Settimo capitolo Piccola vendetta

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Le ore sembrano volare, ci spostiamo da una classe all'altra, per ogni materia si cambia aula. Ho sempre accanto Zineb che non riesce a smettere di parlare, di farmi domande e di dare voce alle sue innumerevoli curiosità sull'Italia. È davvero un piacere parlare con lei. Meno piacevole è Joseph, che non perde neanche un attimo per fare battute su di me. Dopo una mattinata passata così sono diventata impassibile alle sue offese. La mensa è una stanza grandissima e piena di tavoli. Mi siedo accanto a Zineb e Maxim, al nostro tavolo si aggiunge Kevin, un ragazzo ecuadoriano, Errika che è belga e un mio compagno di classe di nome Antoine. Prendono il menù del giorno: Frites e bistecca. Io non ho fame ma addento la mia barretta, tanto per fare qualcosa. Vedo in lontananza il ragazzo che ho visto in segreteria, ha un quaderno in mano e passa da ogni tavolo. Quando arriva al nostro segna la presenza dei miei amici sul foglio e si ferma sul mio nome.

-Tu sei Cassie?

Chiede, ha una voce sexy e un portamento molto maturo.

-Si

Rispondo arrossendo e i suoi oggi blu mi fissano curiosi. Mi sorride e mette una crocetta sul mio nome, poi va al tavolo successivo. Zineb sventola un foglio nella mia direzione, come se mi stesse dando aria. Rido e compio lo stesso gesto con la mia mano. Ma il mio sorriso svanisce quando incontro gli occhi di Joseph, mi sta fissando dall'altro lato della stanza. Distolgo lo sguardo e mi viene in mente una domanda per Zineb.

-Che ne pensi di mio fratello ospitante?parlo a voce bassa, in modo che mi senta solo lei.

-Sinceramente parlando?

-Sinceramente parlando.

-È un immaturo, maleducato, senza cuore e completamente fuori di testa.

Zineb ha azzeccato tutti gli aggettivi che avevo dato a Joseph.

-Che ne dici di dargli una lezione?

Chiedo, sperando nell'aiuto di questa dolcissima ragazza.

-Dico che mi va bene.

Sorrido e l'abbraccio spontaneamente, lei ricambia stringendomi più forte.

Guardo l'ora, sono le quattro meno cinque. Il primo giorno di scuola è volato. Ho passato le ultime due ore a pianificare con Zineb il piano, ma per adesso è abbastanza scadente. Decidiamo di metterlo subito in atto. Quando la campanella suona ci precipitiamo subito fuori e prendiamo l'uscita secondaria, in modo che nessuno possa vederci. Camminiamo insieme verso la stazione, lei mi fa da guida. Joseph si accorgerà della mia assenza e mi cercherà, mentre io sarò seduta comodamente a casa. Zineb decide di prendere qualcosa da bere per inaugurare il nostro piano e sorridiamo mentre alziamo la Jupiler, una famosa birra belga. Mentre la sorseggio sento il telefono vibrare, un numero che non conosco mi sta chiamando.

-Rispondi e recita bene, mi raccomando.

Dice Zineb e trattiene a stento una risata. Le faccio cenno con la mano per zittirla.

-Pronto

-Dove cazzo sei!?

Sbotta Joseph irritato, immagino i lineamenti della sua faccia arrabbiata.

-Oh Joseph, menomale che mi hai chiamata! Non lo so dove sono. Ho seguito un gruppo di ragazzi e poi mi sono persa!

Faccio la voce rattristata e ansiosa, posso fare l'attrice!

-Dimmi cosa hai attorno.

Dal suo tono noto che è leggermente preoccupato.

-Case, solo tantissime case.

Invento la prima cosa che mi viene in mente.

-Non puoi vedere la via?

-Joseph un uomo molto grande mi sta fissando.

Dico per non rispondere alla sua domanda e aumento il panico nella mia voce. Oh, sta andando a meraviglia. Zineb mi sorride entusiasta.

-Cazzo Cassie! Corri, fai qualcosa, vedi la via! Non sai tornare indietro?

La preoccupazione nella sua voce è aumentata, stacco la telefonata e poso il cell sul tavolo.

-Sei stata grande!

Zineb mi batte il cinque.

-Andiamo dai, voglio essere a casa quando torna.

Ci alziamo e andiamo a prendere il treno. Il mio telefono continua a suonare, metto la vibrazione. Viaggiare in treno è una cosa nuova per me, ci sono un sacco di persone e i paesaggi passano a velocità, distese enormi di verde e numerosi animali. Zineb mi ha dato tutte le informazioni per tornare a casa, lei doveva prendere un treno diverso dal mio perché abita in un paesino un po' più distante. Penso a Joseph, cosa starà facendo in questo momento? Sono stata troppo cattiva? Come reagirà al mio piccolo scherzo? Sicuramente si arrabbierà tantissimo e si vendicherà. Ma non ho paura di affrontarlo, tanto ha già deciso di detestarmi fin dall'inizio, adesso avrà dei motivi per farlo. Scendo alla mia fermata e percorro la strada che mi ha scritto Zineb, casa mia non è tanto lontana e ci sono un sacco di persone che vanno nella mia stessa direzione. Cammino e penso, tutto il resto scompare, ci sono solo io e l'intreccio ingarbugliato dei miei pensieri, che corrono senza direzioni precise e si scontrano molte volte tra di loro. Senza accorgermene mi ritrovo davanti casa, il vialetto è così bello. Apro con le mie chiavi e poso velocemente le mie cose, poi vado in cucina, sto morendo di fame. Ho mangiato solo metà barretta. Il mio telefono ricomincia a vibrare e rispondo, è Joseph.

-Pronto.

Dico con voce tranquilla mentre prendo il prosciutto e il formaggio.

-Perché cazzo non mi hai risposto? Dove sei?

È agitato, lo noto dalla sua voce. Un po' mi dispiace, ma giusto proprio un pochino.

-Secondo te è meglio lo svizzero o la grana nel panino?

-Cosa cazzo stai..

Si blocca, sento che respira intensamente. Oh..si arrabbierà tantissimo.

Chiude la telefonata e io non posso fare a meno di sentirmi in colpa, non sono abituata ad essere così. Ma Joseph doveva avere una lezione, mi aveva trattata malissimo per un giorno e mezzo. Mangio il mio panino e vado a prendere il portatile in camera mia, mi sdraio sul letto e inizio a scrivere sul mio blog relativo all'esperienza. Non menziono Joseph nemmeno in una riga, descrivo il mio primo giorno di scuola accuratamente e faccio finta che non sia mai esistito. Voglio avere un blog che metta in risalto le cose più belle della mia esperienza. Ho quasi finito quando sento il rimbombo di una moto che si ferma esattamente nel garage. Oltre alla voce di Joseph ne sento un'altra, ma femminile. Ride come un'oca e fa ripetuti complimenti a mio fratello. Sento che salgono le scale e passano davanti alla mia stanza che ha la porta chiusa. So già cosa stanno per fare e sono disgustata da Joseph. Ha veramente intenzione di fare sesso sapendo che ci sono anche io? Poi un'altra consapevolezza mi attraversa: non mi stava nemmeno cercando, era con lei. Penso che la colpa è anche mia, se fossi tornata a casa con lui questo non sarebbe successo. Sento dei gemiti e delle risate da parte di lei. Si sente davvero tutto da una stanza all'altra. Poi i respiri si fanno sempre più affannati e i gemiti sempre più forti, indosso le cuffie, non voglio sentire altro. Metto una canzone a tutto volume senza ascoltarla davvero. Le parole mi sembrano tutte senza senso e cerco soltanto di non pensare ma la mia mente va sempre lì, a quello che sta succedendo nell'altra stanza. Non dovrebbe importarmi nulla ma invece non è così, e non so perché. Chiudo gli occhi e mi addormento, con la musica alle orecchie.

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