Parte II. Capitolo 3.

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POV'S CARLOTTA

Passò quasi un mese dalla prima ed ultima volta che avevo visto Alberto. Dal quel giorno, nonostante gli avessi lasciato speranzosa il mio numero di telefono, non avevo ricevuto nessuna chiamata e nessun messaggio, segno ormai che era partito desideroso di lasciarsi la storia con Tish alle spalle.
Proprio, a Tish, di quell'incontro non ne avevo parlato. Con estrema delicatezza, quasi impaurita, ma allo stesso tempo con una grande forza, si stava aprendo alla città. Aveva cominciato abitualmente a frequentare le lezioni all'università, aveva conosciuto gente nuova, usciva molto più spesso e finalmente nessuno osava più chiederle, né riconoscerla per il suo passato. Apriva sempre meno frequentemente quella scatola dei ricordi, che invece, rimaneva accantonata per giorni e giorni sullo scaffale più alto della libreria della sua stanza. Ogni tanto la osservavo così curiosa di capire, di conoscere e di rimettere insieme i pezzi di quella storia che li aveva travolti così tanto, ma poi ero fin troppo rispettosa dei suoi sentimenti, per invadere così la sua intimità.

Io dovevo pensare a me. Nell'ultimo mese avevo avuto l'occasione di conoscere meglio Alessandro. Proprio lui, il tipo che un lunedì mattina, si era appropriato del mio taxi, facendomelo, a quasi fine corsa, pagare interamente. Nonostante il nostro primo incontro non fosse stato dei migliori, a quello ne seguirono tanti altri dove ebbi la possibilità di capire il suo mondo. A parte la sua oggettiva bellezza ed il fatto, che proprio per questo, se la tirasse come se non ci fosse un domani, avevo scovato in lui una strano senso di protezione. Si preoccupava se assumevo regolarmente i pasti, dato che ogni tanto per la fretta tendevo a saltarli, mi accompagna fino a casa, ed aspettava che entrassi nel portone, prima di ritornare indietro facendosi tutta la strada a piedi. Alessandro proveniva da una umile famiglia del Sud d'Italia. I suoi genitori avevano fatto continui sacrifici per permettergli di studiare all'università nella quale si era laureato quasi un annetto indietro in giornalismo. Mi aveva raccontato, durante una cena, che quando frequentava le superiori gestiva la radio scolastica con la sua classe. Da lì, nacque la sua passione e la sua attuale professione. Osservavo Alessandro raccontare con vogliosa vivacità i suoi sogni ed ogni tanto mi domandavo anche io, se ciò per il quale stavo studiando e buttando il sangue, mi avrebbe portato ad essere così felice.

Se anche io un giorno avessi potuto raccontare il mio percorso con questo ardore negli occhi.

Quell'ardore negli occhi che avevo visto in Tish quando mi parlava della sua musica.
Chissà se era lo stesso anche quando, un giorno, mi avrebbe parlato di Alberto.


"Possibile che non gli sia balenata in testa, nemmeno per un secondo, l'idea di chiamarmi?" chiesi ad Alessandro camminandogli affianco nel tragitto verso casa.
"Carlotta è da un mese che aspetti una chiamata che non arriverà mai. Io vorrei capire come mai ti sei così fissata per questa storia. Sono semplicemente due persone che sono state insieme, hanno avuto una bellissima storia d'amore, ma che ormai è finita".
"Secondo me non è finita proprio per niente. Pensaci. Lei si trasferisce qui ed incontra me, che incontro te che incontri Alberto. E' letteralmente un segno del destino. Il destino ci sta dicendo che in qualche modo le nostre vite sono collegate."
"Quindi secondo la tua teoria, anche la mia e la tua vita si sono incontrate ...ora bisogna capire per quale fine".
"Tu che fine vorresti?" gli chiesi sorridendogli.

Lui mi guardò negli occhi, sorrise ed abbassò lo sguardo.

"Fine settimana prossimo scendo giù in Puglia, ti piacerebbe venire con me?".























POV'S TISH

Con il tempo stavo riuscendo, finalmente, a rimettere insieme i pezzi della mia vita. Per adesso, tutto procedeva nel verso giusto e cercavo di indirizzare tutte le mie energie su me stessa.

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