29: «I'm completely defenseless, for your eyes only I'll show you my heart»

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Tish's point of view

«Cosa intendevi quel giorno con "gatto"?» chiedo cogliendo l'occasione per chiarirmi innumerevoli notti insonni di dubbi.

Vedo le sue labbra curvarsi felici e prendere parola.

«Stavo definendo te ed è anche stata la prima parola a cui ho pensato quando ti ho vista per la prima volta: gatto!» esclama ovvio.

«Io non sono un gatto!» mi oppongo imbronciandomi.

«Oh sì, lo sei» sorride divertito.

«Il gatto è un animale criptico e misterioso, richiede un'attenta osservazione per essere capito e non è facile farlo, però suscita una gran curiosità che ti spinge a farlo. È anche sensibile, ma permaloso e diffidente. Sembra un controsenso, no? Be', no! Se non avessi una gran sensibilità, non sentiresti così tante cose e se non le sentissi non arriveresti ad esserne diffidente. Sembra così freddo e nel suo, ma quando cerca le coccole e ne ha bisogno lo fa capire e non ti dà pace finché non lo accontenti. Ora, dopo tutta questa descrizione, osa dire che non sei tu!» esclama.

«Mmh» sussurro in difficoltà poggiando il mio sguardo ovunque ma non sul suo volto.

«Sì, forse sono io» sorrido arrendendomi e tornando a guardare le sue iridi raggianti.

«Ma io non disturbo le persone così tanto quando vorrei più attenzioni!» esclamo prontamente e con una voce più dolce, tendente all'essere una bambina.

Gli viene da ridere e ha ragione, lo faccio eccome!

Sorridiamo entrambi e dopo svariati minuti fermi nella stessa posizione, scioglie le sue mani per accarezzarmi la guancia e lasciarmi un bacio sulla fronte.

«Eri solo da capire!» sussurra staccando di pochissimo le sue labbra dalla mia fronte poiché le ripoggia e subito dopo mi stringe a sé, poggiandomi la testa sul suo petto.

«E tu l'hai fatto?» gli chiedo ma più che una domanda, vuole essere una provocazione e nel dirla, sollevo gli occhi guardando i suoi.

«Tu ti senti capita?» domanda, provocazione ribattuta con provocazione!

«Io mi sento bene!» esclamo sorridendogli con la testa poggiata sempre sul suo petto, ma gli occhi diretti verso di lui, per vedere cosa prova e a cosa pensa.

Una delle sue mani smette improvvisamente di stringermi e avverto una strana sensazione, quasi di incompletezza. Ma questo senso di vuoto viene colmato quando la utilizza per spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Non so se quel ciuffo ribelle gli desse fastidio sul serio o se fosse un semplice pretesto per accarezzarmi la guancia, ma sono stata ugualmente bene.

E bene ci sto anche adesso che le sue dita sfiorano le mie labbra che schioccano poiché il labbro superiore e quello inferiore sbattono l'uno contro l'altro.

Gli sorrido, odio le carezze e le dimostrazioni d'affetto ma quando le ricevo da lui mi fanno sorridere.

Non ci diamo il tempo per realizzare questa vicinanza che commettiamo il secondo errore proprio come abbiamo commesso il primo un po' di tempo fa: un altro bacio!

Se il primo è stato un conoscersi, questo è uno scambio di qualcosa di forte, di un sentimento che ancora non sappiamo identificare.

«Continuiamo a sbagliare» sussurro staccandomi per prima dalle sue labbra.

«Continuerei a sbagliare altre mille volte se è così!» ammette.

Gli sorrido imbarazzata, ha lo strano potere di farmi imbarazzare.

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