apocalisse

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Quest'apocalisse ha raso al suolo le nostre membra e i nostri collegamenti. Ha deposto tutti i nostri contatti con le cose, con quella natura che abbiamo distrutto, con i nostri ricordi che ormai sono divenuti polvere, con i nostri amanti che, abbiamo ucciso al nostro posto.

Quest'apocalisse, ci ha portati così lontani, allontanandoci dai problemi che, quasi, è riuscita a far muovere un equilibrio stabilito dalle tempeste e dal dolore. E' riuscita a metterci sui palmi delle nostre mani i corpi dei cari che abbiamo deluso o ferito; quest'apocalisse, ha asservito ogni mio movimento e ha lasciato soltanto me dentro questo posto così caldo e arido.

Mi ha detonata fuori dall'atmosfera buona e accogliente, per sbattermi sulle sterpaglie pungenti e false, ma mi serviva; me lo meritavo tutto.

Sono rimasta da sola su questo mondo così frammentato e ormai solitario, interrato dentro la sua galassia, che si è dimenticata di averlo perfino partorito.

E questa terra, sulla quale i miei piedi camminano in silenzio, non la sento più mia. E' così triste e scottante, così dolorosa e grondante di escrementi che non riuscirei a fare più un passo, nemmeno per fuggire via.

Non c'è più acqua, non c'è più sole. Il cielo è così scuro, nonostante sia giorno. Il cielo è così nuvoloso da sembrare quasi un dipinto realizzato un pò a caso, da un pittore drammatico e sventrato dalle sue voglie.

Non ci sono più colori: il verde degli alberi, il rosso del tramonto, il giallo chiaro dell'alba, il nero delle ombre.

Non ci sono più occhi; pressioni, strade spianate, automobili, cortili e recinti.

Non sento più nessuno urlare. E' come se tutto si fosse fermato, più che finito.

Come se tutto si fosse trasferito in un'altra parte e mi piace pensare che sia successo questo.

E' il tempo di farmi avanti, dentro questa distruzione; per ricercare ancora un pò di vita, fondamentale, per poter rientrare nel mio corpo.

E' il tempo di richiamare quei colori, così scostati. Io, sono qui. E continuo a vivere, nonostante questo posto non mi desideri più.

Non posso lasciarlo. Nemmeno io. Ho lasciato così tante persone in sospeso, che se lasciassi pure il mio mondo, i sensi di colpa non mi farebbero dormire più per decenni. E sarei costretta a vagare durante la notte, alla ricerca di parti di me, che ho lasciato alla mia famiglia, agli amici che ho ferito, a te che ti sei scordato di me e a questo mondo, che ancora forse nutre meno freddezza nei miei confronti, rispetto a quanta ne riservi io stessa.

E in questa fine, voglio vederci chiaro. Voglio continuare a sperare soltanto che questo sia stato solo un trasferimento.

-Come se ci fosse un passaggio, che il mondo ha mostrato a tutti.

Un passaggio per potersi salvare da questa catastrofe. Ma si è scordato di riferire a me le istruzioni, le regole. Le vie d'uscita e come scappare.

E' come se mi avesse dato un giocattolo da montare, ma allo stesso tempo, si sia scordato di consegnarmi pure le istruzioni. Ed io, non so cosa fare. Non so come si faccia a respirare qui dentro. Ho perso tutto di me, degli altri e di queste frustrazioni che mi assillavano in vita; quando tutto era ancora concreto, quando tutti ancora eravamo assieme a colpirci le spalle a vicenda; quando il dolore e la compassione erano le uniche verità che ci buttavano in faccia, un  acido che ci solcava il viso, creandoci delle ustioni, che non abbiamo mai scordato.

Anch'io ho le mie. La metà di esse, me le sono incise da sola, perchè ho sbagliato i passi che ho mosso. Ho sbagliato a non tenere la lingua e le mani a bada e ho distrutto rapporti, che pensavo fossero infiniti dentro il loro rammarico. E per quanto sia riuscita a distruggerli completamente, mi è rimasta soltanto pena in corpo; pena per me, che con quei passi sbagliati che ho fatto, forse mi sono pure divertita. Ho giocato con me stessa, per sentirmi così schierata dal mondo, scordandomi che dietro quei rapporti c'erano delle persone che provavano per me, un bene inspiegabile. C'erano dietro persone, che ho lasciato da sole, a perdersi nel mio buio, senza farmi sentire; ed è inspiegabile il sentimento di ripudio che provo nei confronti della mia compassione, che si cela dietro i miei respiri ancora oggi.

Sono rimasta da sola, perchè quest'apocalisse l'ho creata io. Ero satura di occhi, di odori, di perdite, di letti e di lacrime. Satura di quei fili che si spezzavano dopo poco tempo.

Ero un timone rotto per quelle persone, che sono scappate dal mio naufragio.

E nonostante, io abbia cercato in qualche modo di schivare i loro rimproveri, io adesso non mi sento protetta. Perchè ho perso tutto e lo sto vedendo tutt'ora, il mio niente. Ciò che ho lasciato macerare e diventare poi marcio.

Avrei dovuto curare le crepe di quei visi che, richiamavano il mio plasma. Avrei dovuto colpirli, invece di rimanere fredda e scostata. Avrei dovuto dirgli, che non ho mai avuto la forza per salvarmi da me e che non l'avrei avuta neanche per difendere loro, dalle mie mani.

Avrei dovuto ascoltarli, piangerci assieme; avrei dovuto fare così tante cose che, adesso, è quasi inutile perfino pensarci.

Rimango legata a loro, come se fossero i miei angeli che ho perso.

I miei angeli, o pezzi del mio cuore, che si sono staccati dal mio sterno lasciando vuoti, che non riuscirò mai a colmare.

E ci piango su questa terra, così mutata. Perchè avrei voluto solo una persona accanto ai miei passi fragili. Avrei voluto la sua luce così potente e di vetro dietro la mia ombra.

E se solo non l'avessi fatto fuggire, lui sarebbe scappato con me. E avrebbe ingannato questa terra assieme al mio fango. Ma le sue crepe, ho continuato a scalfirle io stessa, con le mie mani sporche.

E siamo rimasti soli; io, intrappolata sotto questa pioggia, avvolta da questo vento, spinta da questo niente, che non ha più sapori. E lui, assieme agli altri. Che aveva messo un pezzo della sua vita, sulle mie mani che ho scordato di chiudere. E mi è sfuggita via.

Lui e gli altri, hanno i colori che finalmente meritano; hanno la fiducia e la vita, che senza di me, si prendono cura di loro.

Lui e gli altri, hanno le ali che hanno sempre meritato.

Lui e gli altri, hanno lasciato qui da me i loro demoni.

Che arrivano con i propri boia e con un cappio, che stringono a dovere.

Mi fissano e so che dovrò confessarmi con loro.

Arrivano e sono da sola, dentro questo posto che sta finendo perfino la sua cenere.

Sono da sola dentro questa diffidenza e questo piacere.

Da sola, dentro la mia apocalisse.

Da sola, ed è il mio ultimo giorno.

L'ultimo giorno per potermi ripulire.


LagerWhere stories live. Discover now