"Bene Rob, hai ripassato il copione per la scena delle torture?"
Sorrido radioso quando in realtà sto esplodendo dentro: "Ma certo!"
Robert. R.O.B.E.R.T. No Rob, Bob, Bert, Roby o come vi pare! Detesto la storpiatura non solo del mio ma dei nomi ingenerale, un conto sono i soprannomi un altro è non aver voglia di pronunciare delle lettere in più! E poi come sarebbe a dire "Hai ripassato il copione?" certo che l'ho fatto, è il mio lavoro!
Perché devono farmi innervosire così poco prima di andare in scena?
Resto col sorriso stampato come un ebete, un paio di lunghi respiri ed entro nella finta stanza preparata dalla troupe, sembra la sala di un dentista con la sola differenza che gli strumenti di lavoro non sono proprio tipici del mestiere ma ben diversi: bisturi, pinze gigantesche, coltelli di ogni sorta e liquidi misteriosi all'interno di piccole siringhe scenografiche. Sul lettino di un terribile tessuto verde scuro c'è seduta una ragazza dai capelli rosso fuoco e una truccatrice le sta applicando le ultime modifiche sul volto.
"Pronta?" le chiedo mentre armeggio con le pinze aprendole e chiudendole.
Lei sorride divertita e annuisce: "Certo! Sarà fichissimo farsi uccidere da Robert Shannon!"
Sono perplesso da questa affermazione, decisamente preoccupante se analizzata al di fuori dal mondo cinematografico.
Lascio che la truccatrice finisca con le ultime modifiche, uso questo lasso di tempo per prendere ulteriormente confidenza con la stanza costruita appositamente per le riprese, mi muovo toccando ogni cosa riconoscendo oggetti veri da quelli di scena, mentalmente ripasso le battute, prendo il bisturi fendendo l'aria nemmeno stessi brandendo una spada e infine torno alla postazione.
Ma sì, mettiamo un po' di pepe in questa banda di depressi.
Abbassandomi fin poco sotto l'attrice seduta sulla poltrona, raggiro la stanza finendo alle sue spalle per alzarmi di colpo col bisturi in mano: "BUH!"
Gridano sia lei che la truccatrice, specialmente la truccatrice che per lo spavento ha fatto volare in terra tutti i suoi pennelli e una boccetta di fondotinta scuro. Scoppio a ridere e con me il regista che si trattiene a malapena, la ragazza sul lettino sorride tagliente, forse l'idea di esser uccisa da me ora non l'attizza più così tanto, la truccatrice è quella più incazzata tanto che dopo aver recuperato i suoi preziosi pennelli da terra, mi brucia con lo sguardo: "Cresci." Sussurra tra i denti ma la sento benissimo.
Come risposta allungo le braccia in alto: "Ciack! Si gira!"Violenza, horror, terrore e paura, niente di più bello se non fosse per il maledetto sangue finto. Ha un odore talmente tanto dolce da darmi la nausea, nonostante siano anni che mi dedico a questo tipo di pellicole non mi ci sono mai abituato. E poi si appiccica ovunque sulla pelle, sui capelli per non parlare delle unghie.
La prima cosa che ho fatto una volta tornato in albergo è stato buttare i vestiti in terra per fiondarmi sotto al getto di una doccia bollente usando tutti i saponi che mi sono capitati sotto mano, avrò sfregato trecento volte ma ancora mi sento appiccicoso. Che odio!
Però trovo anche un lato positivo in tutto questo: finalmente sono solo.
Non so quanto sia passato dall'ultima volta in cui mi sono goduto veramente una giornata di pace in totale solitudine lontano da tutto e da tutti, tra interviste, red carpet, apparizioni in tv, interventi radio e servizi fotografici non ho più avuto un momento per me stesso. Quanto mi piacerebbe passare un'intera giornata sul divano e guardare una serie tv circondato da cibo spazzatura e birra, cellulare o qualsiasi dispositivo spento, nessun copione, nessun progetto...
Avrei proprio bisogno di staccare un attimo la spina.
Da piccolo ero convinto che la vita da star fosse una figata e lo sono stato fin quando non ho ottenuto la mia prima vera parte da professionista: prove tutti i giorni, dieta, studio di particolari sui vari killer nel mondo e di un copione infinito, zero tempo libero.
Zero amici.
E nonostante ami la solitudine a volte sentirmi solo è lacerante.
Sono circondato da milioni di persone eppure quando torno a casa o in albergo sono solo, non ho nemmeno un cane che mi accoglie con gioia o uno stupido gatto che si struscia per un fine secondario. Ogni tanto mi scrivo con qualche collega ma niente di che, ho persino mantenuto i contatti con vecchi amici del corso di teatro a Dublino ma non è come averli qui.
Zero relazioni. Ma questo è un argomento che non tratto mai.
A volte ho la tentazione di mollare tutto e tornare a casa, certamente i soldi non mancheranno e potrei campare di rendita per tutta la vita in una villa al centro di Dublino.
Sono in bilico tra lo smettere e ritirami, e il continuare convinto di non aver ancora raggiunto l'apice.
Respiro a fondo assaporando gli odori dello shampoo e del bagnoschiuma, forse tutto quello di cui ho bisogno è una vacanza rigenerante e nulla più, a volte lo stress induce a fare dei pensieri assurdi.
Una volta concluse le riprese, fatto presenza alla prima del film in cui ho recitato lo scorso anno e che uscirà a metà mese, le varie interviste e apparizioni potrei scappare in qualche luogo remoto del pianeta.
"Si, andrò in vacanza." Dico ad alta voce come se questo aiutasse a concretizzare il tutto, esco dalla doccia avvolgendo il corpo in un asciugamano preriscaldato dal termosifone.
Attraverso la sala ammobiliata con un divano in pelle, televisore al plasma (mai acceso per mancanza di tempo) e finisco nella camera da letto matrimoniale dove ho abbandonato il cellulare in carica. Visto che ci sono accendo anche una sigaretta, non ho più il vizio del fumo ma ogni tanto mi da gusto. Senza fare troppi complimenti mi butto a peso morto sul materasso, è un difetto che ho da quando ero piccolo e se mi concentro posso sentire mia madre dall'altra parte del mondo che grida: "Così spacchi le doghe! Robert!"
Abbozzo un sorriso e faccio una tirata, a volte mi manca proprio quella vecchietta.
"Robert? Che succede? Tutto bene?"
Zio risponde sempre dopo al massimo due squilli quando si tratta di me e come sempre ha una crisi di panico convinto che stia per morire. "Zio, calmati o prima o poi ti verrà un infarto."
"Robert stai fumando?"
Merda.
Ma ha installato delle telecamere in stanza? O possiede dei radar con dei raggi all'ennesima potenza? E cretino io che sapendo bene quanto lui non voglia (in generale tutta la mia famiglia) l'ho chiamato nel mentre senza potermela godere.
Allontano la sigaretta: "Assolutamente no." Mento ringraziando le mie abilità recitative. "Ti ho chiamato perché..."
"Ci hai ripensato?"
"Eh? No!" è inutile, non reciterò in uno stupido film romantico, io odio quella robaccia da donna depressa e uomo senza speranze: "Volevo chiederti una cosa."
"Dimmi." Risponde deluso.
Prendo coraggio e dopo un ennesimo sospiro guardo dritto davanti a me, lo skyline di Los Angeles, luogo che il regista ha scelto per girare gli esterni del film, si mostra in una serie di luci colorate come stelle dalle diverse forme e dimensioni, le persone sono ovunque e sembrano non voler dormire mai.
Beati loro.
"Una volta finite le riprese, presenziato alla prima di Il fidanzato perfetto, interviste in tv e solita routine, posso concedermi una vacanza, per favore?"
Il silenzio che ne segue è abbastanza preoccupante.
Di solito zio risponde immediatamente con una ramanzina o con un avvertimento, spesso mi asseconda ma mai è rimasto in pausa per così tanto tempo, spero solo di non avergli dato il colpo di grazia e aver steso per sempre il fratello di mamma.
Paul scoppia a ridere. Ed è strano perché raramente l'ho sentito così divertito.
"Sta mattina mi hai detto di essere abbastanza adulto per pensare a te stesso e ora mi stai chiedendo il permesso per andare in vacanza?"
Cavoli, mi sento avvampare come un bambino beccato a rubare biscotti dalla dispensa. Ha ragione, brutto vecchiaccio. Faccio per rispondere quando ancora una volta è lui ad anticiparmi.
"Ma certo Robert, ti farò passare due belle settimane intense e poi potrai andare ovunque vorrai. Hai preferenze?"
Grande zio! Evidentemente anche lui si è reso conto di quanto sia esaurito in questi giorni: "Un qualsiasi posto lontano da tutto e da tutti, sarei disposto anche a comprare una baita sulla cima di un monte." Lo dico con un tono più esasperato del voluto.
Zio se la ride, di nuovo, e la cosa sta iniziando a preoccuparmi davvero: "E che vuoi fare? Impazzire come Jack Torrence?" (1)
Per un attimo mi chiedo chi sia, poi la mia mente si illumina all'improvviso come una di quelle tante luci laggiù in città. Scatto in posizione seduta schioccando le dita: "L'hotel Stanley!" (2)
"Eh?"
"Zio sei un genio! Come ti è venuto in mente?"
"Beh, pensare al personaggio di Shining ti viene automatico quando senti qualcuno che vuole starsene isolato in cima ad un monte. O lui o il nonno di Heidi ma non mi sei mai sembrato un tipo da caprette."
Questa volta sono io a ridere, mi vedo più nel pazzo sclerato omicida che nell'eremita brontolone. Preoccupante, no?
"Ma non si chiamava Overlook, l'hotel?"
Alzo gli occhi al cielo esasperato: "Ovviamente no, Overlook è un nome inventato! Lo scrittore di Shining, Stephen King, ebbe l'idea per il libro alloggiando allo Stanley Hotel in Colorado! Per me sarà molto stimolante!"
"Va bene, va bene, calmati, vedrò cosa posso fare."
Zio Paul, signore del regno dell'ansia che dice di calmarmi è un paradosso gigantesco ma in questo momento sono così euforico che non solo sorvolo qu questa cosa ma sento che avrei le forze per scalare quel monte a piedi.
"Grazie zio!"
"Prego Robert, chiama a casa."
"Si, si. Grazie e ciao!"
"Ciao, bestiola."
Riattacco e finalmente posso tornare alla mia sigaretta, dopo un paio di tirate sorrido verso Los Angeles aprendo le braccia alla massima estensione: "Il lupo cattivo sta tornando a casa, Wendy!" (3)_______________________________________________________________________________
1- nome del protagonista del libro/film Shining
2- Lo Stanley Hotel esiste davvero e si trova davvero in California. Durante un soggiorno per vacanza con la famiglia, lo scrittore Stephen King ebbe proprio qui l'intuizione per la stesura del libro Shining
3- Semi citazione tratta dal film Shining. L'originale è: "Wendy, tesoro, sono a casa, sono il lupo cattivo!"
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All'improvviso come la Neve - Gerini Alice
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