12- SEI BELLISSIMA

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Non ero una persona mattiniera, non mi mettevo a sorridere alle prime luci dell'alba e fischiettare con gli uccellini fuori dalla finestra.
Ok forse esageravo in fondo solo uno psicopatico o Biancaneve lo avrebbe fatto, ma io ero la classica persona che partiva a Diesel.

E quel venerdì mattina ancora non avevo collegato il cervello quando, entrata in ufficio, Mark mi aveva placcata.

I soliti baffi pettinati e gli occhi vivaci mi fissavano nemmeno avessi tre occhi.
-Il signor Gregory ti vuole nel suo ufficio- il mio cervello iniziò ad andare in tilt.

-Scherzi?- alzò un sopracciglio, nemmeno lui sembrava di buon umore quella mattina. Sospirai cercando di fare mente locale, era partito per Miami ma era tornato già da qualche giorno visto che era riuscito a fare una cenetta con mia madre.
Solo il pensiero riusciva a darmi i brividi.

Che cosa poteva avere da dirmi di così importante?

-Turner è già con lui- ah quindi era una riunione. Trallalá che felicità.

-È corretto?- alzai il mento verso la sua tazza di caffè. Arricciò il naso.
-Sono le nove del mattino Katie- il mio fegato non aveva l'orologio cosa importava che ore fossero quando ad attendermi c'erano quei due al piano di sopra?

Mi appoggiai alla parete dell'ascensore e mi ritrovai a sperare che si bloccasse. Come in quelle scene dei film horror dove si spegne la luce e un rumore metallico terribile fa urlare la povera ragazza indifesa.

Le porte si aprirono distogliendomi dalle mie elucubrazioni mentali.
Freddy Krueger dove sei quando servi?

Non ero mai stata ai piani alti, lo spettacolo dal cinquantesimo piano era mozzafiato. Seattle poteva avere un fascino particolare se potevi permetterti un attico super lusso con enormi vetrate splendenti.
Anche l'aria lì trasudava ricchezza e lo faceva molto bene attraverso la moquette avorio e le pareti damascate.

Alzai le sopracciglia sorpresa, quando la segretaria dietro la grande scrivania bianca alzò lo sguardo su di me.
-Kat!-
La segretaria di Caleb era Tyler, il ragazzo del galá che Luke aveva rimorchiato.

Non mi ero mai chiesta che ruolo avesse nell'azienda ma mai avrei immaginato che potessi trovarlo lì.

-Come stai?- mi avvicinai alla scrivania appoggiando il gomito sul bordo, mi sorrise caloroso. Era proprio carino.
-Alla grande, Luke mi ha detto che sei stata assunta- ero circondata da pettegoli.
Sorrisi con un sospiro.

-Ti stanno aspettando- fece poi lanciando un'occhiata alla porta ampia in fondo alla stanza. Il nome del padre di Caleb era ancora inciso sulla targhetta.
Era così palese che volessi perdere tempo?

-Sai di cosa vogliono parlare?- bisbigliai apprensiva, il ragazzo scosse la testa sorridendomi divertito.
Sospirai salutandolo con la mano prima di bussare alla porta.

Aspettai che mi invitassero ad entrare ma qualcuno aprì la porta investendomi con un paio di occhi ambrati meravigliosi.

-Signorina Smith ti stavamo aspettando-
Fai la disinvolta, sei tranquilla e il fatto che non si fosse fatto più vivo dopo la cena non mi aveva turbata per niente.
Ero una ragazza moderna io.

Inciampai sui miei piedi rovinando l'ultima mia opportunità per sembrare una persona seria. Arrossii sorridendo a Caleb prima di accomodarmi sulla bella poltroncina che mi stava indicando.

Ce n'era un'altra identica già occupata dall'altro mio capo.
Mi sentivo un po' braccata.
Caleb chiuse le porta sedendosi dietro la scrivania, indossava un completo grigio scuro che faceva risaltare la sua carnagione olivastra.

IL RAGAZZO DELLA PORTA ACCANTO [TEMPORANEAMENTE SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora