Prologo

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Uscii di casa e al secondo passo sentii una goccia bagnarmi una guancia.
Alzai il volto lanciando un'occhiataccia al cielo plumbeo.

Lo fai apposta allora.

Saltellai fino alla macchina maledicendo i tacchi che avevo addosso.
Maledetto codice di abbigliamento.
Perché mia madre mi costringeva a partecipare alle sue stupide cene?
Come riusciva a convincermi più che altro.

Aprii la portiera posteriore lanciando la borsetta sul sedile.
Rovistai sotto ai sedili in cerca di un ombrello, ero sicura che almeno uno non lo avessi perso o dimenticato da qualche parte.
Ma trovai solo qualche cartaccia di cracker stantio e qualche vecchio fazzoletto. Bleah.
La mia povera Punto, già con una ruota nella fossa.

Sobbalzai sbattendo la testa contro il sedile al rumore di un clacson.
L'auto ferma sulla strada rombava aspettando che mi spostassi.
Suonò di nuovo, impaziente.
Non era la giornata giusta per mettere alla prova la mia pazienza.

Guardai truce l'audi nera che rombava, aspettando che chiudessi lo sportello.
Di nuovo suonò il clacson, facendomi sussultare.

Ho capito!

Chiusi lo sportello con un po' troppa foga.
Gli automobilisti come quelli dovevano avere un girone all'inferno dedicato.

Sentivo la musica a tutto volume provenire dalla autoradio mentre fissavo l'auto sfilarmi accanto.
-Molte grazie- la voce all'interno superò la musica, mi sembrò di sentire l'automobilista ridere mentre si allontanava.

-Deficiente!- urlai ormai completamente bagnata dalla pioggia.
Vidi l'auto fermarsi.

Oh-oh.

Sgranai gli occhi fissando il lunotto posteriore e la vidi fare retromarcia.
Avevo beccato un permaloso.
Spostai il peso da un piede all'altro nervosa,
mentre vedevo il finestrino abbassarsi di nuovo.
Imprecai maledicendo la mia boccaccia.
Mia madre me lo diceva sempre che parlavo troppo.

-Hai detto qualcosa?- giuro avevo mille risposte pronte sulla lingua, e nessuna era gentile.
Prima che l'automobilista stronzo mostrasse il suo volto togliendosi gli occhiali da sole scuri.
Forse si era finalmente accorto di che razza di tempo ci fosse...

Un paio di occhi verdi foglia puntarono i miei e sentii la mia lingua attaccarsi al palato.
Un sopracciglio scuro si inarcò e capii che stava aspettando che dicessi qualcosa.

-Ehm ... che sei un maleducato- riuscii a dire, ma ormai avevo perso smalto.
Un paio di labbra si arricciarono in un sorriso beffardo.
-Non mi pare. Nessuno ti ha mai detto che le brave ragazzine non devono dire le parolacce?-
Che?

Alzai gli occhi al cielo.
– Senti sta diluviando potresti spostarti? – feci cercando di aprire la portiera.
– Certamente, é stato un piacere anche per me – disse ironico alle mie spalle.

Sentii il rombo dell'auto che ripartiva.
-Cretino- non riuscii proprio a trattenermi.
L'auto frenò di nuovo, la testa del ragazzo si sporse fuori dal finestrino.

-Allora è un vizio! Tranquilla avrai occasioni per insultarmi di nuovo. Sono il tuo nuovo vicino, magari busserò alla tua porta per dello zucchero- guardai i suoi capelli scuri scompigliati dal vento e mi chiesi cosa avessi fatto di male nella mia vita precedente. Maledetto Karma.

L'auto partì un secondo dopo veloce come un razzo.
Quello era fuori di testa.
Bello e pazzo, un classico.

É la mia prima storia datemi una gioia e siate buoni 😅
Commentate, stellinate o quello che vi pare ma se ci siete battete un colpo a prestooo ❤️

IL RAGAZZO DELLA PORTA ACCANTO [TEMPORANEAMENTE SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora