L'ultima volta faceva più freddo

16 1 0
                                    

Resti intrappolato dentro i tuoi spettri, come se fossero davvero l'unica forma d'affetto più preziosa su questa terra.

Credi di essere immune a questo nubrifagio, che sta arrivando.

Ma di cosa ti preoccupi? Quando arriverà, tu starai già dormendo; sarai già persa dentro i tuoi incubi, i sussulti e gli scossoni.

Sotto il tuo cuscino si sono annebbiate le tue lacrime; si sono asciugate e sono rimaste lì, per farti compagnia e per riaverti, ogni volta che lo desiderano.

E' da sotto quello stesso cuscino che parte la solita musica, che ti fa entrare dentro la tua dimensione.

Suoni di violini persi, di chitarre un pò scordate e di tasti di pianoforte maltrattati; ma è la tua musica, ed è così pesante che riesce ad inghiottirti ogni volta che osa iniziare.

Lo stesso ritmo, ti accompagna nei tuoi cammini; ti evoca i demoni, ti spara in strada, ti sbatte dietro i vicoli cieci e ti fa perdere, per ritrovarti ancora una volta, ancora una dannata volta.

E' anche la stessa musica che senti quando ti svegli. Ipnotizzata, dalla sua dolcezza e dal suo dolore; come se lei riuscisse a comprendere i tuoi rantoli, come se riuscisse a captare ogni tuo tremore notturno; come se lei riuscisse ad ascoltarti, a interloquire con la tua testa.

E' lei che forse ti sveglia, un attimo prima di morire, un attimo prima di avvertire quella sensazione di caduta che si prova quando si dorme. E se sembra così uguale per tutti, tu in quella caduta osservi la tua morte.

Se cadi, non ti svegli più. E deve esserci per forza un filo conduttore,un collegamento, che rinforzi il tuo contatto col mondo esterno; con ciò che c'è fuori dei tuoi sogni.

Una spinta, dopo un ennesimo collasso; una carezza, dopo un pugno ricevuto da uno sconosciuto; un'armonia che risuona dentro quella musica triste e strana, che tu sola riesci ad apprezzare. Poichè è soggettiva, interpreta i tuoi occhi, i tuoi lamenti, le tue spade che trafiggono mostri, le tue strade buie che hanno così bisogno di luce, i tuoi denti che strisciano sulla tua lingua. Risuona dentro quelle note musicali storte e ubriache, che senti parte integrante di te stessa.

Ma nonostante sia così forte e annebbiante, a volte non riesce ad aiutarti.

-E non mi rimane altro che il collasso.

Sento i miei muscoli affaticati; sento il dolore che si irradia dentro tutti gli organi, che trova la sua dimora e non vuole più uscire da me.

Sento i colpi dei miei pugnali, sui fianchi, sul seno, sulle spalle, sulla pancia. Osservo il mio sangue scivolarmi addosso come se fosse pioggia. Mi sporca, mi intristisce ma mi rimette al mondo. Mi tiene pronta per combattere una'altra volta con la sua faccia.

E il mio demone, questa volta, è più grande, più isolato, da solo.

E' alto, più di me.

Non riuscirei mai a fargli del male. Non riuscirei perfino a fare un maledetto passo in avanti. Sono impaurita, non so come aiutarmi. Sto dissanguando e perdendo le mie forze e so che quando sarò più debole, lui verrà qui da me a colpirmi.

E' come se gli stessi offrendo il mio corpo, per la sua cena.

Sarò nuovamente la sua cena o forse continuerà a fissarmi, mentre mi anniento da sola. Unicamente da sola.

Le braccia diventano nere. Non riesco più a vedere nulla.

Sento soltanto il profumo del mio sangue, come se dentro al naso avessi tonnellate di ferro che si sta polverizzando.

Non riesco a muovere le gambe e ad un tratto sento lui, che ride.

Ride, sghignazza di me e dei miei tremori.

Ride della mia morte, come se fosse l'unica azione buona da poter compiere.

E sento il mio corpo che si sta sgretolando, come un masso, come un cazzo di ghiacciaio.

Che perde i suoi pezzi; io, come lui sto perdendo i miei.

Mi sto sciogliendo dentro il mio mar(l)e e mi basta così.

Mi basta sciogliermi e morirci qua dentro, piuttosto che vedere ancora la sua faccia.

Mi basterebbe un ultimo colpo, che non arriva. Perchè anche i miei sogni si prendono totalmente gioco di me.

Penso che anche loro si divertano a vedermi contorcere dal dolore.

A vedere i miei legamenti che combattono per restare stesi.

Le mie gambe, che sussultano piccoli movimenti.

Le mie braccia, che ormai sto perdendo.

E la mia testa che rimane qui dentro, tra il sangue, questi rumori che mi disturbano, le risate di quel demone, la sua presenza e la mia paura che colpisce tutto, tranne il suo sguardo.

Non mi resta che urlare. Strillare tutto il mio dolore e sperare nel suo aiuto.

L'ultimo colpo che mi faccia morire, per risvegliarmi.

Ma lui ride, mi afferra le gambe e le morde. Mi fa male, ma rimango a strillare i miei conti persi.

Uccidimi. Sono il tuo pasto preferito. E mentre sento il suo respiro che si appesantisce, mi sento accarezzare la fronte.

Il respiro è calmo.

So che non è più quel demone, ma è qualcuno di buono.

Che mi accarezza e mi risuona dentro le orecchie fischiando, la mia musica.

Mi stringe al suo petto, io non posso vederlo, non posso muovermi.

Ma mi sento così protetta, che rifarei tutto cento volte, pur di avvertire ancora questa sensazione di pace.

Mi sento in bilico; come se stessi cammiando su di un filo. Sto per cadere.

Lui fischia più forte. Vorrei dirgli di smettere e di lasciare che io caschi giù. Negli abissi della mia psiche, per non risvegliarmi, per non vedermi più ogni giorno.

E dopo ciò, sento le sue lacrime cadermi sul viso. Mi sento triste, nuovamente rassegnata.

Mi stringe, piangendo.

Capisco chi è. E non ho più paura.

Vorrei soltanto rimanere in stasi dentro questo momento.

Sto dissanguando, ma non sento più alcun dolore. Come se fossi in transizione: tra la vita e la morte. Non c'è più nulla, oltre noi due.

Sento il suo respiro che si stanca; sta per lasciarmi un'altra volta.

E mentre, cerco di muovermi per abbracciarlo, lo sento accasciarsi su di me e poi scomparire.

La musica è alta, non riesco a pensarlo. Nemmeno a concepire l'idea che mi abbia abbandonata un'altra volta.

Mi arriva una spinta sulla schiena e mi sveglio.

Le lenzuola mi stavano quasi per soffocare. Prendo aria.

Abbraccio i miei polsi e il mio sterno e cerco di ricordare il suo profumo. Ma in testa, non ho nulla.

Adesso, ho paura di dimenticarlo.

Più lo ritrovo in sogno, più sento che mi stia abbandonando nella vita reale.

Sono consapevole, che è dentro la mia testa e la mia tortura fottuta è la consapevolezza che io possa ritrovarlo solo lì dentro.

E continuo in questo turbinio di mosse strane, a farmi del male, attraverso me stessa, i miei occhi e i miei incubi.

Ma posso aprire gli occhi e sperare sempre che un domani, nessuna spinta mi vorrà più; così da poter riavere tutto indietro.-


LagerWhere stories live. Discover now