Undicesimo capitolo Un mese dopo

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Ed è già passato un mese, ho vissuto ogni attimo di questi trenta giorni, ho impresso nella memoria tutte le ore passate in questo Stato lontano chilometri da casa. Mi sono iscritta a pallavolo e mi alleno quattro volte la settimana. Seguo anche un corso di francese due volte, il martedì e il giovedì. Si potrebbe dire che non ho nemmeno il tempo di respirare. Non parlo più con Joseph dal giorno della festa. Alla fine ho vinto io, è passato un mese e sono rimasta, nonostante il mio continuo sentirmi sola in questa casa troppo grande. Quasi non ci guardiamo più e ci salutiamo solo davanti a sua madre. Siamo due estranei che condividono lo stesso tetto. Non ha cercato in nessun modo di farmi andare via, questo mi stupisce parecchio. Ormai prendo costantemente il treno per andare ovunque e passo il mio tempo libero con il mio gruppo di amici. Per qualche strana ragione non riesco ad odiare Joseph, nemmeno dopo aver saputo le sue intenzioni. Ogni volta che lo vedo non riesco a non guardarlo, forse è da stupidi ma spero spesso che lui ricambi il mio sguardo. L'ho sentito suonare un'altra canzone eccessivamente triste, l'ho visto leggere un nuovo libro e ho notato che ha un nuovo tatuaggio sul braccio, una scritta in cinese. Vorrei tanto chiedergli cosa significa. Ma lui non mi parla e io non ho intenzione di farlo.

-SABATO

Finalmente è arrivato il fine settimana, oggi ci sarà un evento molto conosciuto in Belgio: le 24h. Si tratta di una gara di corsa che dura ventiquattro ore, le squadre sono composte da otto persone e ognuna di loro deve correre per tre ore, in momenti della giornata diversi. La cosa più bella è che tutti i partecipanti dormono con le tende in un prato di dimensioni enormi. In un'altra distesa di verde ci sono enormi stend dove diverse persone vendono cibo e al centro di tutto c'è un capannone enorme dove si esibiscono diverse band e dove vendono tutti i tipi di birra. Io sono obbligata dalla scuola a partecipare, tutta la mia classe non sarà presente perché non ne aveva voglia. Solo Joseph ha deciso di esserci e dovremmo dividere l'unica tenda che ha.

Sono nervosa, Nathalie guida verso Mouscron, il paese dove si terranno le 24h. Joseph è seduto davanti e ha le cuffie all'orecchio, indossa un paio di pantaloncini neri e una maglietta dello stesso colore. Nathalie ha insisto molto per far partecipare Joseph e alla fine lui ha accettato, forse per la quantità di alcol che ci sarà stasera o per la musica. Non ho mai corso, non sono molto brava. Non so nemmeno quale sia la mia squadra. Il solo è alto nel cielo e fa abbastanza caldo, dopo mezz'ora di viaggio arriviamo a destinazione. Saluto Nathalie con un abbraccio e prendo il mio borsone e la borsa frigo, aspetto che Joseph prenda la tenda e le altre cose rimaste. Ci incamminiamo in silenzio verso le altre tende, ognuno perso nei propri pensieri. Troviamo un posto vuoto e iniziamo a montare la tenda. Appena abbiamo finito inizia a gonfiare un materassino abbastanza grande, lo guardo con un sopracciglio alzato, aveva detto che ne portava due piccoli.

-Joseph io non dormo attaccata a te.

Dico seria e lo guardo. Non posso fare a meno di notare i muscoli delle sue braccia che si flettono mentre gonfia il materassino con la pompa. Alle mie parole si ferma e m'inchioda con l'azzurro dei suoi occhi. È la prima volta che gli parlo dopo un mese.

-Allora puoi dormire a terra.

Dice e continua il suo lavoro. Mi aspettavo questa risposta.

-Sei solo un viziato del cazzo.

Sbotto ed esco dalla tenda, senza nemmeno aspettare la sua risposta. Vado verso i prof, noto che c'è anche il ragazzo che lavora a scuola, non ho ancora scoperto il suo nome. È vestito sportivo, indossa una tuta Nike e rispetto a prima ha una leggera porzione di barba che lo rende ancora più maturo. Mi saluta con la mano, ricambio il saluto. I prof mi danno una canotta rossa con su scritto il nome della scuola, devo correre tra un'ora. Tutti i miei amici non ci sono, non hanno voluto partecipare. Ritorno alla tenda per ascoltare un po' di musica prima della corsa. Entro e trovo Joseph sdraiato sul materassino, ha gli occhi chiusi e le cuffie. Mi sdraio a debita distanza da lui. Joseph apre gli occhi e si gira verso di me.

-Ascolta la musica del viziato.

Dice e si toglie una cuffia. I suoi cambiamenti di umore mi spiazzano, rimango ferma a guardarlo. Joseph allunga una mano e scosta i miei capelli posizionandoli dietro le orecchie, il suo tocco mi provoca un brivido, i nostri occhi sono fermi a guardarsi, azzurro dentro l'azzurro. Mi mette una cuffia e sento subito una canzone che conosco: bailando di Enrique Inglesias. Chiudo gli occhi e mi perdo in quella canzone bellissima. Quando finisce Joseph fa partire la riproduzione casuale e mi addormento tra le note di Bruno Mars.

Mi sveglio di colpo e trovo il viso di Joseph a tre centimetri di distanza, ha un'espressione beata e gli occhi chiusi, sta dormendo. Mi alzo in tre secondi e guardo l'orario, sono con bene due ore e mezza di ritardo. Si è fatta sera, corro verso i prof.

-Scusatemiii!!

Dico respirando a fatica.

-Abbiamo fatto iniziare un'altra tua compagna di squadra, non preoccuparti. Preparati, cinque minuti e corri tu.

Mi sistemo le scarpe e i leggins, rifaccio la coda ai capelli e preparo la musica. Vado nel punto in cui deve avvenire lo scambio e aspetto, facendo partire la playlist delle canzoni house e commerciali. Quando la mia compagna arriva mi da subito la canotta gialla e la cavigliera conta chilometri. Inizio a correre e così anche la pioggia, che inizia a scendere due secondi dopo il mio scatto. Seguo il percorso correndo a velocità sostenuta ma dieci minuti dopo inizio a sentire un dolore forte alla gamba sinistra. Sono arrivata in un posto abbastanza buio e tutti i concorrenti iniziano a superarmi, uno dietro l'altro. Il dolore diventa sempre più forte, ed è come se l'osso mi perforasse la gamba. Smetto di correre e provo a camminare ma il dolore è ancora lì e io devo finire il percorso per dare la maglia a un altro compagno di squadra, non posso fermarmi. Questa consapevolezza mi fa venire le lacrime agli occhi e cerco di camminare zoppicando. Intanto la pioggia aumenta e mi bagna sempre di più mescolandosi alle lacrime. Non mi sono mai sentita così persa e così sola, mai in tutta la mia vita. Le lacrime mi offuscano la vista, mi siedo per terra, non riesco più a camminare.

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