32: «A volte puoi spingerti oltre ogni confine»

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Alberto's point of view

«Alb, tutto bene?» mi chiede, fortuna che c'è lei perché altrimenti avrei continuato a riempirmi la testa di paranoie.

«Sì, sì» mento, sono molto bravo a farlo e infatti se la beve.

«Andiamo al parco?» propone con gli occhi raggianti: per quanto io sia sovrappensiero, mi lascio abbindolare e contagiare dalla sua leggera allegria nell'andare al parco, sembra quasi una bambina.

Camminiamo in silenzio e ciò mi imbarazza: ci sono state altre situazioni, tra noi, dominate dal silenzio, ma mai è stato tanto imbarazzante quanto ora.

Fortunatamente il parco che aveva in mente e a me già conosciuto era molto vicino alla stazione, quindi non ci mettiamo troppo ad arrivarci.

Percorro per la seconda volta quella strada che la volta precedente avevo percorso correndo, senza soffermarmi sui dettagli.

Andavo di fretta, avevo paura di arrivare troppo tardi o di non trovarla più: ora cammina al mio fianco.

Una strana sensazione d'ansia mi stava invadendo, non capivo perché una ragazza dai capelli arancioni in crisi potesse mandare in crisi me e il mio cervello!

Mi siedo su quella stessa panchina su cui mi sedetti una volta che la trovai lì, triste e sola, a piangere, in crisi.

«Ti ricordi la prima volta che siamo venuti qua?» sussurra con un sorriso guardando il sole: è esattamente quello che ha fatto quando la raggiunsi.

«Ricordi cosa ti chiesi quando scopristi che ero qua?» chiede, sorrido al ricordo di quella scena.

«Se ti avessi pedinato» sospiro divertito.

«Esattamente» mi asseconda osservando i miei occhi.

«Tu ti senti ancora pedinata da me?» chiedo di soppiatto dopo essermi guardato attorno, quasi a trovare il dettaglio mancante che la volta prima invece c'era.

Le sue lacrime: sono questo il dettaglio mancante! Piangeva, non piange più. Sono felice di questa "mancanza" però.

«Non è che mi sento pedinata da te: tu mi pedini e basta!» chiarisce.

«Non è vero!» mi oppongo imbronciato.

«Non ti seguo ovunque, se vuoi essere lasciata nel tuo sai che so capirlo e ti lascio, non sono invadente e ne sei consapevole» giustifico.

«Sappi che Alberto non ha mai smesso di pedinare Tijana» afferma.

«Alberto trova sempre spazio nella vita e nei pensieri di Tijana per intrufolarsi e intromettersi sempre, sempre!» ripete.

«Quindi c'è molto spazio per me qua» deduco poggiandole con estrema delicatezza un palmo sulla testa, indicandone le tempie per riferirmi alla sua mente.

Annuisce e solleva di più gli occhi poiché essendomi avvicinato i miei sono posti più in alto rispetto a prima.

«Vorrei ce ne fosse almeno un po' anche qua» sussurro lasciando cadere la mia mano sul suo corpo, scorrendo sulla sua pelle, fino al petto, all'altezza del cuore, dove poggio una mano, accarezzando quella ferita come fosse la parte più bella di lei, cosa che effettivamente è.

«E Tijana? C'è spazio per lei qua dentro?» sussurra avvicinandosi ulteriormente per poter poggiare le sue mani delicate sul mio petto.

«La domanda giusta è se c'è spazio per altro qua dentro, dal momento in cui Tijana si è impossessata di tutto!» esclamo facendole intendere che l'unica persona a possedere il mio cuore - ora come ora - è lei. Nessun'altra, lei.

|| acqua e ghiaccio • TISHERTO || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora