Diciassettesimo capitolo Il nostro piccolo infinito

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Faccio un respiro profondo, i ricordi che avevo cercato di allontanare il più possibile, che avevo rinchiuso dentro una gabbia invisibile, adesso fuoriescono a velocità impressionante, tengo a freno le lacrime che cercano di uscire, è tutto tremendamente difficile. Cassie mi poggia una mano sulla spalla, mi da quel supporto di cui ho bisogno. Ma non ho il coraggio di dire una parola, non voglio più ricordare, fa tutto troppo male. Non ci riesco. Mi alzo di scatto e ho di nuovo quella strana voglia di scappare e capisco solo in quel attimo che sto scappando da me stesso, ancora una volta. Cassie mi prende un braccio proprio nel momento in cui sto per aprire la porta.
-No.
Dice soltanto, sembra un lamento, mi blocco sul posto. Sento il peso leggero della sua mano, è come se mi stesse accarezzando le ossa, come se non avessi pelle o vestiti.
-Non andartene.
Dice a voce bassa e mi giro a guardarla, non ne posso fare a meno. Ha gli occhi così chiari e profondi, in questo momento potrei leggere la sua anima con estrema facilità. Mi guarda così intensamente che ho solo il forte impulso di abbracciarla e di tenetela stretta a me, per tutta la vita.
-Non hai paura di me?
Le chiedo, ho timore della sua risposta. Questi sentimenti sono del tutto nuovi per me, mi scombussolano.
-No.
Dice e qualcosa dentro di me si ricompone, o prende vita. Non riesco più a trattenermi, le sue labbra sono troppo vicine, il suo profumo mi circonda. Così la bacio, unisco le sue labbra alle mie per un tempo che sembra infinito. È tutto così perfetto, come se il mondo avesse iniziato a ruotare nella giusta direzione, o come se fosse scomparso, lasciandoci in quel magnifico posto tutto nostro. Lei ricambia il mio bacio e le nostre mani sono ovunque, incapaci di trattenere l'emozione. Ci fermiamo dopo un tempo indefinito, possono essere passati minuti o ore, non ne sono sicuro. Poso la mia fronte sulla sua, il cuore sta volando dentro la gabbia toracica. Le prendo la mano e la conduco verso il letto.

Cassie
Ho una miriade di emozioni che mi scorrono dentro.
-Voglio solo dormire con te.
Dice Joseph con voce bassa e roca, quel suono mi arriva dentro; non mi sono mai sentita così. Non so cosa dire, è un Joseph del tutto nuovo quello che ho davanti. Mi sdraio e guardo le stelle mentre Joseph si fa spazio accanto a me. È difficile restare così vicini senza avere l'impulso di toccarci. So cosa vuole dimostrarmi , un piccolo sorriso appare spontaneo sul mio volto.
-Perché quella faccia?
Chiede, le sue labbra sulla mia clavicola. Lascia baci leggeri, brividi mi sorpassano a velocità. Sfioro il suo viso con le dita, quante volte avrei voluto farlo.
-Quale faccia?
Chiedo fingendo ingenuità, so di avere un sorriso da ebete che non ha intenzione di lasciare il mio viso.
-Sei così bella quando sorridi.
Vorrei che il tempo si fermasse in questo secondo, in questo momento così perfetto, in questo piccolo istante di felicità. Mi accarezza con estrema lentezza la mano, tracciando cerchi sulla mia pelle. Ogni piccolo contatto con il mio corpo accende un fuoco sotto la pelle. Penso a ciò che mi ha detto prima e mi riesce difficile credergli. Non può aver ucciso sua sorella, i suoi occhi conservano troppo dolore. Per adesso non voglio toccare l'argomento, è una tortura guardarlo mentre pensa al passato.
-A cosa pensi?
Chiede mentre i suoi denti mordono con delicatezza il mio orecchio causandomi altri brividi. Sto per incendiarmi, il mio corpo sta per prendere fuoco.
-Alle stelle.
Dico spontaneamente mentre guardo il cielo sopra di noi. In realtà non ho la capacità di pensare in questo momento.
-Vengo sempre qui quando il mondo mi volta le spalle. È il mio posto sicuro, posso pensare senza nessuna distrazione. Sembra che qui il tempo si fermi.
-Porti qui le tue conquiste quando tua madre è in casa?
Chiedo senza pensarci, le parole escono da sole. Mi pento subito di quello che ho detto.
-No, sei la prima persona che viene qui.
Rimango senza parole, Joseph sta condividendo tutto questo con me. Mi do un pizzicotto sulla mano senza farmi vedere. No, sono sveglia, non sto sognando. Lo abbraccio di impulso e trovo subito le sue labbra che mi attendono impazienti.
-Grazie.
Dico a voce bassa e senza fiato. Un sorriso sfiora le sue labbra e i suoi occhi sono sorpassati da un'emozione che non riesco a identificare. Dev'essere questo il paradiso, il nostro piccolo infinito.

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