Capitolo 6.

78 4 0
                                    

COLE'S POV

Era da qualche giorno che non vedevo Autumn, aveva le esercitazioni per i test del college. Doveva proprio impegnarsi.
Stavo per andare a letto e mi arrivò una telefonata proprio da lei, mi disse << ciao Cole, scusami se in questi giorni non mi sono fatta vedere né sentire, sai che ho avuto i test. Domani mio padre compie gli anni, mi ha detto che vorrebbe venissi anche tu, sai com'è, per conoscerti>>
Non ero molto entusiasto all'idea. Sapevo da che famiglia provenisse Autumn: soldi, macchine, villa, villa sul mare, conoscenze con dottori e avvocati di tutti i tipi e generi. Credo basti per spiegare che tipi fossero.
Io non avevo niente, proprio niente. Ma si dice che chi è povero fuori è ricco dentro, mi piace credere a questo detto.
Il giorno dopo cercai di prepararmi nel miglior modo possibile, indossai un pantalone blu, camicia bianca, mocassini blu e la cravatta, indovinate? Ovviamente blu.
Andai all'indirizzo indicatomi da Autumn.
Appena arrivato vidi persone con abiti che credo costassero infiniti dollari, bambini compresi.
E più che un compleanno sembrava un matrimonio. Vi erano un buffet, i camerieri, i tavoli ben apparecchiati, tutto fatto in giardino.
Mi incamminai tra tavoli e gente, fino a quando non sentii : <<Cole!>>. Mi voltai e vidi Autumn correre verso di me. La presi in braccio e la strinsi forte a me.
Dopodiché mi portò da suo padre, il quale stava prendendo un the.
<<Allora Cole, raccontami, che progetti hai per il futuro?>> Mi chiede il padre.
<<Spero di andare al college signore>>
<<Certo che andrà al college, nei test è riuscito ad ottenere degli ottimi punteggi>> disse Autumn.
<<Ottimo direi. Dove hai fatto domanda?>> Chiede di nuovo lui.
<<Ho fatto domanda alla Clemson, alla Cornell e alla Princeton, probabilmente finirò alla Princeton. È la prospettiva più realistica>>
<< E non è lontana da New York, così potremo vederci>> aggiunse Autumn.
<<Ho saputo che ti intendi di auto>> disse il padre.
<<Si, un po' si>> risposi sorridendo.
<<Be' ne ho diverse nel mio garage>>
<<Si, Autumn mi ha detto che ne ha una collezione. Quante auto ha?>>
<<Troppe>> mi rispose la madre di Autumn avvicinatosi improvvisamente.
<<Qualcuna>> disse il padre.
<<Ti va di vederle?>> Continuò.
<<Si!>> Risposi.
Pertanto mi mise un braccio sulla spalla e mi condusse al suo garage.
<<Questa la conosci?>> Mi chiese.
<<Cadillac Eldorado del 1952>>
<<Lo sai perché si chiama così?>>
<<Si, perché non ha mai perso quella cosiddetta entità da ragazza cattiva. È rimasta impressa nella memoria collettiva come simbolo degli anni del rock'n'roll e di un periodo unico della storia americana. È una bellissima auto>>
<<Sei ingamba, ora capisco perché le piaci>> mi disse. Risi.
<<Da' un'occhiata dentro>>
Indicai l'auto confuso.
<<Dai, lo so che ti va>> aggiunse.
Dunque aprii il cofano e dissi <<wow>>.
<<Hai già pensato a come ti pagherai il college?>> Mi chiede cambiando discorso. Non capii bene il perché della domanda, non mi sembrava né il momento giusto né una domanda da fare.
<<Ci sono le borse di studio, finanziamenti, convenzioni>> risposi.
<<Si ma dovrai anche pagare vitto, alloggio, libri. È molto costoso, può essere proibitivo per uno come te>>
Stava davvero esagerando, "uno come me" cosa avevo di male?
<<Uno come me?>> Gli chiesi con la faccia stranita.
<<Sei un bravo ragazzo Cole, vorrei aiutarti, se me lo permetti>>
<<In che modo, signore?>> Chiesi io in modo molto calmo, nonostante fossi già un po' sulle mie.
<<Be' quattro anni di college diciamo... sedicimila dollari all'anno per le tasse e altri cinque per vivere bene>> disse mentre versava del vino in due bicchieri.
<<Vuole darmi ottantamila dollari?>> Chiesi ancora stranito.
<<Se me lo permetti>> ripeté.
Avevo capito perfettamente il suo gioco, avevano già detto ad Autumn che io ero fin troppo poco è pericoloso per lei, voleva che le stessi alla larga.
<<Per stare lontano da Autumn, vero?>> Chiesi.
<<E uscirai senza debiti, con qualche chance di combinare qualcosa. Non è una questione personale, voglio solo il meglio per mia figlia e non voglio che lei si mischi con la tua famiglia. Tanto vi lascerete>>.
Volevo picchiarlo, forse anche ucciderlo. Come poteva pensare che io stessi lontano da Autumn pagandomi il college? Assurdo.
Lo guardavo con pessimo sguardo.
<<In questo modo avrai qualcosa in cambio>> continuò avvicinandosi a me e porgendomi il bicchiere.
<<Non voglio i suoi soldi>> gli dissi.
<<Scusa>>, stava ancora parlando, ma lo interruppi.
<<Non voglio i suoi soldi>> ripetei.
<<Pensaci su>> insistette ancora.
<<Non ce n'è bisogno>> risposi.
Bevvi in fretta il vino e gettai il bicchiere in terra che si ruppe in mille pezzi.
In realtà non bevvi affatto quel vino schifoso, feci per andarmene e lo sputai sul parabrezza della sua adorata Cadillac Eldorado.
Mi voltai e gli dissi nuovamente: <<sa che può farci con i suoi soldi? Se li ficchi nel culo>>.
<<Pensaci bene>> mi rispose.
Mettendo da parte mio padre e i suoi amici non avevo mai conosciuto uomo peggiore.
Uscii dal garage e Autumn stava giocando con dei bambini, mi vide troppo tardi, quando ormai partii con l'auto.
Andai al mio posto preferito, quello in cui avevo portato Autumn la prima volta. Non sapevo a cosa pensare. Lasciare Autumn? Neanche per idea. Accettare i soldi del padre? Ancora peggio. Cambiare famiglia? Impossibile.
Mi risvegliò il rumore di passi dai miei tumultuosi pensieri. Era Autumn, quella ragazza mi conosceva troppo bene.
<<Mi dispiace>> mi disse, sembrava aver capito tutto. <<Mio padre è uni stronzo>>
<<Però ha ragione>> dissi con una risata finta.
<<Tu hai una bella vita davanti, farai grandi cose. Non voglio crearti problemi>>.
<<Cole, quanto rischieresti per me?>> Mi chiese.
Cazzo, me lo chiedeva pure? Avrei dato la mia stessa vita per lei, avrei rischiato fino all'ultimo per lei.
<<Rischierei tutto>> le risposi avvicinandomi a lei.
<<Allora lasciati amare, ti prego>>
<<Okay>> le risposi. Dopodiché la baciai.
<<Quanto ti ha offerto?>> Mi chiese interrompendo il nostro bacio.
<<Non esiste cifra al mondo, ma se ci avesse messo dentro anche la Cadillac Eldorado ci avrei pensato>> le dissi scherzando.
<<Sei pessimo>> mi rispose ridendo.
Riprendemmo a baciarci.
Nei giorni successivi andò tutto bene fra me e Autumn. Era anche arrivato il giorno del matrimonio di Ethan e Sierra, io ero il testimone. Non si può capire l'emozione che si prova vedendo il proprio migliore amico all'altare.
Mi preparai con un bel completo con tanto di papillon.
<<Greg>> dissi passando nel soggiorno.
<<Si>> mi rispose.
<<Ti ho portato una cosa>>.
<<Insomma non è niente di che, ma non devi più preoccuparti di una primavera arida>>. Gli portai una piccola tazza.
<<Già>> mi rispose.
<<Questo è per Autumn>> mi porse un piccolo mazzo di fiori.
Lo presi e gli dissi: <<Greg, nessuno mi ha mai trattato come te>>.
<<Hai il papillon messo male>> cambiò discorso, a Greg non piacevano molto le belle parole e le dimostrazioni di affetto.
Mi feci sistemare per bene e poi uscii a fare le foto con Ethan e Sierra.
Scattava Greg.
La prima ritraeva loro due, la seconda loro due con Ethan che abbracciava da dietro Sierra stringendole la pancia, la terza me e gli sposi, la quarta me ed Ethan e la quinta me e Greg.
Non sorrideva per niente, infatti Ethan gli chiese ridendo: <<mi fai un sorriso, Greg?>>.
<<Questo è un sorriso>> rispose lui con la stessa faccia di prima, era inutile provare a far sorridere quell'uomo, era duro.
Dopo aver fatto le foto salimmo al bordo del maggiolone del padre di Sierra e partimmo verso la chiesa.
<<Lo chiamano il gran giorno, sembra incredibile>> disse Ethan.
<<Eh già, ci siamo, un po' in anticipo ma okay>> disse Sierra.
Mi accorsi di non aver preso i fiori per Autumn, dunque dissi ad Ethan di tornare indietro a casa di Greg per prenderli.
Arrivati a casa vidi che il giardino coltivato dalla moglie di Greg era devastato, e dopo vidi Greg stesso per terra pieno di sangue.
<<È Greg, fermo! Scendi scendi scendi scendi scendi>> dissi spaventatissimo.
Urlai un paio di volte il suo nome mentre corsi verso di lui.
<<Chiama il 911, chiama Sierra cazzo>>.
Greg riprese i senti e gli chiesi: <<Greg, che cosa è successo?>>
<<Ho sbattuto contro un albero>>.
Sapevo perfettamente che non aveva sbattuto contro un albero, era stato letteralmente picchiato a sangue. Era stato mio padre, l'avevo capito subito. Come poteva fare del male ad un uomo anziano? So che Greg gli aveva sfasciato mezzo pick-up, però a mio padre i soldi facili non mancavano mica. Gli mancavano solo quando io ne avevo bisogno, a me i soldi facili non sono mai piaciuti. Preferivo essere povero.
Ethan uscii fuori e gli raccomandai: <<Ethan, tu resta con lui, aiutalo>>.
Presi il fucile che quella volta aveva usato Greg e uscii in giardino nuovamente.
Greg mi vide con il fucile e disse: <<oh fermalo Ethan>>.
<<Cole, che cosa vuoi fare?>>
Ero totalmente fuori di me, non ero io. Non avevo mai tenuto un'arma da fuoco in mano, in realtà non sapevo nemmeno cosa volessi farci, perché io non ero un assassino. Molto probabilmente volevo solo intimidire mio padre. Ma non lo sapevo proprio, non ero certo di nulla in quel momento.
Ethan e Sierra corsero verso di me e quest'ultima disse: <<Cole, non lo fare>>.
Ethan salì sul pick-up con me dicendomi: <<dammi il fucile>>.
<<Dagli il fucile, Cole>> continuò Sierra.
<<Ethan, scendi>>.
<<Non lo fare, è quello che vogliono>> mi disse Ethan.
<<Ti ho detto di scendere>>.
Partii con l'auto dato che lui non voleva scendere, prima di partire raccomandò a Sierra di rimanere lì.
Sierra urlava il nome di Ethan, non mi importava nulla. Greg non doveva essere sfiorato da nessuno. Figuriamoci da mio padre.
Guidai per circa 15 minuti fino a casa di mio padre, ce ne voleva molto più di tempo per arrivare, ma correvo come un pazzo. Per tutto il tragitto Ethan mi intimò di rallentare, di calmarmi, che io non ero un assassino e che non dovevo fare ciò che in realtà avrei voluto fare.
Appena arrivato nel giardino di casa mia vidi mio padre e i suoi amici seduti proprio in posizione di attesa.
<<Stai lì Ethan, stai lì cazzo>>.
Puntai il fucile verso mio padre e lui rimase seduto tranquillamente.
<<Mh l'ultima persona che mi ha puntato quel fucile ha avuto un brutto incidente. È inciampato sulla rampa di casa sua>> detto questo i suoi amici ubriachi fradici risero, non ci trovato un cazzo per cui ridere.
<<Guardatelo!! Pronto ad uccidere. È questo che sei? Un assassino? Che cosa vuoi fare, uccidere tutti e tre?>> Mi chiese.
<<No, solo te>> dissi. Non volevo ucciderlo, non avrei mai ucciso nessuno, e non l'avrei ucciso non per l'istinto paterno, bensì perché non ne ero capace, proprio come aveva detto lui.
Si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò a me chiedendomi: "allora perché non lo fai?".
<<Metti giù il fucile Cole>> mi ordinò Ethan, non lo sentivo nemmeno.
<<Oooh non lo farà, non ti preoccupare, lo conosco bene, non è un assassino>>.
Mise la mano sulla canna del fucile e lo abbassò. Glielo lasciai fare. Non avevo più la forza di fare neanche un passo.
<<Tu non sei un assassino, dammelo>> continuò mio padre.
Glielo lasciai prendere e a quel punto mi disse: <<non vali niente>>.
Gli tirai un pugno e subito dopo si alzarono i suoi amici pronti a picchiarmi, ma riuscì ad evitarli e ad avere la meglio su di loro.
<<Alzati!>> Ordinai a mio padre oramai in terra. << Alzati!>>
<<Devo ammetterlo, non me l'aspettavo>>. Detto questo mi lanciò delle foglie secche e si scagliò verso di me. Mi diede un pugno in faccia al quale risposi con una serie di pugni ben assestati sul costato. Sembrava un incontro di boxe dilettantistico. Ritornò ancora più carico di prima, ma riuscì a mettermi sopra di lui e ad immobilizzarlo. A quel punto niente mi trattenne dal recapitargli una scarica di pugni dritti sul volto. Aveva la faccia piena di sangue. A quel punto gli misi le mani al collo per farlo soffocare.
<<Cole, no!>> Disse Ethan.
<<Lo ucciderai>> continuò,
Mi prese per il petto e riuscì a togliermi da sopra di lui.
<<Cole attento!>> Mi voltai e vidi che mio padre prese il fucile. Corsi nuovamente verso di lui e afferrai il fucile, lo tiravamo entrambi, lui da una parte e io dall'altra.
Dopodiché lo feci spostare sotto di me, tenevamo ancora il fucile. La canna era rivolta un po' verso l'alto.
Sentii partire un colpo, alzai lo sguardo e vidi un foro al centro della fronte di Ethan.
<<Ethan, Ethan!>> Urlai, urlai come non avevo mai fatto.
Corsi verso il corpo caduto per terra, strinsi la testa al mio petto e continuai a ripetere il suo nome per un po'.
Che cosa avevo fatto? Perché non avevo ascoltato lui e Sierra? O perché lui non aveva ascoltato me? Perché quel giorno 23 settembre del 1990 era arrivato e perché, soprattutto, era presente sul calendario?
Non mi sentivo affatto bene, anzi, non mi sentivo nulla. Mi sentivo solo ciò che mi aveva detto mio padre, non valevo niente, proprio niente, meno di zero.
Non poteva partire verso il cielo o verso mio padre quel colpo? Cosa c'entrava Ethan? Non doveva nemmeno essere presente in quel momento. Avevo perso il mio migliore amico, Sierra aveva perso colui che quel giorno sarebbe dovuto diventare suo marito, ma cosa ancora peggiore, il bambino che Sierra aveva in grembo aveva perso ancor prima di nascere suo padre.

Il meglio di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora