Parte prima (e prima della tempesta) -CAPITOLO 10 - Robert

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Sono ancora inferocito (per non dire di peggio) per quella stupida intervista di oggi pomeriggio, di come quella maledetta mi abbia preso in giro soddisfacendo prima le sue curiosità personali e poi chiedendo le domande di routine, spero solo che nel suo stupido giornale non scriva nulla di compromettente anche se, purtroppo, sono sicuro che quella Hanna Stone non sia così stupida.
Grazie al cielo presto dimenticherò tutto, non lascerò che questo senso orribile oscuri anche la splendida serata che inizierà non appena aprirò la portiera della limousine, già attraverso il vetro oscurato posso sentire le urla delle fan e vedo i fotografi ammassarsi da una parte e dall'altra.
Un signore sulla quarantina si avvicina e mi apre lo sportello.
Flash accecanti, urla talmente acute che potrebbero sentirle i cani, voci confuse e un teatro luminoso con scalinata coperta da tappeto rosso.
Adoro le prime! Anche se vedo tutto macchiato a causa dei fotografi che non smettono di starmi addosso, riesco a camminare verso un folto fanclub, firmo autografi, scatto qualche foto e mi ritrovo persino a consolare delle ragazze che sono scoppiate a piangere al mio arrivo. Nulla togliere ai miei colleghi ma sono io la star della serata, modestamente!
Zio mi strappa alla folla dopo qualche minuto, lo sento a malapena dire che una giornalista vuole parlarmi, il Robert dentro la limousine si sarebbe incazzato al sol pensiero ma quello che sta qui sul red carpet è troppo euforico per pensarci.
Così mi avvicino ad una ragazza bassina, capelli color cioccolato fondente e occhioni azzurri, un sorriso radioso volto ad una telecamera e microfono in mano:
"Signori ma soprattutto signore e ragazze siamo qui con Robert Shannon!" alza la mano libera e la folla di fronte a noi esplode in un boato, altro che giornalista, sarebbe stata un'ottima cantante per come trascina il pubblico!
Mi piace questo entusiasmo, così alzo anche io le braccia e la folla risponde.
"Ciao principe azzurro!" mi saluta nemmeno ci conoscessimo da anni.
"Beh insomma, non troppo." Rispondo facendole l'occhiolino. Credo di aver steso un paio di ragazzine in prima fila ma non ci faccio caso.
"Robert come ti senti, com'è avere tutta questa folla per te?"
"Oh è fantastico!" molti dei miei colleghi fingono a questa domanda, io lo penso davvero e mi viene naturale rispondere guardando prima lei e poi il pubblico.
"É molto diverso dall'essere Sean, il serial killer?"
"Assolutamente si!" Che domanda scema.
"Come ti sei sentito ad uccidere tutte quelle ragazze?"
Abbozzo un sorriso, deve essere la giornata delle domande senza senso e non ne sapevo niente.
"Santo cielo, terribile!" massì, giochiamo un po'. Mi abbasso su di lei ammiccando e assottigliando lo sguardo: "Ma anche un po' eccitante."
La vedo avvampare e visibilmente a disagio sposta gli occhi dalla telecamera a me e poi agli spettatori: "E la tua fidanzata non è gelosa?"
"Beh si, se solo esistesse!" apro le braccia: "Sono ancora sul mercato, baby!"
Sapevo cosa sarebbe successo a seguito di questa affermazione: un'esplosione di urla isteriche.
"Avete sentito ragazze e, perché no, donne di tutto il mondo? Robert è libero! Fatevi avanti!"
Delle ragazzine la prendono in parola e le loro mani si avvicinano sempre di più catapultandomi all'improvviso sul set di un film con degli zombie famelici. Arretro di un passo senza smettere di sorridere quando zio Paul mi salva ancora una volta tirandomi per un braccio e conducendomi all'ingresso del teatro che ospiterà la prima.


Che io sappia le prime sono riservate a noi attori e lo staff che ha lavorato alla pellicola, ma questa volta la casa di produzione ha deciso di proiettarlo anche in alcuni cinema esclusivi di poche metropoli nel mondo. Ammetto che un po' la cosa mi ha dato fastidio, mi piace vedere i miei film prima che possano farlo tutti gli altri così da capire se ci saranno o meno eventuali critiche, ma sono pur sempre un attore e contro certi imprenditori valgo meno di zero.
Ecco perché varcando la soglia del teatro e lasciando la mia amata folla mi sento un po' a disagio, agitato forse è il termine più corretto.
Non appena entro vedo Mark Anderson, l'attore che ha interpretato il poliziotto che indaga su di me e alla fine mi spara in fronte perché stavo per ammazzargli la figlia (spoiler), mi saluta nemmeno non ci vedessimo da anni, si è messo talmente tanto profumo che credo ci abbia fatto il bagno. Indossa un completo grigio chiaro che sottolinea i riflessi degli occhi scuri e i capelli dello stesso colore.
"Ehi, assassino, hai fatto di stendere fan?"
"Gelosone!" lo punzecchio con una gomitata e un sorriso.
Sta al gioco. Mi piace Mark, è simpatico e nonostante abbia quasi cinquant'anni si comporta esattamente come me: un bambino sopravvissuto al mondo degli adulti.
"Ci sediamo vicini?" mi chiede prendo la via della sala.
"Ah, vuoi compiacerti mentre mi guardi morire!"
"Assolutamente si!"
Scoppiamo a ridere e a braccetto nemmeno fossimo delle amichette che si devono raccontare i loro segreti, sotto lo sguardo stupito di tutti ci avviamo verso le poltrone di velluto allestite appositamente per noi.
Lo schermo bianco gigantesco prende tutta la parete del fondo sala, le scalinate nere scendono fin non troppo in basso così che tutti possano godere della pellicola senza farsi venire il torcicollo, salutiamo tutti quelli che arrivano e con la coda dell'occhio vedo zio Paul sedersi in mezzo alle ragazze che hanno interpretato le mie vittime.
"Vecchio porcone." Sussurro.
Mark mi sente e con un cenno gli indico zio mentre fa il piacione con quelle che potrebbero benissimo essere sue nipoti, mi chiedo cosa direbbe mamma se sapesse che suo fratello fa il belloccio con le ragazzine!
Il mio collega si mette a ridere ma smette non appena le luci della sala si offuscano fino a sparire del tutto.
Assumo la posizione: sporto leggermente in avanti, ginocchia sui gomiti e mento poggiato sulle dita, occhi concentrati sullo schermo.
Da quando i miei genitori iniziarono a filmare le mie recite, mi sono sempre riguardato attraverso lo schermo per capire i miei eventuali errori, i miei movimenti da perfezionare, ma anche le parti che mi sono piaciute.
Anche se non sono seduto sul vecchio tappeto della mia bisnonna con la puzza di polvere ad impregnare le narici e dietro di me non ci sono i miei genitori sul divano, mi sento come quel bambino di dieci anni che credeva fermamente nel suo sogno.
Mark fa qualche battuta e non appena vede che da parte mia riceve solo sorrisetti e sguardi capisce che ho bisogno di concentrarmi, almeno per un'ora e mezza devo essere un uomo serio e attento.
Lo sono un po' meno però quando arriva la scena finale e Mark mi punta due dita alla testa: "Bang!" sussurra.
"Ti sei appena beccato l'odio di almeno il cinquanta percento della popolazione mondiale femminile."
"Mi beccherò l'altro cinquanta!"
Il film si conclude, i titoli di coda sono sottolineati da un applauso che dura qualche minuto, batto le mani anche io, non mi sono fatto troppo schifo ma sono sicuro che potrei migliorare ancora di più.
Raggiungiamo il salone da cui siamo entrati in cui è stato allestito un ricco buffet, io e Mark ci avventiamo subito nella zona alcolici e ci facciamo servire un paio di calici di champagne.
"Al buono e al cattivo!" dico facendo tintinnare i nostri calici.
"Al cinquanta e cinquanta!" risponde buttando giù lo champagne tutto d'un fiato.
"Eh ma che spreco!"
"Andiamo piccolo killer, è una festa! L'alcol non mancherà di certo!"
In effetti ha ragione e così eccomi seguirlo a ruota.
Ma come in tutte le volte in cui decido di darmi alla pazza gioia, zio Paul arriva come un supereroe per salvare il mio fegato dalla distruzione.
"Ehi, marpione!" lo saluto con una pacca sulla spalla degna di lui. "Guarda che lo dico a mamma che ci provi con le ragazzine!"
Zio capisce benissimo a cosa mi riferisco, borbotta qualcosa per poi salutare Mark con una stretta di mano: "A dire il vero sono stato io ad invitare una di loro."
"Paul!" sbotta il mio collega. "Potrebbe essere tua nipote!"
"In effetti è più piccola di Robert, ha venticinque anni."
Per fortuna ho deglutito, mi prende un colpo a sentire questa frase e tossicchio un po'. "Zio!"
"Ma che avete capito, razza di idioti!" si difende mettendosi a ridere divertito. "Voglio presentarla a te."
La bocca di Mark si apre in un ovale quasi perfetto: "Buona fortuna, piccolo killer."
Mi abbandona lasciandomi solo col mio manager, senza fare troppi complimenti mi spinge verso una stangona bionda coi capelli chiusi in una perfetta coda di cavallo alta, occhi verde smeraldo, sorriso radioso, labbra rosa barbie, un vestito fatto di paillettes argentee che si illuminano ad ogni suo movimento e scarpe dello stesso colore.
Ovviamente la generosa scollatura mostra un bel paio di tette che non so distinguere se autentiche o rifatte.
"Piacere mio!" esordisce con sicurezza allungando la mano smaltata alla perfezione. "Jessica Lane."
Nella mia testa non suona un campanello ma un vero e proprio allarme nucleare. Per un nano secondo spalanco gli occhi e sento di esser sbiancato, poi torno in me indossando il mio sorriso migliore e stringendole la mano così delicata che ho paura di stringerla: "Robert Shannon."
"Oh so benissimo chi sei!" squittisce.
Già, anche io so benissimo chi è lei, anche se non l'avevo mai vista ma solo sentita nominare. Come io sono la stella nascente dei film horror e thriller, lei è quella dei film comici e romantici.
"Tuo zio mi ha parlato tantissimo di te!"
"Immagino." guardo zio che è al nostro fianco ma non ha ancora detto una parola, credo di aver assunto la stessa espressione di quando uccido le mie vittime.
"Sai Robert...."
Stacco il cervello aiutandomi con lunghe sorsate dello champagne, tutto quello che sta dicendo questa ragazza mi scivola addosso meglio di una doccia calda.
Inutile negare che si tratti di una bellissima ragazza ma a livello di sostanza ha veramente poco.
Esattamente come i film in cui recita.

All'improvviso come la Neve - Gerini AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora