20- NEMMENO FREUD

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Quella notte non riuscivo a dormire, aprii gli occhi fissando la tenda bianca della mia camera da letto, illuminata dai lampioni della strada accanto.

Immagini scabrose mi tornavano in mente e ogni volta mi agitavo nel letto.
Caleb era davvero un fuoco sotto le lenzuola, o meglio sopra la scrivania.

Quel pomeriggio mi aveva fatto provare un piacere che non avevo mai toccato prima e il solo ricordo mi surriscaldava.
Lanciai un'occhiata al cellulare sul comodino tentennando un po'.

Al diavolo! Mi aveva vista in piena estasi ormai, cosa avevo da perdere?

Mi raddrizzai sul letto recuperando il telefono, digitai un sms veloce sorridendo come una stupida.
"Mi manchi, ti vorrei qui con me... "

Sperai che captasse il doppio senso, attesi la sua risposta seduta a gambe incrociate sul letto.
Ma dopo dieci minuti iniziai a perdere le speranze, capii che probabilmente stesse dormendo.

Mi rimisi a letto più agitata di prima, il grande salto, nella nostra relazione, era stato fatto ed era venuto davvero molto bene.
Allora perché sentivo quel magone alla bocca dello stomaco?

Il giorno seguente non sarei dovuta andare in ufficio così passai la mattinata a pulire la casa, o meglio spostare le cose in un altro posto e spolverare le superfici libere.
Riuscii a leggere il primo libro da recensire ma avevo ben poco da dire se non: attenzione pericolo di morte per noia.

Dubito che Caleb ne sarebbe stato contento.
Mi aveva mandato una mail alle otto del mattino con un "Avevi gli incubi stanotte? O pensavi a me?" Mi elettrizzava il lato nuovo di Caleb, quello più audace e birichino.
Ma ancora non riuscivo a liberarmi di quella sensazione... come se avessimo fatto un passo falso ed era solo questione di tempo, prima che avremmo dovuto pagarne le conseguenze.

Dovevo assolutamente vedere l'analista della mamma.

Per il resto della giornata restai appiccicata allo schermo del pc cercando di descrivere, nel modo meno cinico possibile, il libro che dovevo recensire.

Mi sentivo precisamente nel mio ambiente, seduta sul mio piccolo divano, avvolta nel plaid morbido che avevo comprato almeno cinque anni prima. Bevvi un sorso di caffè e riappoggiai la tazza sul bracciolo del divano.

Quando, alle terza revisione, decisi che non avrei potuto tirar fuori quell'articolo in un modo migliore lo inviai a David, sperando che mi desse l'ok per pubblicarlo nella pagina ufficiale della nostra azienda.

Mi bloccai alzando lo sguardo dallo schermo del pc quando sentii il campanello suonare.
Appoggiai il computer sul lato libero del divano, per poi andare ad aprire la porta con ancora il plaid sulle spalle.

Rimasi di sasso quando vidi una ragazza bionda fuori dal mio cancello con al suo fianco Liam, che con le mani nelle tasche non mi sembrava troppo a suo agio.

-Ciao Katie!- esclamò la ragazza dal fondo del vialetto, uscii fermandomi sul pianerottolo stringendo la coperta come se fosse una sorta di mantello.
-Rose?!- la sorella di Liam mi sorrideva entusiasta con un abitino rosa cipria e un cappotto beige addosso.

-Volete entrare a bere qualcosa?- finalmente ricordai le buone maniere anche se ancora mi chiedevo che cosa ci facessero lì.
Liam iniziò a dire qualcosa ma la sorellina annuì vigorosamente -Volentieri! Ho bisogno di parlare con una ragazza-
Ah, ero proprio io la ragazza fortunata in questione quindi.

In verità Rose mi piaceva ma non ero proprio nelle giuste condizioni per accogliere degli ospiti, avevo ancora i pantaloni della tuta e la mia stupida maglietta di super mario.
Sospirai affranta aprendo il cancello.

IL RAGAZZO DELLA PORTA ACCANTO [TEMPORANEAMENTE SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora