Capitolo Tredici - Illegale Quella Gonna.

389 19 11
                                    

Venti minuti per prendere solamente un cappuccino e due brioches, esco fuori dal negozio abbastanza seccata. Metto le buste nello zaino, lasciando solo in mano la tazza di cartone bollente.

Un clacson continua a suonare, rabbrividisco dalla rabbia, il rumore proviene da una macchina nera targata Avis con i finestrini oscurati, è dall'altra parte della strada, parcheggiata di sbieco. Forse è lui. Un finestrino si abbassa rivelando il volto del ragazzo di cui pensavo. Una ciocca bruna gli ricopre un occhio. Cammino attraversando le infinite strisce pedonali, poi entro in auto aprendo la portiera laccata.

«C'hai messo sette anni a prendere queste cazzo di cose.», lo guardo roteando gli occhi.

«Dovresti smetterla di roteare gli occhi a ogni cosa che ti dico.», dice poggiando una mano sul cambio.

Lo guardo male, quanto può essere fastidiosa una persona?

Mi giro, mettendomi a novanta gradi, per appoggiare lo zaino nei sedili posteriori.

«Quante volte ti devo dire che questa gonna è illegale? Il parabrezza non è oscurato.», mi giro di scatto sedendomi e allacciandomi la cintura. Mette la retromarcia, accende l'auto e all'alba delle otto e qualcosa, finalmente andiamo verso scuola.

«Ma ti piace così tanto la mia gonna?», dico scherzosamente. Il ragazzo fa una smorfia altezzosa.

«Hai paura che i paparazzi ti vedano?», continuo prendendolo in giro per i finestrini oscurati.

«Hai una lingua lunga, non potresti stare zitta un attimo?»

Mi guarda, lo fulmino con lo sguardo.

«Mi dici la via della tua scuola?», continua Shawn sbuffando.

Quanto è noioso stare in macchina con lui? Potevo prenderla direttamente io l'auto noleggiata, però poi mi viene in mente che senza telefono e carte di credito non vado da nessuna parte.

«4620 Finch Ave E.», dico, guardo l'orologio della radio, otto e venti, se tutto va bene alle otto e quarantacinque siamo là.

L'accendo, una canzone con un ritmo abbastanza udibile fa spazio nell'auto. La voce del cantante l'ho già sentita, noto con la coda dell'occhio che Shawn, sta mimando le parole a bassissimo volume.

«Voglio amarti con le luci accese, parli senza parlare, ti toglierò i vestiti lentamente perché sono un gentiluomo.», ripeto la canzone.

Penso proprio che questa canzone parli di sesso.

«Ma chi è l'elemento che canta ste cose?», scoppio a ridere.

«Se lo becco gli stringo la mano.», continuo.

Sento altre strofe della canzone e continuo incessantemente di ridere.

«La tua pelle è così perfetta contro la mia, mi piace l'atmosfera in questo hotel.», continuo, sto ridendo a crepapelle.

«Per favore cambiamo questa merda che mi sta ammazzando dal ridere.», dico asciugandomi una lacrima.

Shawn mi prende per mano e la stringe.

Mi fa ricordare a questa notte, la sua mano che continua a toccare incessantemente il mio corpo.

«Ma che fai?», lo guardo stranita con ancora mezzo sorriso sul volto per quella canzone.

«Stai stringendo la mano alla persona che canta questa canzone.», scoppio più a ridere di prima.

«Ma smettila, non credo che un uomo intellettuale come te scriva certe cose.»

Lui spegne la radio e inizia a cantare a cappella. È identico a quello della radio.

È davvero bravo, è pieno di talenti questo ragazzo, disegno, canto, che altro?

Otto. (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora