Eleven.

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Luke's P. O. V.

Osservai per l'ultima volta prima dell'inizio della festa la mia figura nel riflesso dello specchio. Il mio busto era fasciato da una camicia nera lasciata leggermente sbottonata che mi metteva in risalto le spalle, i capelli erano leggermente alzati in un piccolo ciuffo e il solito piercing mi ornava il labbro inferiore che morsi precendentemente per la leggera agitazione che scorreva nel mio corpo. Accennai un sorriso, una piccola parte dei miei obiettivi era stata compiuta. La laurea. Il sentirsi maturi, cresciuti, non più bambini. Avere la testa sulle spalle e le idee ben chiare sul futuro. Il futuro che non si può prevedere e che tutti aspettano con ansia o con paura e che finalmente era arrivato anche per me. Quella sera avrei festeggiato forse per l'ultima volta insieme ai miei amici e le persone a cui più volevo bene prima di lasciare l'Australia e mettere piede sul terreno americano, come diceva il mio migliore amico, la grande mela che nessuno sarebbe riuscito a rifiutare. Non potevo negare che da una parte il tutto mi spaventava, ma dall'altra mi divorava la curiosità di sapere in che modo sarebbe cambiata la mia vita e se sarei riuscito a guarire il mio cuore infranto.

Ashton mi raggiunse nel giro di qualche minuto con il suo solito sorriso stampato sul volto che ricambiai immediatamente. Vedere il biondino vestito in modo formale era una visione più unica che rara in quanto era difficile che rinunciasse alle sue magliette con i vari logo delle sue band preferite, ma era ancora più difficile separarsi dalle sue amate bandane e ridacchiai quando vidi quel pezzo di stoffa tenergli a bada i ricci ribelli. Lo guardai con una leggera sensazione di tristezza realizzando che forse quella era l'ultima volta in cui ci saremo trovati in quelle circostanze e al solo pensiero lo stomaco mi si chiuse in un nodo che per far andare via mi ci volle del tempo.

-Ti voglio bene, Ashton. -dissi guardandolo e forse ero anche un inguaribile romantico ma mi è sempre stato difficile esprimere i miei sentimenti verso i miei amici, ma in quel momento sentivo il bisogno di farlo, perché Ashton nonostante tutte le sue preoccupazioni aveva preso la mia vita nelle sue mani rendendola anche sua.

-Anche io, Luke. -sorrise allargando le braccia che pochi secondi dopo si chiusero attorno al mio corpo.

-Basta con tutte queste smancerie. -scoppiò a ridere dopo un attimo di silenzio in cui mi era possibile anche di percepire il suo respiro confondersi con il mio. -Questa sarà la tua serata. -mi diede un'ultima pacca sulla spalla prima di avvirsi verso il piano inferiore.

-Hai inviato tutti gli inviti? -chiesi andando in cucina ad assicurarmi che tutto era pronto.

-Fatto di persona. -disse tirando fuori dal frigo le birre fredde.

-La musica? -lo guardai.

-È proprio davanti a te. -rise facendo un giro su se stesso. -Ryan e gli altri ci raggiungeranno tra poco. -sorrise.

***

La musica risuonava ancora soffusa tra quelle mura mentre gli invitati cominciarono ad arrivare e con cui scambiavo il solito saluto e abbraccio cordiale con qualche battuta in mezzo per allegerire le circostanze che apparentemente sembravano serie e formali, ma in realtà sapevamo che nessuno vedeva l'ora dell'arrivo del momento in cui si sarebbe forse cantato al karaoke o fatto qualche altre pazzia e tutti avrebbero riso talmente tanto fino ad avere male ai muscoli.

-A quanto pare sono arrivati tutti. -dissi ad Ashton che era al mio fianco vicino alla porta d'ingresso del salotto, ma non appena finii la frase sentii suonare nuovamente il campanello e mi affrettai ad andare ad aprire.

Il cuore sembrò uscirmi dal petto nel momento in cui spalancai la porta. Quella figura fasciata da un semplice vestito rosa cipria, i capelli che ricadevano sulle spalle, un piccolo sorriso sulle labbra e quello sguardo che non cambiava mai nonostante il passare degli anni si trovava davanti a me e a me sembrava di star sognando.

9 Primavere || lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora