Capitolo 6.

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Tornare a Gorizia significava tornare al freddo.

Appena scesi dal treno l'aria frizzantina e secca mi accarezzò il viso pallido e stanco dovuto alle undici ore di viaggio che avevo appena fatto.

L'aria di casa mi avrebbe fatto bene per qualche giorno, eppure il mio pensiero era rivolto all'estremo sud dell'Italia.

Per qualche strana forza del destino io ed Alberto eravamo distanti oltre mille chilometri. Io mi trovavo al confine con la Slovenia e nella sua bella Messina assaporava mare e granite siciliane.

Mi mancava tanto.

Ma non avevo avuto ancora la forza di dirglielo.

Durante le nostre video chiamate giornaliere parlavamo della scuola, dei brani assegnati, delle squisite pietanze che sua mamma aveva cucinato durante il pranzo di Natale e poi di noi. Ed ogni volta che chiudeva la chiamata mi diceva sempre:

Mi manchi, Tish.

Io mi limitavo a sorridergli e chiudevo.

So che ci rimaneva male, ma nonostante tutto il giorno dopo era lì.

Ogni tanto ricevevo un suo commento sulle foto con le quali tappezzavo il mio profilo social.

Eravamo lontani e ci mancavamo tantissimo. Solo che io lo sapevo, perché lui me lo diceva apertamente, io no.

"Perché non prendi un aereo e mi raggiungi qui?" mi continuava ad esortare Alberto. "Sto scherzando Tish, so che sarebbe molto difficile per te. Però sarebbe stato bello passare l'ultimo dell'anno insieme"

Avrei voluto tanto raggiungerlo. Avrei voluto tanto abbracciarlo di nuovo. Avrei voluto nuovamente sentire il suo profumo.

Era un semplice scelta di testa o cuore.

Se avessi ragionato di testa non avrei mai mosso un dito. Potrebbe venire anche lui qui, no? Devo fare un passo così grande, scombussolare i miei piani per l'ultimo dell'anno, per cosa? E se non ne vale la pena? Razionalità e piedi ben piantati a terra.

Se avessi invece ascoltato il cuore a quest'ora ero già sul primo aereo per Messina.

Rischio?

La mattina del trentuno presi il primo treno per tornare a Roma. Un giorno prima un giorno dopo che differenza avrebbe fatto.

Se doveva finire bene dovevo essere nel posto dove tutto ero cominciato.

Roma era completamente diversa da Gorizia. Il freddo era notevolmente calato e non avevo più bisogno dei grossi e caldi maglioni.

Indossavo la mia felpa nera e un cappellino abbinato che tagliava a metà la mia frangia.

Ho camminato tanto quel pomeriggio. Penso di non aver mai fatto così tanti chilometri. Pensavo alla cazzata che, forse, avevo appena fatto. E poi pensai nuovamente che era giusto così.

A tarda sera ritornai verso l'hotel. C'era un grandissimo via vai di persone. Persone che correvano nei vari cenoni, tutti vestiti eleganti e ragazzi che si preparavano per le serate in discoteca. Gente che si scambiava gli auguri e si augurava buon auspicio per l'anno avvenire.

"Tu sei tutta matta tutta! Ma che ti dice il cervello!"

"Alla fine sei venuto!" urlai appena varcai la porta della hall correndogli incontro e buttandogli le braccia intorno al collo.

"Certo che sono venuto! Una matta stamattina mi ha mandato un messaggio scrivendomi ti aspetto a Roma per passare l'ultimo dell'anno insieme! Tu sei completamente impazzita".

"E tu non hai potuto rinunciare a passare l'ultimo dell'anno con me! Sai perché? Non mi sembrava giusto che io venissi fin giù in Sicilia e non mi sembrava giusto che tu salissi fin su nella fredda Gorizia. Allora incontriamoci a metà strada. Che ne pensi?"

"Che devi stare zitta adesso"

Mi tirò per un braccio e mi baciò. Un bacio lento ed appassionato. Tutto ad un certo punto si fermò. Solo io e lui.

Non pensammo di staccarci nemmeno per riprendere fiato. Infilò le mani sotto i miei glutei per permettermi di stringere le gambe intorno alla sua vita.

Ci fermammo solo per guardarci e sorriderci.

Quando salimmo in camera lui riprese esattamente dove aveva lasciato.

Non mi diede nemmeno il tempo di chiedere com'era stato il viaggio, se era stanco, se voleva qualcosa da mangiare, dove avesse voluto andare. Mi stava dimostrando tutta la sua contentezza baciandomi così appassionatamente che mi provocò un morsa allo stomaco. Quel fuoco che all'inizio sembrava essere fioco stava divampando sempre di più.

Le sue mani non le avevo mai sentite così possenti su di me. Assaporava e testava ogni parte di me. Glutei, coscia, seno.

Mi posò delicatamente sul letto e cominciò a sollevarmi il lembo destro della felpa per baciarmi tutta la zona del fianco

Esitai.

Lui si fermò e mi guardò negli occhi

"Se non te la senti non è un obbligo. Io ti rispetto".

Mi avvicinai a lui, lo baciai e gli sussurai:

Grazie

Lui ricambiò il mio bacio e si alzò dal letto.

Camminò vicino la finestra, la aprì e respirò a pieni polmoni l'aria.

"Tu sei davvero fatta di un'altra pasta, Tish".


Ecco qui ragazze ci sono riuscita!
Che dirvi! Divertitevi domani sera e augurio di buon anno a tutte voi!
Un bacione e grazie ancora!

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