Capitolo 11.

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La descrizione di un attimo le convinzioni che cambiano e crolla la fortezza del mio debole per te ...
La sensazione che in un attimo qualunque cosa pensassimo, in due, poteva succedere...

"I Tiromancino non sono roba tua Tish, chi ti ha fatto ascoltare queste canzoni?".

Tish sedeva accanto a me nel lungo tragitto verso Sperlonga.

Avevo studiato già prima la strada, in modo tale da non rischiare di perderci ed ogni tanto voltavo lo sguardo verso di lei. Era così bella. Aveva tagliato nuovamente i capelli, mossi e sbarazzini, come piacevano a me che lei li portasse. Le sue gambe erano accavallate sul sedile e, silenziosamente, osservava la strada buia illuminata ogni tanto dai lampioni. Ogni volta che la luce incontrava il suo viso, potevo scorgere il suo stato d'animo. Stavolta non aveva opposto resistenza e si stava completamente lasciando trasportare dalla situazione. Nessuna domanda, nessuna affermazione. Nessun "è giusto o sbagliato".

Nessuna razionalità. Cuore, cuore e anche cuore.

"Alessandro è stato un buon maestro di musica italiana" mi rispose non togliendo gli occhi dal finestrino

Alessandro. Bene.

"Avete passato tanto tempo insieme, ultimamente" cercai di provocarla.

Lei non mosse ciglio e si limitò semplicemente ad affermare:
"Si, è un caro ragazzo".


Dopo quasi un'oretta arrivammo nel luogo precisamente indicatomi da Giacomo.
"Siamo arrivati" le dissi spegnendo il motore e scendendo dalla macchina.
Lei rimase parecchio stupita, ma allo stesso tempo affascinata.

"Ti ho portato in un posto che i nordici non sono abituati tanto a vedere"








Alberto mi aveva portato al mare.
Ed il mare d'inverno aveva un fascino tutto suo.
Scesi dalla macchina respirando a pieni polmoni l'aria fredda mista e ricca di salsedine.
Chiusi gli occhi per poter sentire l'agitazione del mare quella sera. Potevo scorgere i suoni delle onde che si infrangevano sulla riva. Forte, deciso, incazzato il mare.

Senti le braccia di Alberto avvolgermi la schiena ed i fianchi.
Ficcò la testa nel mio collo lasciandomi dolci baci per poi sussurrarmi nell'orecchio:

"Vieni, è ora di rimettere le cose a posto".



Mi fece accomodare dentro quella che per due giorni sarebbe stata la nostra casa.
Era la classica casa delle vacanze estive. Piccola, colorata e ricca di oggetti che ricordavano i motivi marini. Un'oggettistica di pessimo gusto.
In compenso le finestre erano molto grandi. Sicuramente alla luce del giorno questa casa sarebbe stata un regno di luce. Vedevo Alberto molto esperto del territorio. Conosceva perfettamente dove fossero posizionate le stoviglie e il cibo. Sapeva dove erano le stanze e dove accendere il gas.

"Ma questa casa è tua?"
"No, è dello zio di Giacomo. Lui ci è venuto spesso qui e mi ha spiegato tutto".
"Molto carina"
"Ti piace allora? Ho cercato di organizzare il tutto nel migliore dei modi possibili. Voglio che tu sia il più a tuo agio possibile".
"Grazie, ma va benissimo così. Fermati e mangiamo. Cosa fai cucini tu?"
"Ovvio. Carbonara. Però ho bisogno di te per cucinarla"
"Ti avviso che so aprire solamente le uova"

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