Parte II. Capitolo 5

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Io ed Alberto eravamo ancora seduti sul quel divano.

Erano le due di notte e nessuno si era mosso da quella posizione.

Io era ancora lì e lui con me.

Il motivo?

 Era sconosciuto.

O no.

Forse lo conoscevamo fin troppo bene.

Forse, stavamo cercando, pian piano, di recuperare tutti i tasselli di quello che avevamo vissuto negli ultimi due anni.

"Vado via... " esordì Alberto, fissando l'orologio che aveva al polso ed interrompendo il silenzio creatosi.

"Forse è meglio".

In realtà, non volevo che per nessuna ragione al mondo, andasse via. Se avesse nuovamente varcato la soglia di quella porta, avrebbe portato con sé tutto di lui. E a me non rimaneva più nulla. Non avrei più sentito la sua voce calda e profonda, non avrei più visto le sue mani, il suo corpo, i suoi occhi. Non avrei più sentito quel suo profumo, che in quelle ore, aveva inebriato la stanza.

Al sentire le mie parole, si alzò e riprese l'impermeabile. Lo indossò lentamente ed a piccoli passi si avvicinò alla porta d'ingresso.

"Come devo prenderla questa volta? Come un "addio" o come un "arrivederci"?".

Non gli risposi.

Continuai a fissare il pavimento con la testa bassa.

Però poi risposi. E gli dissi semplicemente:

"Resta, ti prego".

Si tolse nuovamente l'impermeabile e lo appoggiò sull'attaccapanni.

"Fammi vedere la tua nuova stanza, Tish".









"Ti piace? L'ho arredata io. Il colore delle pareti non ho potuto cambiarlo, però ho cercato di renderla più confortevole possibile".

"A me sembra un po' arida" proferì Alberto, mentre ispezionava come fosse un architetto la mia stanza.

"Tu dici?".

"Si, manca un po' di luce e poi dovresti mettere qualche foto sparsa qua e là per arricchirla".

"Diciamo, che nell'ultimo periodo, ho maturato una propensione a dimenticare tutti i bei ricordi".

"Sono qui, per costruirne altri".

E mi sorrise. Dolcemente, come era solito fare.

"Hai del cibo?" esordì Alberto, mentre lo accompagnavo in cucina per finire il tour di visita del monolocale.

"Cosa vuoi che ti prepari? Sono le tre di notte ..."

"Pasta?"

Scoppiai a ridere solo al sentire pronunciare quelle parole. L'ossessione per il cibo calorico ad orari improponibili non l'aveva abbandonato.

"Io avevo in mente qualcos'altro Alberto, non lo so... una tisana e dei biscotti?"

"Dove sono i rigatoni?"

Alla fine cedetti e fui costretta a mangiare, la sua, formidabile, come lui stesso aveva osato definire, cacio e pepe.

Nonostante, fosse ormai, notte piena, la città non si era mai spenta. Rumori e luci delle macchine riempivano quella notte buia, di cui, appoggiata all'uscio della finestra, riuscivo ad assaporarne la freschezza. Tra un tiro e l'altro della sigaretta che stavo fumando, osservavo Alberto cucinare. Credo di non averlo mai visto più bello di così. Era molto concentrato su quello che stava facendo ed ogni tanto si voltava verso di me per sorridermi.

"Li senti ancora Umberto e Giordana?" gli chiesi, sapendo in cuor mio già la risposta.

"Certo. Non meno di una settimana fa".

"E come stanno?".

"Molto bene. Ad Umberto è stato chiesto da Maria di diventare ballerino professionista per la nuova edizione del programma e Giordana sforna successi uno dietro l'altro".

"Collaborate ancora insieme voi due? A livello artistico, intendo".

"Se dovesse scrivere qualche cosa di bello, non esiterebbe a regalarmelo. Mi è stata molto vicino, soprattutto dopo che tu sei andata via. Le sa, quanto tengo a te".

"Forse è proprio per questo che non mi sopporta. Crede che io non sia abbastanza per te".

"Non l'ha mai detto".

"Ma, sicuramente, l'avrà pensato".

"Se ti può interessare, io non la penso, come lei".

"Se la pensassi come lei, non ci avresti mai riprovato con me".

"Esatto. Lei è Giordana. E' una fedele amica. Ma tu sei, tu Tish, e nessuna sarà mai te. Ti basta sapere questo".





Dormire insieme è stata la prima cosa che io ed Alberto abbiamo fatto quando ci siamo conosciuti. Era così bello essere attaccata a lui, con il suo braccio, che inevitabilmente, si adagiava sulle mie cosce. Avevo l'occasione di respirare a pieni polmoni la sua pelle e di lasciarmi cullare dal suo respiro.

Tutto questo mi trasmetteva sicurezza.

Lui era la mia sicurezza.

La mia casa.

"Forse è meglio se dormo sul divano. Tu che dici?".

Sapevo benissimo il perché di quella domanda. Voleva spartire il peso della responsabilità di quello che sarebbe potuto succedere se avessimo dormito insieme.

Lui lo voleva.

Ed io anche.

E lo sentii.

Sentii la mia schiena avvicinarsi al suo petto nudo.

 Mi baciò dolcemente il collo, mentre le sue mani, scendevano lungo le mie cosce. Mi sollevò l'enorme maglietta, che utilizzavo per la notte, per poi sfilarmela completamente.

"Finalmente" gemette lui al solo pensiero di sentirmi di nuovo sua.

Ed io di sentirlo di nuovo mio. Fu la cosa più vera e più forte che avessi mai provato.Quella notte capii molte cose. Ebbi, la certezza, se non fosse stato lui, non poteva essere nessun'altro. Nessun'altro al mondo avrebbe potuto sostituirlo.

"Io ti amo con tutto il mio cuore" mi ripeteva accarezzandomi il viso ed i capelli, mentre un nuovo giorno sorgeva su Milano.

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