Intorpidita

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Venitemi a prendere che sono pronta da un secolo.

Sono dentro 'sta piscina quasi da dieci anni e sto sperando il vostro arrivo da anni.

Non esco perchè sentirei freddo.

Vi aspetto ma voi pensate sempre a passare oltre. Io sto affogando, mi sto lasciando morire. E ci dissanguo dentro questa vasca; mi lascerò morire, ridendo, come una matta. Munita di sogni frammentati, dei vostri occhi e senza una vera prigione; perchè la mia si trova già sotto il mio cielo. Che mi ha messo in fila con gli altri, che mi ha ispirato le urla, che mi ha accecato il timore.

Sono rimasta indietro, seppur rimanendo qua dentro.

Non ho neanche pianto.

Vi ho pregato di ridarmi i miei polmoni che ormai stanno sfiatando.

Vi ho chiesto di ridarmi la mia testa, ma avete fatto finta di niente.

Vi ho chiesto il mio cuore, il suo calore, il suo freddo; ma non mi avete nemmeno sentita.

Vi ho osservati piangere, scannarvi per urlare; scannarvi e restare ugualmente in cattività.

Vi ho osservati diventare dei muri grigi e mi è salito il vuoto a vedervi così svuotati.

Siete diventati il mio reato più grande, i più infami.

Vi ho visti morti e ho nascosto tutti i vostri cadaveri del cazzo.

Senza teste, senza arti; non me ne sono preoccupata. Neanche dei vostri indumenti e di quanto eravate tristi.

Ho cercato di avere un collegamento con la vostra psiche, con la vostra sudicia dimensione, ma voi me l'avete sbattuta in faccia e da vincitori, siete diventati tristi e sbagliati come Cristo.

Avete passato le sue stesse pene e vi siete crocefissi da soli.Vi siete chiodati le mani da soli, pugnalati al torace, bucate le scarpe. Vi siete piegati davanti ai vostri demoni e ci avete sbattuto la testa tutte le notti, senza pensare che ormai non va più di moda: parlare col silenzio. Interloquire con la vostra perdizione, con le vostri notti.

Vi ho accecato e i miei fari vi hanno tolto la luce.

La mia era falsa, ma vi andava bene; perchè siete abituati a vivere con gli occhi degli alti.

E con costanza, vi ho lasciati cadere in acqua, ma sempre lontani da me.

Io, sono rimasta da sola, seppur con voi.

Non vi siete protetti, non mi avete vista, nè sentita, nè toccata.

Ma sono stata io, a soffocarvi.

Ho preso la vostra testa e ho contato fino a venti prima di liberarla. Ho osservato i vostri occhi scoppiare, il vostro collo storcersi e mi sono innamorata dietro i vostri rantoli.

E le vostre lacrime, si sono mischiate alla mia acqua. Che è diventata così calda da quando ci siete voi, che mi sento quasi a casa e adesso, non mi va più di uscire.

E' giusta questa mia dimensione e navigo sopra i vostri corpi, come se fossi un pesce, che cerca cibo.

Ma non oserei mai mangiarvi, perchè già di nero ne ho fagocitato troppo e il mio corpo non sopporterebbe i vostri lamenti.

Adesso il mondo, si sta accedendo; finalmente.

Non sono più il vostro peso.

Non sono più la vostra acqua, la vostra vita, il vostro racconto.

E avrei voluto partecipare alla vostra ultima cena: versarvi da bere, avvelenarvi l'acqua.

Darvi da mangiare qualcosa di cancerogeno; rendervi prigioneri del mio pasto.

Osservarvi morire sotto fiumi di sfumature dissanguate di voi.

Avete sposato la vostra abitudine, senza apprezzare ciò che tenevate stretto. Avete perso tutto e l'avete meritato.

Ma è proprio sott'acqua che prendete potere e cercate di uccidervi.

Mi sbattete sul fondo, sperando che io muoia.

Il mio paracadute non si apre.

Bevo acqua e mi sento persa.

Mi state pugnalando un'altra volta.

Mi stringete il collo, sento la gola chiudersi.

Mi date pugni sulla pancia, sto male.

Provo dolore e mi lascio morire.

Adesso, sono in un bivio.

Dietro non ho nulla, è buio. Davanti ho un vicolo cieco.

Rimango ferma.

Sento dei passi. E' la mia ombra, che è tornata per finire ciò che voi, ciò che la mia testa ha iniziato.

Vuole uccidermi. Ma io cerco in tutti i modi di lasciarmi scappare.

Mi sento chiusa in gabbia, ma cercando di scappare, non mi sono mai sentita così libera.

Sto per sventrare me stessa; sto per combattere contro le mie braccia, le mie gambe, la mia testa.

E proprio quando sto per attaccare, mi abbraccio.

E mi sento viva, mi sento libera; mi sento perdonata.

So di aver sbagliato, so di non essermi innamorata di me, ma so che non importa più.

Adesso sono pronta per strillare più di chiunque altro. Mi sono lavata il cervello.

E mi sto abbracciando. La mia ombra mi pulisce dal mio sangue. Mi guarisce le ferite.

Fa sparire le mie cicatrici.

Non ho più sangue, non ho più strofe, non avrò più incubi, non avrò più la mia acqua sporca e sarò un pesce nuovo, pulito.

Mi accompagna verso la mia strada. Verso il mio nuovo esperimento.

E mi sveglio, di botto.

Il peso è scomparso.

Mi sono esposta.

Mi ascolto. Mi reggo.

E voi, non avete sbagliato mai.

Adesso piove ed io, sento la pioggia sulla mia fronte che cala come la notte.

Che si fa spazio tra le rughe giovani.

Non ho più paura dell'acqua, nè del suo vuoto.

Sono sveglia e sto sognando.


LagerWhere stories live. Discover now