Fourteen.

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Luke's P. O. V.

-A presto, Jack. -abbracciai mio fratello stringendolo con tutta la forza che avevo nelle braccia poggiandomi leggermente alla sua spalla ripensando a tutti i momenti passati insieme e alla figura importante che aveva avuto nella mia vita. Jack è stato il mio esempio da seguire sin da quando eravamo piccoli. I tre anni di differenza non sono mai stati un problema perché sin da subito tra di noi c'era quella complicità che a volte non esiste e quell'armonia che solitamente dovrebbe esserci tra fratelli e in sua assenza porta solo sofferenza e dolore che man mano che il tempo passa diventa quasi insopportabile. Io e mio fratello eravamo come due gocce d'acqua tanto che a volte ci scambiavano per gemelli nonostante lui fosse più grande di me. Non gli assomigliavo solo fisicamente, ma anche nei modi di fare e ciò dovuto al fatto che è stato la mia principale fonte di ispirazione anche solamente quando eravamo ancora due bambini e giocavamo con le nostre macchinine. La verità è che ho sempre cercato di imitarlo, non perché mi sentissi inferiore, ma perché secondo me le cose fatte da lui erano le migliori. Crescendo molti dei nostri tratti caratteriali si erano condensati ed eravamo quasi diventati un tutt'uno che nessuno sarebbe stato in grado di separare, in quel caso, nemmeno la distanza.

-A presto, Luke. -mi strinse a se. -Mi raccomando sii sempre te stesso e vedrai che andrà tutto meglio di quanto immagini. Sono fiero di te. -mi sorrise non appena mi staccai e non posso negare che sentire mio fratello parlarmi in quel modo non abbia fatto fare una capriola di gioia al mio cuore. Ricambiai il sorriso senza dire altro perché in fondo, lo sapevamo entrambi che ci bastava uno sguardo per capire quello che volevamo esattamente dire.

-Ashton. -guardai il mio migliore amico che stava leggermente distante da noi con le braccia incrociate al petto e un'espressione alquanto triste sul volto che cercava di mascherare con un sorriso forzato sulle labbra, ma gli amici veri se ne accorgono di quando fingi e io lo avevo capito perfettamente.

-Buona fortuna Luke. -mi guardò venendomi incontro allargando le braccia per poi stringerci in un lungo abbraccio.

A volte, le amicizie risultano tossiche e finiscono in un batter d'occhio, altre restano per tutta la vita perché quella persona con cui ti eri legato ti era entrata dentro e in qualche modo ormai eravate in simbiosi, come se l'uno stesse vivendo anche per l'altro. Ashton lo conobbi al liceo, frequentando un corso sulla storia della musica, una passione che condividevamo da sempre e nonostante la differenza d'età eravamo riusciti da subito a creare quel legame pieno di sintonia e rispetto reciproco che ci portò a dove eravamo arrivati.

-A presto, Ashy. -ridacchiai strizzandogli una guancia prendendolo in giro per sdrammatizzare la situazione.

-Alla prossima Hemmo. -rise anche lui dandomi una pacca sulla spalla e dopo aver rivolto un ultimo sguardo ai due cominciai ad avviarmi verso il gate.

Switching into airplane mode again
We're not alright but I'll pretend
Press my cheek against the glass
Just be good 'til I get back

Salii su quel aereo per inseguire quel mio sogno che mi portavo dietro da sempre e che finalmente sarei riuscito a raggiungere. Con lo sguardo rivolto verso il finestrino pensavo a New York, alla mia nuova vita che era ancora legata a Sydney, a mio fratello che molto probabilmente era ancora in quel aeroporto insieme al mio migliore amico a ripensare a quando mi avrebbero rivisto, a mia madre che era rimasta a casa per evitare di piangere in aeroporto ma che sicuramente piangeva sul divano di casa e a mio padre che la stava consolando. Un altro pensiero si fece spazio più forte di tutti li altri nella mia mente e prepotentemente prese la supremazia aumentando in me quello stato inspiegabile di angoscia. Il terreno cominciava a scomparire man mano che l'aereo decollava e le lacrime minacciavano sempre di più di scendere. Le parole pronunciate quella mattina dalla ragazza che amavo continuavano a risuonare nella mia mente provocandomi una pugnalata nel petto maggiore di quella precedente. Chiusi gli occhi prendendo un grosso respiro e quando gli riaprii il suolo non era più visibile. Non c'era via di ritorno.

The ground disappears
I hold back the tears
I check my phone to see your face
Staring back as if to say
Don't worry, you won't be lonely

Presi il cellulare che era in modalità aereo sbloccandolo e guardai per quella che era l'ultima volta quel viso che provocava in me emozioni contrastanti e nonostante la rabbia del non essere riuscito a conservare quel sentimento d'amore reciproco sforzai un sorriso come per assicurare entrambi che non saremo mai rimasti soli e che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma, l'amore non era corrisposto e io fui costretto a cambiare sfondo del cellulare per  chiudere definitivamente quella primavera e non esserne trascinato indietro. Ormai non c'era via di ritorno.

Why won't you love me?

***

Dopo quasi ventiquattro ore di volo, finalmente toccai il suolo americano. New York sarebbe diventata la culla della realizzazione del mio sogno e la mia nuova vita. Ma, non è facile iniziare qualcosa di nuovo quando sei ancora legato al passato e a quella persona che aveva inconsapevolmente il tuo cuore nelle sue mani e nonostante i sentimenti non ricambiati glielo lasciavi fare.

Quella sera New York era illuminata dalle luci dei grattacieli che diventavano sempre più intense. La radio riproduceva una delle solite canzoni del momento e il tassista che mi accompagnava in albergo cercava di scambiare qualche parola e forse anche scoprire cosa mi aveva portato in quella grande mela, ma l'unico pensiero fisso nella mia mente era lei e soltanto lei. Ritornai a quel giorno d'agosto quando sulla spiaggia pensavamo ai nostri viaggi futuri. “New York.” - disse lei mentre si spalmava la crema solare sulle braccia e io sorrisi annuendo e ci immaginai mano nella mano girando per Times Square. Per un'altra volta in quel istante stavo rivivendo nuovamente quelle immagini davanti agli occhi come una sorta di déjà vu. Presi un grosso respiro e sperai invano di ritrovarmi nuovamente in quelle circostanze eppure nulla sarebbe mai ritornato come prima.

Just another lovesick afternoon
Black butterflies and déjà vu
Hoping for the right words
Waiting for the right words

-Ferma qui! -dissi in mezzo al traffico di Times Square e dopo una fermata brusca, gli tesi delle banconote che tirai fuori precedentemente dalla tasca della giacca in pelle e scesi frettolosamente trascinandomi dietro il trolley.

L'aria calda mi colpì completamente e in New York vedevo una magia diversa da quella che avevo da sempre immaginato e anche se avessi dovuto dire qualcosa, le parole mi si sarebbero fermate in gola senza permettermi di emettere anche un solo suono.

Just yesterday north of NYC*
I couldn't help but think of you
Every time I think of you
You crash like a rolling wave
You come around I lose my brain
Can't find the sound under my tongue.

***

(La canzone originale dice "north of LA" ed è Black Butterflies and Déjà Vu dei The Maine.)

***

HOLAAAA

Eccoci qua, con il capitolo quattordici. Il nostro Luke ha abbandonato l'Australia e attualmente si trova a New York in cerca di costruirsi una nuova vita. Ce la farà? Nel frattempo cosa succederà tra Ellie e Calum? Lo scopriremo presto.😏

Buona lettura e grazie per continuare a leggermi. Se il capitolo vi è piaciuto, stellinate e lasciatemi i vostri pareri qua sotto.🌟

Vi voglio bene.💖

🌈Treat people with kindness.🌈

SEE YOU SOON,

A.🌹

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