Capitolo 21.

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Il giorno dopo corsi subito all'hotel dei miei genitori, il Tivoli hotel. Fummo costretti ad andare con due auto, non saremmo mai entrati tutti in una macchina.
Giunti lì telefonai a mia madre per avvisarli del nostro arrivo. Quella mattina saremmo dovuti andare a fare colazione tutti insieme poiché la sera sarebbero partiti.
Giunti lì telefonai a mia madre per avvisarla del nostro arrivo e dunque per farli scendere. 
<<Mamma, vi aspettiamo all'entrata, okay?>> Chiesi io
<<Certo tesoro, siamo pronti. Prendiamo l'ascensore e siamo subito da voi>>. Detto questo riattaccò e cinque minuti dopo scesero. Subito Britney e Cheryl vennero ad abbracciarmi, fecero la medesima cosa sia i miei che i genitori di Brandon. Dopodiché uscimmo dall'hotel e ci sistemammo nelle auto.
I nostri genitori in macchina di Brandon, invece, nella mia auto: io, lui, Britney e Cheryl.  Avevamo deciso di andare al Mikkeller bar, il bar in cui prima lavoravo io, soprattutto perché era abbastanza vicino all'hotel.
Appena scesi inviai subito un messaggio al mio ex principale: "Buongiorno signor Oliver, volevo dirle che sono arrivata in questo esatto momento al bar, insieme a due mie amiche, i miei genitori, il mio ragazzo e anche i suoi. Vorrei una colazione molto ricca per loro. La conosco, so che farà del suo meglio, arrivederci!". Scritto il messaggio bloccai il telefono e aspettai che i nostri genitori ci raggiungessero.
<<Questo è il bar in cui lavoravo prima>> dissi rivolgendomi a tutti
<<Prima? Perché non lavori più?>> Domandò mio padre
<<Era appunto di questo che volevamo parlarvi, però intanto andiamo a sederci>> dissi a tutti nuovamente indicando la porta.
<<Mh, ho visto bar migliori>> disse il padre di Brandon.
<<Papà, piantala ti prego>> lo rimproverò Brandon per il suo commento alquanto fuori luogo.
<<Sto solo dicendo la verità>> ribatté ancora. Brandon stavolta non rispose, lo guardò male subito dopo ci accomodammo.
Intanto il signor Oliver mi rispose, mi disse: "Ciao carissima, come stai? Spero tutto bene. Oggi è il tuo giorno fortunato, sono in caffetteria e aiuterò personalmente la cuoca nella preparazione del tutto. Poi ricorda di farmi sapere se vi è piaciuta e soprattutto cosa ne pensate"
Lessi il messaggio e non risposi, mi diressi immediatamente in cucina, dove trovai il signor Oliver.
<<Siamo pronti!>> esclamai sorridendo
<<Preparo le ultime cose e arriva tutto, intanto vi faccio sistemare il tavolo da Sandra>> disse anche lui sorridendo. Non risposi e tornai nuovamente al tavolo.
<Ma in questo posto non ci sono i menù?>> Chiese lamentandosi nuovamente il padre di Brandon
<<In realtà ho già pensato a tutto io>> dissi impacciata
<<E se io non volessi una tra le cose che hai ordinato? Se fossi intollerante? Se desiderassi qualcosa in più o qualcosa in meno?>> Domandò ancora una volta quell'antipatico del padre di Brad
<<Josh, smettila adesso. Magari non sarà uno dei migliori bar della città, ma se il cibo è buono cosa ti importa?>> disse la moglie per riprendere il suo comportamento. Josh tacque e poco dopo arrivò Sandra.
<<Autumn tesoro, come stai?>>Mi interrogò Sandra
<<Tutto bene, tu come stai?>>
<<Insomma, mio padre sta sempre peggio. Ha bisogno di un trapianto del midollo, i medici stanno cercando qualcuno con lo stesso gruppo sanguigno, lo zero negativo. Ad operazione finita sapremo l'esito del suo destino>>.
Il padre di Sandra aveva la leucemia. Se non avessero subito trovato qualcuno compatibile sarebbe sicuramente morto e lei sarebbe caduta in rovina. Non dal punto di vista economico, bensì dal punto di vista morale, Sandra aveva solamente il padre. Se fosse morto non credo proprio sarebbe stato facile riprendersi. Tra l'altro un anno prima era morta la madre per un cancro allo stomaco. Non credo ci siano cose peggiori di queste.
<<Ti sono sempre vicina. Vieni qui, fatti abbracciare>>. Aveva messo le ultime posate sul tavolo e dopodiché venne da me per quell'abbraccio.
<<Ti voglio bene, Autumn>>
<<Te ne voglio anch'io, Sandra>>. Detto questo ritornò in cucina e subito dopo arrivarono sia lei che il signor Oliver.
<<La signorina Autumn non poteva fare scelta migliore!>> Esclamò il mio ex principale. A questa sua affermazione sorrisi e li aiutai a posizionare gli innumerevoli piatti portatici.
Quella colazione era praticamente uguale a quella che aveva preparato Brandon la mattina del mio compleanno. C'erano: muffin, pancake, waffle, crêpes, patate novelle con un'aggiunta di rosmarino (le mie preferite), pane tostato, bacon con uova fritte o strapazzate, bacon, biscotti con gocce di cioccolato, in dei piccoli barattoli marmellata, miele, frutta cotta e non, panna montata e sciroppo d'acero per chiunque lo desiderasse. Da bere vi erano: vari succhi di frutta, latte normale e anche di mandorla, caffè e acqua.
<<Spero sia di tuo gradimento, Josh>> dissi con tono antipatico per dimostrargli di non averli portati in un posto qualsiasi.
<<Ma allora cos'è questa storia riguardante il fatto che non lavori più? Che hai combinato?>> Chiese mio padre ridendo.
<<Che simpatico che sei papà, Ho mandato a fuoco la cucina>>
<<Conoscendoti penso proprio che mandare a fuoco tutto fosse il minimo>>
<<Era proprio di questo che volevamo parlarvi>> intervenne Brad
<<Esattamente. La mattina abbiamo lezione, il pomeriggio andavamo a lavorare e solamente la notte avevamo tempo per studiare. Eravamo troppo stanchi e non ce la facevamo più. Anziché prestare attenzione alle spiegazioni dei professori dormivamo. Ci siamo licenziati per una buona causa: gli studi, non perché non siamo in grado di lavorare o perché siamo scansafatiche. Pensiamo solo che voi possiate mantenerci, almeno finché non terminiamo gli studi>> continuai io spiegando tutta la situazione.
Ci fu un attimo di silenzio, i nostri genitori avevano ancora la bocca piena.
<<Se è per questo va bene, per me non c'è alcun problema>> rispose mio padre pulendosi le labbra con un tovagliolo
<<Sono d'accordo>> disse anche il padre di Brandon
<<Grazie grazie e ancora grazie, papà>> dissi alzandomi e andando verso di lui per abbracciarlo
<<Di niente piccola mia, per te questo ed altro>>. Dopo queste ultime parole proferite da mio padre tornai al mio posto e chiesi al padre di Brandon cosa ne pensasse della colazione.
<<Devo ammettere che era tutto davvero molto buono>>
<<Sono felice ti sia piaciuta>>.
Giuro che l'avrei preso a schiaffi. Dopo una lamentela durata quattro ore alla fine aveva mangiato più di me, in quel bar che riteneva così scadente.
<<Alziamoci su, vi portiamo a fare un giro per la città!>> Esclamò Brandon
<<Con piacere!>> Continuai io.
Successivamente ci alzammo e andammo a pagare. Stavolta avevamo deciso di pagare io e Brad, infatti mentre tutti raccoglievano le loro cose, io e lui ci dirigemmo alla cassa senza che nessuno ci fece caso.
Dopo aver pagato corsi in cucina dal signor Oliver e gli sussurrai: <<Grazie!>> sporgendo la testa dalla porta
<<Quando vuoi!>> Sussurrò anche lui.
Tornai indietro e sentii mio padre dire: <<vado a pagare>>
<<No Carter, stavolta pago io>> rispose il padre di Brad
<<Be', in realtà abbiamo già pagato noi>> dissi io con voce tremante, sapevo si sarebbero arrabbiati.
<<Ma chi vi ha detto di farlo?>> Chiese il padre di Brandon
<<Volevamo offrirla noi qualcosa, una volta tanto>> rispose Brad
<<Per questa volta è andata così, ma non fatelo più>> continuò mio padre puntandoci il dito contro
<<Quel dito non mi fa più paura, papà>> dissi ridendo
<<Invece dovrebbe fartene ancora>> disse mio padre cominciando ad inseguirmi fin fuori la caffetteria per poi farmi il solletico e baciarmi la fronte
<<Non vi vedo fare più così da quando hai dieci anni>> disse mia madre guardandoci con occhi dolci
<<Ci sarà sempre un momento in cui si ritorna bambini>>.
<<Dove andiamo?>> Mi domandò Brad
<<Potremmo fare una piccola gita in barca e fargli visitare i canali di Ved Stranden e Nyhavn, poi potremmo anche vedere i castelli di Frederiksborg, Kronborg e Roskilde, e infine i giardini di Tivoli>> proposi io
<<Ottima idea! Se partiamo adesso riusciamo a vedere tutto>>.
Detto questo ci sistemammo in macchina e andammo subito a vedere i canali. La strada non era molto lontana. Durante il viaggio in auto Britney e Cheryl mi raccontavano di quei due ragazzi conosciuti al bar della scuola, ormai ambedue erano fidanzate.
Non molto dopo arrivammo alla barca e vidi che, fortunatamente, c'eravamo solo noi.
<<Quanti siete?>> ci chiese il conducente
<<Otto>> rispose Brandon.
<<Centocinque corone danesi>>. Detto il prezzo i nostri padri si fecero subito avanti per pagare. Dopodiché salimmo a bordo e il viaggio cominciò.
Mi sedetti sul sedile della barca e mi guardai intorno, c'era solamente una grande vastità azzurra, mare, mare e ancora mare. Sapete già che il blu è simbolo dell'armonia e della calma, dunque il colore delle braccia di Cole. Non c'era una sola cosa al mondo che non parlasse di lui.
Cercai di distrarmi guardando il cielo, ma quasi dimenticai che anche il cielo era blu. Spostavo gli occhi cercando di guardare il bianco delle nuvole, ma purtroppo anche le nuvole avevano cominciato a parlarmi di lui. Nella forma delle nuvole vedevo tante cose: Cole, me con uno stato di felicità diversa rispetto a quello che avevo, la vita che volevo.
Il sole splendeva e mi sembrava di vedere i suoi occhi, facevano troppa luce. Una luce così grande, che mi aveva fatto dimenticare tutto: come mi chiamassi, chi fossi, cosa facessi, avevo dimenticato tutto; tranne che eravamo insieme. Ripensavo alle sue braccia, quelle braccia. Avrei fatto qualunque cosa, pur di essere ancora stretta come faceva lui, una volta ancora. Cole era Cole, e nessuno per me sarà mai come lui.
<<Tesoro, tutto bene?>> Mi domandò Brandon
<<Si, sto bene>>
<<Ti vedo pensierosa>>
<<No, sono solo presa dal bel paesaggio>>
<<Be' se dici questo, sappi che il tragitto è finito e dobbiamo scendere>>
<<Ah, okay>>.
Era così, lo sapete e lo sapevo anch'io. Mi perdevo su di lui ogni qual volta lo pensassi, infatti non mi ero nemmeno accorta che la barca si fosse fermata.
<<È stato bello, vero?>> Chiese mia madre a tutti
<<Si>> dicemmo io e le mie amiche
<<Molto>> dissero anche Josh e Shannon.
<<Adesso?>> Domandò nuovamente mia madre
<<Considerando che i giardini di Tivoli sono non molto lontani dall'albergo e che l'hotel non è molto lontano da qui direi proprio i giardini>>
<<Ottimo! Subito in macchina>> disse il padre di Brad.
Impiegammo circa mezz'ora per arrivare ai giardini. Detto con tutta sincerità non ci ero mai andata, ma avevo sentito dire che era bello.
Era un parco divertimenti. Appena seppi della sua esistenza pensai subito a Britney e Cheryl, sapevo che sarebbe piaciuto ad entrambe.
<<Ma questo è un parco divertimento, non un giardino>> disse Cheryl stranita
<<Ti sei fatta ingannare dal nome, scema!>> Le dissi abbracciandola
<<Tu cosa avresti pensato al posto mio?>>
<<Che era un parco>>
<<Su quali basi?>>
<<Io sono intelligente e perspicace, tu no>>
<<Certo, stronza>> mi disse ridendo. Risi anch'io e dopodiché decidemmo di entrare.
C'erano esattamente cinque attrazioni: Daemonen, Rutschebanen, Star Flyer, Det Gyldne Tårn, Vertigo
Il Daemonen presenta un anello verticale, uno semplice e un cerchio a gravità zero. In passato al posto delle Daemonen c'era lo Slangen, una montagna russa molto conosciuta da tutta la popolazione.
Rutschebanen sono un altro tipo di montagne russe. Sono state costruite delle montagne e vi sono le rotaglie che le attraversano e vi girano intorno.
Lo Star Flyer è una giostra in stile torre d'avvistamento. È una delle attrazioni più alte del mondo e offre ampie vedute sul centro storico della città.
Det Gyldne Tårn è una delle più alte attrazioni di Tivoli. È una torre quadrata di circa sessantatré metri, i sedili di coloro che la provano oscillano su e giù.
La Vertigo è anch'essa una torre, alla quale vi sono collegate delle specie di altalene che girano in tondo.
Ci divertimmo un mondo, era il giorno più bello che avevo passato in quella città, senza dubbio.
Uscimmo dal luna park alle cinque e trenta P.M.
Loro avevano l'aereo alle nove e quarantacinque P.M. Avevamo ancora due ore per visitare i castelli e altre due per prendere le valigie all'hotel e andare in aeroporto.
Ci dirigemmo ai castelli e in men che non si dica arrivammo. L'ingresso costò duecento corone danesi, dunque venticinque corone ciascuno. Dopo aver pagato raggiungemmo la guida che il signore alla cassa ci aveva indicato.
<<Buongiorno signori! Il mio nome è Omar e oggi sarò la vostra guida>> disse
<<Mi sta già antipatico>> borbottò Britney al mio orecchio. A questa affermazione risi e ci incamminammo verso il primo castello: Frederiksborg.
La guida ci spiegò che in origine il castello apparteneva ai Goyes, una famiglia nobile danese. Nel 1550 Federico II, re di Danimarca e Norvegia, concluse un accordo di scambio con questa famiglia acquistando il castello, ordinandone fin da subito un ampliamento generale. Situato su tre isolotti, il castello è circondato da un ampio giardino, diviso in due settori: quello in stile barocco e quello in stile inglese. Il giardino barocco incarna l'ideale del controllo dell'uomo sulla natura. Vi si colloca anche la Bath House, che inizialmente veniva usata dalla famiglia per i pranzi di caccia.
Il giardino in stile inglese, invece, esprime la ricerca del naturale. Quest'ultimo in estate ospita anche una caffetteria all'aperto. Il castello ospita dal 1878 il museo di storia nazionale, il quale include: dipinti, manufatti storici, tappezzerie e arazzi danesi in oltre settanta sale, le quali permettono di ripercorrere la storia della Danimarca, dal medioevo ai giorni nostri.
Al piano terra del castello vi si trova il negozio di souvenir. Appena entrati si può ammirare la Sala dei Cavalieri, una riproduzione originale dell'epica di Christian IV.
Al primo piano troviamo la cappella risalente al 1600 e la Sala delle Udienze. Le sale dalla venticinque alla trentadue sono dedicate ai sovrani della dinastia Oldenburg, mentre quelle dalla sessantuno alla sessantotto ripercorrono gli anni tra il 1850 e il 1900.
Al secondo piano è situata la Sala Grande, dove si trovano altri dipinti, mobili e oggetti antichi per testimoniare lo sfarzo assoluto della monarchia danese.
Il terzo piano è dedicato alla selezione di opere di arte moderna. Nei sotterranei vi sono le cantine, le quali custodiscono la stanza del forziere e le indispensabili cisterne per l'acqua.
In estate la sala viene adibita a misura bambino. Vengono, dunque, organizzati giochi ed esposizioni per imparare la storia divertendosi.
Dopo averci raccontato la futilissima storia di questo castello, passammo al secondo: il castello di Kronborg. È una fortezza che permetteva di monitorare il passaggio delle navi, quindi di incassare il pedaggio sia in entrata che in uscita dal Mar Baltico.
Costruito nel 1420 dal re Erick di Pomerania, fu in parte distrutto dall'incendio del 1629, ma re Cristiano IV volle ripristinare l'antico splendore ricostruendolo. Nel frattempo venne acquistato dagli svedesi, i quali costruirono nuovi bastioni e baluardi, in modo tale da far diventare il castello una delle fortezze più inattaccabili d'Europa.
Il castello si presenta in una forma quadrata, racchiusa da contrafforti poligonali circondati dall'acqua del fossato, ed è stato considerato per molto tempo un esempio di eleganza. Non a caso William Shakespeare vi ambientò la tragedia che ha come protagonista Amleto. Fin dal 1800 si tengono al castello rappresentazioni dell'opera in onore del drammaturgo inglese.
Tra gli ambienti da visitare vi sono naturalmente: la sala da ballo, la quale riesce a contenere seicento convitati, anticamente era anche sede di banchetti e rappresentazioni teatrali e musicali. Vi sono, inoltre, la cantina di Federico II e la Sala Piccola, che a dispetto del nome, poteva contenere circa centosessanta invitati.
Abbiamo anche la cappella, uno dei luoghi da visitare e dei pochi ambienti quattrocenteschi salvatisi dall'incendio.
Non meno interessante è il vasto sottosuolo, in cui il lusso e la luminosità degli appartamenti reali lasciano il posto a spazi angusti e tetri, dove un tempo vivevano i soldati che difendevano la fortezza, e dove vi si costruirono celle per i prigionieri. Qui ci si può imbattere nella statua di Holger il Danese, il quale, secondo la leggenda, dormiva avvolto nella sua lunghissima barba, ed era pronto a risvegliarsi in caso la Danimarca fosse in pericolo.
Tra le visite guidate ve n'è una che si tiene tutti i giorni alle quattro P.M. nei mesi estivi, la quale ripercorre tutti i luoghi della vicenda shakespeariana. Troviamo anche una sala per bambini, in cui questi possono giocare e costruire un castello in miniatura, oppure impersonare principi, principesse e cavalieri.
La guida, infine, ci condusse alla cattedrale di Roskilde.
Dopo non molti passi, arrivammo sul piazzale grande della cattedrale e notai subito le due torri di mattoni rossi, denominate di San Luca, nelle quali, disse la guida, vi erano installate sei campane di epoche diverse. Gli archi a sesto acuto e il soffitto a volta davano l'impressione che la cattedrale fosse più alta rispetto a quanto, in realtà, era. Quella era stata la prima cattedrale gotica ad essere costruita in mattoni, e la sua costruzione incoraggiò la diffusione di questo stile in tutta l'Europa settentrionale. Oltre a questo, la guida ci disse che la cattedrale era anche il principale luogo di sepoltura dei monarchi danesi e di altri signorotti del tempo; spiegò come anche sotto al pavimento o nei muri laterali vi fossero tombe di gente benestante dell'epoca, che poteva permettersi un simile privilegio. A conferma di ciò vedemmo il sarcofago della regina Margherita I. I suoi resti furono trafugati dall'esercito di re Gustavo I di Svezia durante la guerra fra danesi e svedesi che vide il suo svolgimento tra il 1625 e il 1630, ma i soldati non avevano distrutto il resto della tomba.
<<Doveva essere stata una bella donna>> disse Brad in modo pensieroso
<<Come mai dici così? Cosa te lo fa credere?>> Incalzò sua madre
<<Be', credo che magari i soldati non abbiano distrutto la sua tomba per questo motivo>>
<<Non credo giovanotto>> la giuda si intromise nella nostra conversazione
<<quello sciagurato evento avvenne molto dopo la morte della regina, dunque non credo che i soldati conoscessero l'aspetto esteriore dell'ormai ex sovrana; credo altresì che fu una sorta di rispetto nei confronti della defunta, ma ovviamente dobbiamo basarci su dati storici quindi mi risulta difficile indicarvi le reali ragioni di questo comportamento>> continuò ancora una volta la guida.
Brad si sentii un pò stupido per la sua esternazione, ma alla fine si mise a ridere e vi passò sopra, successivamente visitammo le altre tombe dei monarchici danesi.
Continuammo il nostro giro e vedemmo come la chiesa si presentava con una grossa navata centrale e due absidi laterali. Nel lato settentrionale fu costruito un monastero al fine di ospitare i monaci e altre persone legate al complesso. Nella cattedrale vi erano anche alcune reliquie come quella di Papa Lucio I. La cattedrale era dotata di organo. Ci avviammo verso l'altare maggiore, che era composto dal classico altare cattolico, più sullo sfondo una parete color oro con la raffigurazione della crocifissione di Cristo; ai lati dell'altare vi erano poste delle panche di legno dove, pensai io, potevano sedersi i restanti membri del clero durante le funzioni. Tutto il resto era fatto di mattoni rossi, come l'esterno, rivestiti da quadri e simboli cattolici più o meno appariscenti. Dopodiché tornammo indietro e ci dirigemmo lungo la navata principale verso l'uscita.
<<Ti è piaciuta la chiesa?>> Mi sussurrò Brad all'orecchio, dal momento che poco prima era stato richiamato dalla guida poiché utilizzava un tono di voce troppo elevato.
<<Alcune cose si, altre no. Nel complesso diciamo che mi sono divertita di più al castello Frederiksborg>> dissi ridendo mentre varcavamo la soglia del portone principale.
<<È stato davvero fantastico, non credete?>>Chiese mia madre
<<È stata più bella la colazione>> risposi io facendo ridere tutti
<<Non cambi mai, stai sempre a mangiare>> disse mio padre abbracciandomi
<<il cibo è sempre il cibo>>
<<è giusto>> concordò baciandomi la fronte.
<<Andiamo a prendere i bagagli, coraggio>> disse mia madre. Detto questo ci sistemammo tutti in macchina e partimmo per l'hotel.
Appena arrivati sia io che Brandon scendemmo dall'auto per aiutare a caricare le valigie, soprattutto perché la stanza era al ventottesimo piano.
Portati giù i bagagli mio padre, Brad e suo padre caricarono le valigie nelle nostre auto e ci dirigemmo in tempo all'aeroporto.
"Stammi bene piccola mia, la mamma ti pensa sempre" disse mia madre con gli occhi lucidi
<<Ti penso sempre anche io>>.
<<Fai la brava bambina mia>> disse anche mio padre abbracciandomi
<<Promesso>> dissi ricambiando l'abbraccio.
<<Studia, scrivici e sorridi, stronza>> disse Britney per entrambe
<<Okay>> risposi ridendo.
<<E ricorda: solo ciò che il tuo cuore desidera, seguilo>> bisbigliò ancora Britney al mio orecchio
<<Te lo prometto, ti voglio bene>>
<<Ti voglio bene anch'io>>.
Infine salutai Josh e Shannon con un semplice abbraccio e Brandon fece lo stesso.
Dopodiché li lasciai andare. Mia madre si mise a piangere e tornai da lei per abbracciarla un'ultima volta.
<<Va' sempre con tutto il tuo cuore>> disse anche mia madre al mio orecchio
<<Lo farò sempre, mamma!>>
<<Adesso devo andare, venitemi a trovare appena terminate gli esami>> disse gridando mentre camminava verso la porta di ingresso per l'aeroporto in modo tale da farmi sentire.
Le mandai un bacio e subito dopo io e Brandon andammo via.

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