Capitolo Diciotto - Tregua.

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Alla guida della mia super auto, mi giro ogni tanto per fissare Shawn, che per fortuna mio fratello non gli ha rotto niente.

Nicolas, è stato così gentile che non ci ha fatto nemmeno pagare, ma io gli ho lasciato comunque trecentocinquanta dollari.

Non mi sarei mai aspettata di trovarlo al posto del padre, un tempo mi diceva che voleva diventare uno scrittore, ma ora è lì a fare il dottore.

«Grazie mille ancora Cher.», dice il riccio, mi giro e lo guardo sorridendo, ricambia accecandomi con i suoi denti splendenti.

Da quando mia madre mi ha scritto che la mia punizione era finita, grazie ovviamente a Shawn, ho iniziato a essere più dolce, disponibile e carina nei suoi confronti, anche se lui prima, a volte, mi rispondeva con fare arrogante.

«Di nulla Shawn, sei il socio di mia madre, è il possibile che io possa fare.», rispondo dolcemente, mi guarda un po' alienato.

«Quel Nicolas mi ha raccontato che eravate molto amici un tempo.», dice Shawn dopo un paio di minuti di totale silenzo.

«Si era tipo il migliore amico di mio fratello.», dico, noto con la coda dell'occhio che fa una smorfia di disgusto quando pronuncio "mio fratello", sbuffo.

«La tua vita è perennemente composta di sbuffi e dal roteare gli occhi, lo sai?», sospiro.

«Anche sospiri.», continua, sento il mio stomaco iniziare a brotolare.

«Comunque, ti va di andare a mangiare qualcosina?», chiedo, il moro mima un mh e senza chiedere un suo parere mi dirigo verso al messicano più vicino che ci sia, ho una voglia matta di guacamole.

«Ti piace il messicano?», chiedo.

«È molto buono, io amo da morire il guacamole con le tortillas.», continuo.

«Fai come vuoi.», dice tirando fuori dalla tasca del pantalone il suo telefonino, inizia a giocarci finché non arriviamo al ristorante.

Scendiamo, ma io mi soffermo nel guardarmi nel riflesso dell'auto lucida e divento rossa dalla vergogna, mi sto vergognando di me stessa perché sembro letteralmente una senzatetto.

Cerco di sistemarmi i pantaloni del pigiama in maniera consona, poi arrotolo la t-shirt come se fosse un top e lego la mia chioma con uno scrounchie nero, lascio aperto il giaccone.

«Hai finito di prepararti?», dice Shawn abbastanza stufo, chiudo l'auto ed entro nel negozio.

Ci siediamo al primo tavolo libero che vediamo e prendo immediatamente in mano il menù, ho una fame allucinante, potrei ordinare tutto.

Lo sfoglio un po', tenendo a mente i miei piatti preferiti.

«Ti fidi di me?», mi guarda stranito.

«Prendiamo due guacamole con le tortillas, due burrito al pollo e due nachos.», dico con le stelline a gli occhi.

«Non è troppo?», dice disperato, mimo un pff e faccio un cenno al cameriere.

«Buonasera.», dice il ragazzo sorridendo, ricambio.

«Buonasera.», diciamo contemporaneamente io e Shawn.»

«Ditemi pure.», chiede il cameriere.

«Certo, allora, vorremmo cortesemente: due guacamole con tortillas, due burrito al pollo e due nachos.», dico entusiata, il cameriere scrive velocemente su un taccuino le ordinazioni.

«Da bere invece?», chiede gentilmente.

«Emh, un te al limone e?», dico passando la parola a Shawn.

Otto. (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora