Parte prima (e prima della tempesta) - CAPITOLO 7 - Madison

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Dopo lo spiacevole evento sulla spiaggia, Lawrence ci accompagna all'albergo cinque stelle in cui sposteremo la cerimonia in caso di pioggia, o comunque dove noi e i nostri ospiti dormiremo per una notte.
Infuriata, non presto la minima attenzione alla hall ben illuminata in cui a dominare sono colori elegantissimi come bianco, nero e oro, saluto a malapena il gestore che ha voluto incontrarci e lascio che siano Gregory e Lawrence a parlare per entrambi, mi riprendo solo quando entriamo nell'ampia sala da pranzo.
E' enorme, dalla forma circolare e anche qui trovo gli stessi colori dell'ingresso, dei tavoli ancora da apparecchiare (ad eccezione di uno solo) sono posizionati geometricamente distanti uno dall'altro, il soffitto è composto da ampie vetrate da cui penetra la luce del sole e ad intervalli son stati installati dei lampadari in stile moderno.
Lawrence si avvicina all'unico tavolo apparecchiato, non appena siamo abbastanza vicini alza un calice dal gambo sottile pieno di Swarovski argentati e bianchi, il vetro talmente fino che sembra possa rompersi solo con la vista: "Direttamente da Murano, come chiesto dalla signora." Inizia il wedding planner con un sorriso plastico. "Poi abbiamo i tovaglioli in seta con le vostre iniziali ricamate." Come fosse un mercante, ci mostra il tutto con estremo orgoglio, le nostre iniziali sono ricamate in rosso e stona terribilmente col bianco della stoffa. "Poi abbiamo i piatti in porcellana con un filo di platino all'esterno." Poggia il tutto delicatamente. "Le posate saranno ovviamente in argento e al centro posizioneremo delle rose bianche su un vaso di design che sceglierete oggi." Torna su di noi bello convinto: "Per il tavolo degli sposi abbiamo pensato di omaggiarvi con una sorpresa della nostra ditta."
"Che pensiero gentile." Dice Gregory facendo immediatamente scattare un allarme dentro la mia testa.
"Assolutamente no." Sbotto. "Non per dubitare del tuo gusto raffinato, Lawrence, ma sarei più tranquilla se fossi io a scegliere."
Cosa non è chiaro qui che il giorno del MIO matrimonio deve essere tutto perfetto?
Lawrence e quella stronza della sua assistente sono in visibile disagio ma me ne frego altamente.
Mi rendo conto però di aver usato un tono leggermente strafottente, non ce l'ho con loro ma con Gregory che si sta comportando come se non gli importasse nulla e da qualche parte devo pur sfogarmi. Faccio un paio di lunghi respiri sfoderando un sorriso che non convince nemmeno me: "Noi siamo gli sposi, vorrei di più."
"Tesoro, cosa c'è di più di oro, argento e platino?"
Gregory vuole fare il simpatico ma ovviamente non ci riesce.
"Come preferisci Madison, se vuoi abbiamo il catalogo con noi e puoi dare un'occhiata."
Hanno un catalogo spettacolare, dopo tutto già lo conoscevo in quanto sfogliato migliaia di volte per la sezione ospiti. Ripeto che non dubito del buon gusto del mio wedding planner ma vorrei accertarmi che abbia scelto o che scelga qualcosa che possa veramente piacermi. Non sono viziata, semplicemente ci si sposa solo una volta nella vita e non voglio che qualunque cosa possa andare storto, per me ora sono importanti persino le forchettine da dolce!
Dopo non so quanto tempo, decido tutto l'arredo per il nostro tavolo e scuoto la testa mettendo le mani ai fianchi: "E ti prego, niente rose o tulipani bianchi, vorrei più colore, non sarà un funerale ma un matrimonio."
"Da quando il bianco è colore da funerale?" chiede Gregory.
"In Cina, per esempio." Rispondo seccata. "Quando il defunto ha superato gli ottant'anni."
"Ah beh, allora..."
Gli basta una mia occhiataccia di fuoco per farlo tacere.
Dopo aver discusso degli ultimi dettagli, salutiamo il nostro wedding planner e la sua assistente con la promessa che ci risentiremo molto presto per i nuovi dettagli stabiliti.
Una volta rimasti soli, io e Gregory andiamo alla reception e una ragazza dal trucco perfetto ci mostra quale sarà la nostra camera, ci spiega il funzionamento della tessera magnetica e infine ci abbandona dopo i soliti discorsi di routine (e si sente che li ha imparati a memoria).
"Che stress." Borbotto sbuffando. "Spero che in questo albergo ci sia almeno una piscina dignitosa!"


Situata all'ultimo piano con i bordi che si affacciano sull'esterno, la piscina è ampia e abbastanza alta da agevolare sia una camminata salutistica che una nuotata rilassante. Non so quante volte ho fatto su e giù lanciando ogni tanto degli sguardi a Gregory che mi ha raggiunta nell'attico mezz'ora dopo il mio arrivo, è sempre attaccato al cellulare e spesso, forse troppo spesso, la sua splendida bocca si apre in risolini compiaciuti.
Voglio avvicinarmi quando lo vedo portare il cellulare all'orecchio e addirittura allontanarsi dalla zona.
Al diavolo lui e il suo stupido lavoro.
Nuoto un po' avvicinandomi al finestrone che dà sulla spiaggia sottostante, vedo un sacco di persone di svariato tipo divertirsi di quella porzione di spiaggia che a fine mese sarà solo per me, ci sono dei bambini che giocano a tennis, altri che costruiscono castelli di sabbia, altri ancora che si rincorrono...
Bambini.
Esco dalla piscina e nonostante il mio costume Dolce&Gabbana nero intero mi stia alla perfezione ritiro la pancia per sembrare ancora più magra fin quando non mi siedo sulla sdraio bianca, Gregory torna al mio fianco ma non sembra notarmi nemmeno.
"Greg?" chiedo e finalmente mi guarda attraverso gli occhiali scuri: "Tu lo vorresti un bambino?"
Lui si mette a ridere nascondendo lo sguardo sotto le lenti nere dei RayBan. "Sei impazzita?" chiede scuotendo la testa.
"Era solo una domanda, non c'è bisogno di essere maleducati."
"Sarò stato contagiato."
Questa non me l'aspettavo proprio, sento di aver spalancato gli occhi alla massima estensione: "Prego?"
"Prego?" mi prende in giro ma non in maniera scherzosa come abbiamo sempre fatto, sento della rabbia in lui. Una rabbia che non ha mai provato in dieci anni di relazione. "Sei stata veramente una stronza con Lawrence e con la sua segretaria. Cosa te ne frega del nostro tavolo? Che sia uguale a quello degli altri! E poi l'alcol, Cristo Madison, non farò bere succo di frutta ai miei amici come fossero dei maledetti poppanti!" si gira lentamente e anche se sono nascosti dallo scuro delle lenti, posso vedere i suoi occhi guardarmi con disprezzo: "E non osare mai più umiliarmi così."
Questa volta sono io a sorridere amaramente: "Ah ecco, è questo il problema, non l'organizzazione del matrimonio!"
"Certo che è questo il problema! Sono io l'uomo!" si indica per sottolineare maggiormente la questione.
"E quindi?" ribatto secca, se spera di farmi paura si sbaglia di grosso.
"E quindi non voglio e non devo subire l'umiliazione da parte di una cretina viziata che non sa cosa voglia dire 'no'. Stai diventando più isterica del solito con questa stronzata del matrimonio! Tanto sappiamo entrambi che lo facciamo solo per chiudere la bocca a quei rompi coglioni dei nostri genitori!"
No.
Fermi tutti.
Fermate il mondo, voglio scendere.
Questo non è lo stesso Gregory che questa mattina a New York mi ha chiamata signora Ashford, non è lo stesso che mi ha stretto la mano in aereo per rassicurarmi. Non è lo stesso con cui sono fidanzata da dieci lunghi anni!
Deglutisco pesantemente e sento le lacrime salire agli occhi, ma sono abbastanza forte da resistere e aprire la bocca in tono decente. Purtroppo però non esce nulla se non dei suoi strozzati.
Cazzata.
Il nostro matrimonio, il sogno della mia vita è una cazzata.
Non riesco più a trattenermi, io e quel briciolo di dignità rimasta ci alziamo dalla sdraio per dirigerci in camera.
E, maledizione, non usciremo fino domani mattina!

All'improvviso come la Neve - Gerini AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora