Sesto capitolo Primo giorno di scuola

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Il suono della mia sveglia si propaga nella stanza, segna che sono le sei. Dovevo svegliarmi adesso, maledetto Joseph!

Mi alzo e sistemo il letto, poi prendo i vestiti. Decido di indossare una gonna nera con le pieghe che arriva sopra il ginocchio, una canotta dello stesso colore ma con scritte dorate in inglese, una giacca grigia e un paio di calzettoni neri con i ricami grigi. Porto tutto in bagno e dopo una doccia veloce indosso il mio completo, mi trucco e faccio una piastra veloce per dare un senso alla mia chioma. Direi che sono presentabile, sorrido allo specchio, il mio primo giorno di scuola in Belgio! Scendo le scale e trovo Joseph in cucina, indossa una camicia blu e un paio di jeans chiari a vita bassa. Ha i capelli pettinati all'indietro e gli occhi quasi trasparenti. Sta tagliando la baguette, non si è nemmeno accorto della mia presenza. Mi avvicino e apro il frigo, alla ricerca di qualcosa da bere . Ci sono birre ovunque e di tutti i tipi, sembra di essere al supermercato. Fortunatamente trovo il mio amato tropical, adesso devo solo trovare il bicchiere. È un'impresa.

-Lo sportello in alto a destra.

Dice Joseph mentre prende gli affettati dal frigo. Lo apro e trovo solo pentole, dovevo aspettarmelo.

-Decidi tu con quale vuoi essere svegliata domani.

Ride sommessamente mentre si prepara da mangiare. Spero che gli vada tutto di traverso.

-Con nessuna, dormirò con i tappi alle orecchie.

Bevo un lungo sorso e poso i miei occhi su di lui, ci sfidiamo con lo sguardo.

-Vuoi una baguette ?

Chiede e per la prima volta ha un tono gentile. Non ci casco, vorrà avvelenarmi.

-No, grazie.

-È davvero buono.

Passa la lingua sul labbro superiore, lo fa molto lentamente, con i suoi occhi dentro ai miei. Un brivido mi attraversa.

- A che ora è il treno?

Cambio discorso, se continua a muovere la lingua in quel modo sarà difficile restare lucida.

-Alle sette. Ah, io non vengo a scuola.

Lo guardo male, non può farmi questo. Non so dove sia la stazione, la scuola, la classe. Sua madre mi ha affidata a lui, letteralmente, non può essere così stronzo.

-Cosa?!

-Hai capito bene. Non mi va.

-E io come faccio!? Ti rendi conto che non so nemmeno dove sia la stazione?

La rabbia mi attraversa e mi avvicino sempre di più a lui, ho voglia di prenderlo a pugni.

-Esiste google maps.

Ha lo sguardo impassibile, come se non gliene importasse niente. Effettivamente è così.

-Non posso credere di aver trovato una persona così stronza.

Esco dalla cucina e salgo in camera per prendere le cose per andare a scuola, dopodiché scendo di nuovo le scale e mi dirigo verso l'uscita.

-Buona scuola.

Dice Joseph mentre apro la porta.

-Vaffanculo.

Esco e inizio a camminare, senza sapere dove andare.

Metto le cuffie e faccio partire la playlist in modo casuale, segno che il mio umore è indefinito. Cammino sola in questa grande via piena di case, solo la musica mi fa compagnia. Cerco qualcuno a cui chiedere indicazioni per la stazione ma è isolato e c'è tanta nebbia. Non mi sono mai sentita così sola in vita mia e così persa. Sono triste, arrabbiata, delusa.. Non mi aspettavo che Joseph arrivasse fino a questo punto. Mi chiedo il perché fa tutto questo ma non so darmi una spiegazione. Fedez canta alle mie orecchie e mi perdo nell'ascoltare il meraviglioso timbro della sua voce. All'improvviso una moto passa a tutta velocità per strada e si ferma di colpo quando mi vede. Solo dopo pochi secondi mi accorgo che è Joseph, sospiro intensamente e mi avvicino. Alza la visiera del casco e mi sorride.

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