Comprendere

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Seppur sia passato tanto tempo, io, ho ancora fame.

E ho ancora troppe cose da dire; ho ancora bisogno di reprimermi, più di chiunque altro. Ho necessariamente bisogno, ancora, di vomitare la mia bile.

Mischiarla alle mie idee e sporcarle; sporcale del mio unto poichè questa è l'unica via che esse meritino.

Ho ancora il bisogno di riversare i miei occhi, sulle mie tele per tormentare i vuoti degli altri che, senza il mio corpo, si sentirebbero persi.

Voglio ancora sentire il sole bruciare sulla mia testa e splendere sulla carta che ho sprecato in questi anni.

Voglio quel sole, contento di esserci, dentro il suo scorcio di cielo; egoista e maltrattato, capace di svuotare la testa e di vaneggiare capogiri.

Voglio la pioggia, dopo il sereno e bagnarmi. Sentire le gocce d'acqua sulla pelle, che colano via, come schizzi di vernice su di una parete.

Voglio rientrare dentro quella pienezza che ho, dannatamente, perso durante i miei passi. Voglio screditarmi, pretendere di arrivare in alto e restare ancora sulle mie.

Ho demolito ogni frazione scomposta delle mie note, di quella mia canzone così stonata da dar fastidio, una volta udita.

Ho riscritto i miei versi e la mia melodia e adesso, tutto ha un senso. E questi bassi e questi suoni, non hanno una fine; non hanno termine poichè desiderano impazzire di musica su questo pentagramma poggiato sulla mia testa svuotata.

Ed è da questa musica che ricomincia il mio tunnel, il mio vortice; ed è qui, che inizia la mia rinascita, dopo l'apocalisse.

E' qui, che ho messo il mio punto fermo; qui, mi sono fermata. Qui, si sono bloccate le mie paure e i miei termini hanno spodestato gli attimi di freschezza che mi bagnavano gli occhi quando ero infante.

Qui, ho ritrovato i miei dieci anni e gli strazi.

Ho ritrovato quell'essenza che si era sporcata di anfratti sbagliati che provenivano da altre case.

E ho ritrovato persino la mia casa che adesso strilla; che adesso si muove, colorata dal mio sangue color porpora, dal mio Bianco asettico e dal mio nero, insidioso.

I miei colori, così banali, sono tornati di nuovo in vita ed io, adesso ho di nuovo dieci anni e riesco a pentirmi. Mi pento di averli seppelliti sotto miti, sotto esseri mitologici infimi. Li ho seppelliti, assieme alla mia musica, poichè credevo che non ne avessi più bisogno.

Ma mi sbagliavo.

Ho fatto pace con quella parte di me stessa, che odiavo così tanto.

E ho smesso di mangiare per due; di bere per due. Ho smesso pure di parlare da sola e adesso quando scaldo l'acqua, mi rivedo più grande, dentro quelle bollicine perse per la loro strada; intrappolate dentro un feretro di metallo così agnostico nei confronti della vita, ma puro e credente, nei confronti del cambiamento.

Ed io stessa, sono quell'acqua. Quell'acqua, che spazza via i sapori e gli stati solidi. Ed io, rimango dentro la mia pelle, con i miei simboli. E dentro quell'acqua che nutre movimenti, annego i miei fantasmi che, smettono di respirare sulle mie spalle stanche.

I miei fantasmi che ho lasciato da soli, perchè meritavano soltanto il mio addio.

Adesso, non si nasconderanno più tra i miei ricci; sotto il mio mento, sotto le mie vesta. Adesso, non mi possederanno più in silenzio.

Adesso, io ho la mia brezza. Il mio reagire e il mio perdono.

Adesso, di nuovo, ho dieci anni e la mia prigionia è terminata.

Adesso, il mio nome è assieme alle identità degli altri e ho di nuovo un viso.

Che ha smesso di essere tumefatto.

Adesso, ho i miei giocattoli e le mie favole che finirò di raccontarmi la notte, prima di sognare.


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⏰ Last updated: May 25, 2019 ⏰

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