Ventinovesimo capitolo: Non è un addio

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Le mando un messaggio dicendole di prepararsi perché voglio uscire con lei. Faccio il giro dell'isolato sette volte, sono nervoso, la boxe non è servita a nulla oggi. Suono il clacson appena arrivo davanti casa, adesso sono emozionato. Io, Joseph Carter, provo questo turbine di sentimenti del tutto nuovi che mi scombussolano. Sento la porta aprirsi e mi giro a guardarla. Dio.. mi manca il respiro. È bellissima, di una bellezza che farebbe scrivere milioni di poesie ai più grandi poeti. Quel vestito rosso accende desideri, alimenta quel fuoco che mi brucia dentro ogni volta che il suo sguardo si posa su di me. Mi sento fortunato perché nonostante il futuro eminente che si prospetta di fronte a me, ho conosciuto quella persona che mi ha cambiato. Ha rivoluzionato tutto e ha aperto strade che non sapevo di conoscere. Ho conosciuto occhi che sapevano guardarmi come se tutto il resto non contasse e al mondo ci fossi soltanto io. Per me era tutto quello che non sapevo di volere e di cui avevo bisogno.
-Ciao
Dice entrando in macchina.
-Sei bellissima
Dico in un sussurro, per la prima volta timido, e le do il mazzo di rose che ho accuratamente scelto per lei.
-Grazie
Mi sorride e quelle labbra rosse stuzzicano i miei più languidi pensieri. Non l'ho mai vista sorridere in questo modo, sembra felice..
-Dove andiamo?
Chiede intrecciando la sua mano con la mia. Ha le mani calde e delicate.. Le immagino sul mio corpo.. Ok, devo smetterla. Indirizzare i miei pensieri lì non porterà a niente di buono.
-È una sorpresa
Accelero mentre esco da Ath e mi immetto sulla strada principale per arrivare a Mons. Siamo ai primi di Dicembre e in questo periodo dell'anno la città si riempie di decorazioni natalizie, luci e alberi. La piazza principale è allestita con una pista da ghiaccio attorno a un albero enorme addobbato con luci e nastri. È un sogno, sembra essere in quei film natalizi che trasmettono in Italia durante il periodo di Natale. Non penso che Cassia abbia visto Mons negli ultimi giorni e non vedo l'ora di vedere la sua faccia entusiasta quando vedrà la città. Il ristorante che ho prenotato si affaccia sulla piazza ed ho fatto in modo che ci sia una parte di locale riservato solo per noi due.
-Mi piacciono le sorprese
Dice mentre accende la radio e cerca la stazione che le piace.
-Avrei voluto passare il Natale con te.
Dico senza pensarci e mi pento subito di aver uscito l'argomento. Avevo promesso a me stesso di non toccare questi tasti durante la serata, di non pensare al dopo.
-Scusami non avrei dovuto dire questo, non volevo toccare l'argo..
-Anche io ti amo
Dice mentre sto parlando e mi blocco. Mi ha sentito, mentre correvo all'aeroporto e cercavo di salvarci. Quando per la prima volta nella mia vita ho detto quelle due paroline che mi facevano terribilmente paura. Amare qualcuno significava mettere il tuo cuore nelle mani di qualcun altro, spogliarsi della propria anima e donargliela.. Era questo che mi terrorizzava, ciò che in passato mi aveva fatto scappare a gambe elevate quando c'erano in gioco i sentimenti.
-Mi hai sentito
Dico guardandola, notando il familiare rossore che occupa le sue guance.
-Ho pensato di stare sognando tutto ma poi ho capito che l'avevi detto veramente.
Appoggia la testa sulla mia spalla, mi avvicino e le do un bacio sulla fronte. Cerco di imprimere questo momento nella mia testa, non voglio dimenticare come mi sento: in paradiso ma al centro esatto dell'inferno. Si, Joseph Carter ha anche letto la saga di Twilight.. Forse, in una parte molto profonda di me, ma molto molto profonda, sono un romantico.
-Non ho mai detto niente di più vero
Dico mentre svolto a sinistra ed entro in città. Le luci e i mercatini di Natale sono ovunque ma ciò che cattura la mia attenzione è la neve, che inizia a cadere all'improvviso e veloce. Mille bianchi fiocchi, leggiadri nel loro movimento, fanno volteggi nell'aria e infine si posano in mille forme immobili e strane.
-Nevicaaa!
Dice Cassie mentre guarda entusiasta fuori dal finestrino. Vorrei passare la mia vita a renderla felice come in questo momento. Posteggio vicino al nostro ristorante "Taillevent" e scendo subito per aprirle lo sportello della macchina e farla scendere. Lei mi sorride grata per il mio gesto e le prendo la mano. Corriamo perché non vogliamo riempirci di neve e arriviamo subito davanti il ristorante. Il cameriere ci accoglie con un sorriso e ci conduce all'area che ho riservato pochi giorni prima e vedo Cassie sgranare gli occhi quando passiamo la tendina che ci conduce alla stanza. Ho ricoperto la parete con adesivi raffigurante Parigi e posto sul muro del lato destro un poster gigante raffigurante la Torre Eiffel. Ho messo le tovaglie con i disegni della città e chiesto di far passare in continuazione video e foto di Parigi nella televisione a schermo piatto. Non solo il ristorante ha svolto un lavoro eccellente ma ha anche aggiunto qualcosa in più che non avevo chiesto: musica classica e bottiglia di champagne prodotta in Francia. Il tutto esaltato dalla neve che si intravede dalla finestra e dal buon odore di rose che si sente nell'aria. Guardo Cassie e vedo che una lacrima le scivola lungo il viso mentre guarda a bocca aperta ciò che ho preparato per lei, per la nostra ultima sera prima della partenza.
-Visto che non siamo potuti andare a Parigi, l'ho portata qui.
Dico fiero di me, fiero di averla resa così felice.
-Non ho parole
Dice mentre viene verso di me e mi abbraccia. Le accarezzo i lunghi capelli e la tengo stretta tra le mie braccia, l'unico posto che mi ha fatto sentire sempre me stesso.
-Grazie
Dice e io la conduco al nostro tavolo che è posto al centro della stanza. I camerieri non tardano ad arrivare e portano i menù che hanno modificato accuratamente per noi.
-È cibo francese, hai pensato proprio a tutto!
Dice mentre guarda curiosa i fogli. Le faccio l'occhiolino e guardo il menù. Non ho fame, ho questo buco al centro della stomaco che mi toglie tutto e che mi fa sentire vuoto. Non nego che il pensiero della sua partenza è un pensiero fisso, devo cercare di indirizzare i miei pensieri verso altre direzioni.. Forse a come la scollatura del vestito lascia intravedere il suo seno prosperoso..
-Prendo le Gougeres alla Gruyere (Soffice pasta choux al formaggio, impreziosita da senape di Digione).. Tu?
-Cosa?
Chiedo, ero leggermente distratto da altro.
-Cosa prendi?
Chiede e io rivolgo di nuovo la mia attenzione al menù.
-Prendo i vol-au-vent con la mousse al salmone.
Dico la prima cosa che leggo, non m'importa niente del cibo, voglio solo restare a fotografare con la mente questi istanti, i tratti del suo viso, il suo sorriso dolce, gli sguardi che mi rivolge..
Il cameriere riempie i nostri bicchieri di champagne e prende le ordinazioni.
-Hai più visto tuo padre?
Chiede mentre il cameriere se ne va. Sono sorpreso dalla domanda.
-No ma ci siamo sentiti per telefono, vuole cenare con me e provare ad aggiustare le cose. Penso anche che si veda segretamente con Nathalie, la vedo fin troppo felice in questo periodo, sta nascondendo qualcosa.
-Si anch'io l'ho notato e sono veramente felice per lei e per te..
Allunga la mano e stringe la mia.
-Non posso far finta che vada tutto bene, che questa non è la nostra ultima cena. Non ho mai provato tanta paura di perdere qualcuno nella mia vita quindi ti prego, promettimi che non finisce qui, ridimmi che c'è speranza.
Dico tutto ad un fiato, devo avere la conferma che la rivedrò, che la distanza sarà soltanto un piccolo ostacolo che supereremo.
-Joseph te lo prometto, anche io non voglio perderti.
Le sorrido, grato per aver colmato un po' il vuoto dentro di me. Il cameriere arriva con le nostre ordinazioni e iniziamo a mangiare parlando un po' di tutto.
-Ti ricordi quando il primo giorno mi hai fatto mangiare la zuppa con le carote cotte?
Scoppio a ridere, come dimenticarlo. Quando abbiamo cenato per la prima volta insieme ed ero così preso dal mio piano di farla andare via che non sapevo più cosa inventarmi. Che strana la vita, all'inizio volevo che se ne andasse, adesso pregherei affinché restasse qui con me.
-Oppure quando hai passato un intero giorno a prendermi in giro a scuola, eri davvero insopportabile.
-E irresistibile
Aggiungo scherzando.
-Hai sempre avuto il tuo fascino Carter, non posso smentirlo.
Ride e alla risata partecipano anche gli occhi. I camerieri portano i via i piatti ormai vuoti e lasciano sul tavolo il menù dei primi e dei secondi.
-Per non parlare di quando mi svegliavi a suon di pentole, una volta ho pensato seriamente di ucciderti nel sonno. Peccato che l'omicidio è illegale.
-Mi divertivo con poco
Dico guardando i differenti piatti offerti dal ristorante. La musica cambia e inizia una canzone di cui non ricordo il nome ma che mi piace tanto. Mi alzo e le prendo la mano.
-Balla con me
Dico facendola alzare
-Volentieri
Risponde guardandomi radiosa.
La conduco al centro della stanza e la tiro fra le mie braccia. Ci muoviamo lenti e Cassie sposta il viso nell'incavo del mio collo. Le prendo una mano e l'altra la poso sul lato sinistro del suo bacino. Ballare è un'antica forma d'arte, dove due persone, unite insieme, eseguono movimenti sincroni all'unisono diventando così una cosa sola ed effettuando figure semplici che danno vita a qualcosa di straordinario ed ipnotico. Le faccio fare una giravolta e poi la bacio, colmando le distante e facendo aderire il suo corpo al mio. Inspiro il suo profumo e la conduco piano al nostro tavolo perché i camerieri stanno venendo per le prossime ordinazioni. La cena va avanti in tranquillità, parliamo dei mesi appena passati e della scuola in generale. Ride per ogni battuta sciocca che dico e continua a sorridermi. Dopo il dolce usciamo dal ristorante e camminiamo mano nella mano sotto la neve, guardando le luci e i mercatini di Natale. Le canzoni natalizie risuonano in tutte le strade e decido di farle fare un giro sulla pista di ghiaccio. Sono un disastro mentre lei è bravissima ed è meglio così, se cade con quel vestitino tutti la vedranno e io sono fottutamente geloso. Alla fine cado io, all'indietro, come un salame. Cassie ride tanto da farle male la pancia e inizio a ridere anch'io godendomi questi attimi di felicità che finalmente la vita mi ha regalato.
-Ho un'altra sorpresa per te
Dico, mentre mi sistemo le mie scarpe e poso i pattini sul mobile di fronte. Lei mi guarda curiosa e mi scruta.
-Non indovinerai mai
Dico ridendo mentre usciamo da lì.
-Mmm
Dice mentre pensa, vedo le rotelle del suo cervello girare a tutta velocità.
-Attenta o l'ultimo neurone che hai muore di combustione istantanea
Scherzo e le prendo la mano.
-Menomale che tu non hai di questi problemi visto che i tuoi sono già tutti morti
Mi guarda e scoppiamo a ridere all'uniscono. Forse ha ragione, l'erba li ha spazzati via.
Arriviamo davanti un portone del colore della pece e mi accorgo che è quello giusto. Prendo le chiavi e apro.
-Di chi è questa casa?
Chiede mentre la curiosità le fa brillare gli occhi.
-Dei miei nonni, ma non la usano più, adesso vivono in campagna
Rispondo mentre saliamo le scale ed arriviamo al quarto piano. Apro la porta di casa e la conduco al grande salone che è posto sulla destra. I mobili sono antichi e per questo affascinanti e bellissimi. Ma ciò che attira l'attenzione di Cassie è l'enorme finestra che da sulla piazza. Ci affacciamo insieme e da qui possiamo vedere tutte le decorazioni, i mercatini di legno, le luci, gli alberi, la pista, la neve.. Tutto da qui ha una percezione diversa, quasi esaltata. La guardo e lei guarda me e non riesco più a contenere questo desiderio che mi brucia vivo e che mi fa impazzire. Le prendo il viso tra le mani e unisco le nostre labbra, ripetutamente, quasi a rimanere senza fiato. La prendo tra le braccia e la conduco verso il letto che ho accuratamente sistemato per lei con rose rosse e candele lungo tutto il ripiano posto dietro di noi. Non riesco a smettere di toccarla, la spoglio veloce e lei spoglia me. E rimaniamo nudi, ad amarci, sperando che non sia l'ultima volta.

****

L'abbraccio e la bacio ripetutamente, non riesco a lasciarla andare. Lei mi guarda e noto qualcosa di strano nei suoi occhi, forse sto impazzendo e la paura di perderla sta prendendo il sopravvento.
-Ti amo lo sai?
Dico guardandola nei suoi occhi azzurri, che sembrano dirmi addio.
-Anche io
Dice e mi lascia un tenero bacio sulle labbra.
La voglia di fermarla e di portarla di nuovo a casa è forte, devo trattenermi. Lascio andare la sua mano e così anche lei; prende il biglietto da dentro la borsa e si gira l'ultima volta a guardarmi. Mi sorride e io cerco di trattenere tutte queste emozioni che sento dentro, questo profondo senso di vuoto che ormai è diventato il mio compagno. La guardo mentre se ne va e non riesco a togliermi questa sensazione di dosso, la consapevolezza che i suoi occhi mi stavano dicendo qualcosa che io non ho capito. Mi siedo sulla sedia più vicina e guardo il suo aereo decollare mentre gli occhi mi diventano lucidi e cerco di non piangere.
-Non è un addio
Dico a voce bassa mentre cerco di auto convincermi.

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