volta i suoi occhi mi lasciano senza fiato, mio Dio sono identici a quelli di Rocco come diavolo è possibile.
-sì so tutto- dico guardandola negli occhi, lei sorride
-bene, allora devi sapere che da quando Michele ha portato qui Rocco, poi è venuto da me, e diciamo che ha fatto il genitore con me, già un ragazzo di poco di più di 18 anni, ha fatto la ramanzina a una che ha più del doppio dei suoi anni- dice riflettendo a voce alta, io sorrido debolmente, perché la cosa è così strana da essere impossibile -mi ha fatto aprire gli occhi, su quello che è successo, su cosa stavo facendo del mio corpo, su come mi stavo riducendo e di come stavo riducendo mio figlio, da quel giorno mi sono iscritta ad un gruppo per smettere di bere e per riprendermi moralmente parlando, e ora sono due mesi che non bevo nulla e che non prendo antidepressivi- dice senza mai togliere il suo sorriso dolce dalla faccia. Io la ascolto in silenzio, e intervengo solo quando ha finito
-sono molto contenta per lei Marta, non è da tutti, avere la forza per riprendersi- dico sorridendole
-ora capisco perché mio figlio ha scelto te- mi dice, io abbasso la testa, perché non ho ben capito che cosa intende. Ma non mi va comunque di chiederglielo. Caliamo in un silenzio fastidioso, che lei rompe -beh ora dimmi un po' di voi due, vi siete conosciuti qui dentro?- mi chiede
-sì, ci siamo conosciuti e innamorati qui dentro- dico pensando ai primi mesi passati qui dentro, lei sorride e mi osserva, sta cercando di capire perché sono qui dentro. Io sospiro, è pur sempre un adulto anche se non lo vuole sembrare, adulto e mamma. Io faccio in modo che veda i miei polsi, lei alza lo sguardo e incontra il mio. Vedo la compassione nei suoi occhi, che cerca di nascondere sorridendo, ma ne ho visti troppi di sorrisi così sforzati. Mi piace chiamarli sorrisi di compassione, anche se il vero e proprio nome sarebbe sorriso falso.
Parliamo per un bel po', e tranne per la questione dei miei tagli, Marta mi sembra davvero una bella persona, sono felice di averla conosciuta. Abbiamo parlato di un po' di tutto, ma soprattutto di Rocco, che intanto stava dormendo tranquillo, nel letto che ci separava. Non sembra la donna sfogliata e menefreghista che mi aveva descritto Rocco anzi, se avessi avuto lei come madre, forse non mi troverei nemmeno qui dentro. Devo dire che le persone in fondo possono cambiare in peggio ma sicuramente anche in meglio.

Marta sia alza dalla sedia
-si è fatto tardi meglio che vada ora- dice sorridendomi, io le ricambio il sorriso e mi alzo. La accompagno alla porta. Prima di uscire lei però si volta verso di me e mi abbraccia con dolcezza
-sono felice di aver fatto la tua conoscenza Carlotta, e sono felice che Rocco ti abbia scelto come fidanzata- mi dice con le braccia ancora attorno a me, io sorrido anche se lei non mi può vedere
-anch'io sono felice di averla conosciuta, Marta- le dico sempre sorridendo, lei si stacca da me e mi sorride
-quante altre volte dovrò dirti di darmi del tu, cara?- mi dice sorridendo e guardandomi negli occhi, io sorrido imbarazzata -spero di rivederti presto- mi dice prima di uscire dalla stanza
-anch'io Marta- le dico, e chiudo la porta.

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